VIRTUS BOLOGNA-OLIMPIA MILANO GARA 5: MESSINA IN EMILIA PER FARE FESTA

Submitted