US OPEN GOLF 2022

Submitted by marco.dimilia on Thu, 06/16/2022 - 12:21
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Adam Grapes
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Siamo quasi alla metà di giugno, e questo vuole dire che sta per arrivare il terzo Major dell’anno di  Golf, il mitico US Open che finisce sempre – maltempo permettendo – la terza domenica del mese. Come suggerisce il nome, il torneo è aperto a qualsiasi professionista e amatori con un handicap ufficiale inferiore a 1.4. Ci sono 156 giocatori che partecipano alla competizione, con più o meno il 50% (tra ex vincitori, vincitori recenti degli altri 3 Major, i primi giocatori nella classifica mondiale, ecc) esente dalla qualificazione, mentre gli altri devono giocare una serie di gare preliminari per potervi accedere. Un’ombra su questa edizione è data dal “LIV Golf”, la serie di tornei sponsorizzata dall’Arabia Saudita dove alcuni giocatori hanno già accettato delle cifre più che notevoli per partecipare. I giocatori che hanno deciso prendere parte al LIV sono stati già squalificati dal PGA Tour (il DP World Tour che gestisce i tornei principali in Europa, mentre sul resto del mondo si delibererà una decisione tra qualche giorno), ma lo US Open non è collegato al PGA Tour quindi i giocatori del LIV Serie sono liberi di giocare. Sarà quindi interessante vedere le reazioni degli altri giocatori e anche del pubblico a questi “ribelli”.

 

Il Campo

Non c’è un campo fisso dove si gioca, come avviene invece nel The Masters, ma ogni anno viene scelto un luogo diverso. Nessun campo di golf è eguale e l’unica cosa che hanno davvero in comune è che sono tutti una vera e propria prova per i giocatori, in quanto predisposti per essere il più difficile possibile, come mettere le buche in zone complicate del Green. Quest’anno l’onore di ospitare il torneo va a The Country Club di Brookline, Massachussets. Sarà la quarta volta che lo US Open arriva a Brookline: l’ultima volta è stato nel 1988. In più si sono operati anche diversi aggiustamenti delle buche, e invece del solito Par 72, questa volta avremo un Par 70 per un totale di 7,312 Yard.

Lo US Open del 1913, sempre disputato a Brookline, è finito nella storia, con tanto di libro e film per documentare quello che è successo. Dopo 72 buche, c’erano tre giocatori in testa, i professionisti Harry Vardon e Ted Ray insieme al dilettante Francis Ouimet, cresciuto proprio vicino al campo. Nel play-off il giorno dopo (hanno fatto altre 18 buche come spareggio) il dilettante è riuscito incredibilmente a battere i due professionisti. In conseguenza tante persone hanno iniziato a praticare lo sport (secondo le statistiche i numeri si sono triplicati) e parecchi nuovi campi sono stati inaugurati, aprendo così il golf a molte più persone.

Un’altra celebre storia collegata al The Country Club non è invece così piacevole. Nel 1999 Brookline ha ospitato il The Ryder Cup tra gli Stati Uniti e l’Europa. Sono stati tre giorni molto tesi, con gli Stati Uniti indietro fino all’ultimo giorno con una grande rimonta finale. Quando Justin Leonard ha fatto un lungo putt alla 17° buca per sancire la vittoria degli USA, i giocatori americani hanno invaso il green (rovinando l’erba) prima che l’avversario Olazabal facesse il suo tiro. Per uno sport che viene sempre riconosciuto per la sua sportività, questo è stato un atto molto sgradevole. Comunque, non credo che vedremo gli “invasori del campo” questo weekend e non rischieremo la seconda “Battaglia di Brookline” nemmeno con la presenza dei giocatori del LIV!

 

I favoriti

Jon Rahm è il campione in carica, ha vinto a Torrey Pines nel 2021 grazie a due birdie di fila sulle ultime due buche per superare Louis Oosthuizen di un solo tiro. Negli ultimi 50 anni solo due giocatori hanno vinto due US Open di fila, Brooks Koepka e Curtis Strange. Al momento Rahm ha vinto un solo torneo in questa stagione, il Mexico Open, ma nei due Major non è mai riuscito ad arrivare vicino al podio. La statistica però dice anche di un certo difetto nei putt (i tiri finali sul green per mettere la pallina nella buca). Quest’anno si è classificato al numero 76 per i tiri guadagnati con i putt, ovvero una discesa notevole per uno degli aspetti più importanti di questa disciplina e un’ombra sul fatto che è numero 1 nella classifica di Greens In Regulation (arrivando sul Green nel numero corretto di tiri previsti). Per ora il 2022 non è stato un anno da ricordare, ma sicuramente una vittoria qui potrebbe cancellare le disfatte dei mesi precedenti.

Durante questa stagione Rory McIlroy è diventato il re del quarto giro. Al The Masters ha fatto un 64 per arrivare al secondo posto sul podio dietro a Scottie Scheffler, ma il danno è stato fatto nei giri precedenti con troppi tiri di recuperare. Ha fatto la stessa cosa questo weekend, vincendo il RBC Canadian Open grazie a un ultimo giro di 62 tiri per arrivare a Brookline in grande forma sia fisica che psicologica, anche se gli ultimi tre vincitori dello US Open non hanno giocato nel torneo della settimana prima. Ma il successo ottenuto potrebbe valere più di una settimana di riposo. McIlroy ha infatti già vinto questo torneo nel 2011, sebbene non possa dare troppi tiri di vantaggio ai concorrenti e sperare di nuovo in uno stellare quarto giro anche perché storicamente chi vince lo US Open è stato sempre tra i primi sul Leaderboard per tutto il torneo, gli ultimi sette vincitori sono stati o al primo o al secondo posto dopo che i primi tre giri sono stati completati.

Scottie Scheffler ha fatto un ottimo 2022, ed insieme al suo trionfo al The Masters ha vinto ben tre altri tornei. Brookline è considerato un campo dove è molto difficile arrivare sui green avendo tanti bunker di sabbia e un rough (erba lunga) che punisce senza tregua. Non aiuta nemmeno il fatto che i green sono pure piccoli. Il fatto che Scheffler è il numero due nella classifica di Greens In Regulation suggerisce che è messo bene per sfidare questo tipo di campo. Ha già giocato in quattro US Open prima di questo, riuscendo a superare il taglio solo due volte, ma i numeri di stagione (tranne quelli del mini-disastro nel PGA Championship) suggeriscono che si tratta di un concorrente più che valido.

Justin Thomas ha vinto il PGA Championship il mese scorso ed è stato il suo primo Major ottenuto dal 2017. Potrebbe essere come un autobus, aspetti tanto tempo e poi ne arrivano due insieme? Ci sta, ha dichiarato che Brookline è uno dei suoi campi preferiti e insieme a questo trionfo nella PGA Championship sta mostrando pure un ottimo livello di consistenza, finendo sempre tra i primi dieci in sette degli ultimi tornei in cui ha giocato. È riuscito a migliorare le sue prestazioni con il putter e, con la buona forma mostrata nelle competizioni precedenti, ha più di una possibilità di vincere due Major di fila anche perché Brookline è un campo abbastanza simile a quello di Southern Hills dove è stato disputato il PGA Championship.

 

Possibili sorprese

L’inglese Matt Fitzpatrick potrebbe essere considerato il tifoso numero uno di Brookline, nel 2013 ha vinto il torneo di US Amatoriale e torna ogni anno a giocare un round. Ha giocato bene nei due Major dell’anno, 14° nei Masters e 5° al PGA Championship. Una statistica che potrebbe aiutarlo è la “Scrambling”, quando un giocatore riesce a recuperare il Par anche se non arriva sul Green in Regulation. Insomma, un giocatore che recupera una situazione potenzialmente disastrosa! Fitzpatrick è al quarto posto nella classifica dei “Re degli Scrambling” e non è certo senza speranza qui. È un giocatore molto fissato con le statistiche, registra ogni tiro che fa e dopo aver concluso la gare studia attentamente tutto quello che ha fatto.

Un altro nome di tenere sottocchio è Will Zalatoris che è diventato una specialista dei Major. Negli ultimi sette in cui ha preso parte è finito tra i primi dieci ben sei volte. Ha bussato alla porta del PGA Championship perdendo solo nel play-off contro Thomas e i buoni numeri del Greens In Regulation lo aiuteranno sicuramente a tentare di migliorare questo secondo posto dello scorso mese.

Sungjae Im, invece, ha bisogno di vincere un Major per evitare di essere convocato per il servizio militare. Ha giocato bene nei Masters, secondo nel 2021 e ottavo quest’anno ma non ha fatto ottime prestazioni negli altri Major. Quest’anno ha visto un gran miglioramento nel suo Short Game, cioè i tiri vicino al Green, e ciò potrebbe essere un aspetto molto importante per fare un buon risultato a Brookline. È il giocatore più presente nel PGA Tour con ben 41 prestazioni negli ultimi due anni: si vede che pensa che giocare è la migliore forma di allenamento!

Per ora non abbiamo parlato dell’importanza del Drive, cioè il primo tiro. Brookline è un campo dove è molto importante non sbagliare, visto com’è complicato il rough. Qui vale più la precisione che la lunghezza e un nome interessante è quello di Abraham Ancer, numero tre nella statistica di “Driving Accuracy”, con il 70% dei suoi primi tiri che arrivano sulla erba corta dei Fairway. Non è stata una stagione spettacolare per il messicano, ma è riuscito comunque ad arrivare al nono posto nel PGA Championship e se il suo driver gli resta fedele anche questa settimana, un successivo Primo Dieci in un Major non è affatto impossibile.

Gli Italiani

Sono due i giocatori italiani che parteciperanno in questa edizione. Al PGA Tour Francesco Molinari non sta passando il suo anno migliore, risultando tra i primi dieci in un solo torneo, il primo disputato  a gennaio. Poi, dopo il mancato superamento del taglio in tre tornei di fila in primavera, incluso il The Masters, è finito al 55° posto nel PGA Championship e al 26° posto nel The Memorial Tournament due settimane fa. La sua migliore prestazione nello US Open è stata nel 2019 quando ha concluso la gara al 16° posto, ma un risultato simile questa volta sarebbe sicuramente una soddisfazione visto l’andamento della sua stagione. Guido Migliozzi, d’altra parte, ha fatto uno strepitoso US Open l’anno scorso, finendo al quarto posto, così ha ricevuto l’invito a giocare anche nella nuova edizione. Quest’anno la sua migliore prestazione sul DP World Tour è stato una decima posizione al Dutch Open. Un buon punto di partenza per lo US Open sarebbe quello di superare il taglio, cosa che però non è riuscito a fare l’ultima volta che ha attraversato l’Oceano Atlantico per giocare al The Masters.

 

Adam Grapes

 

(Credits: Getty Images)

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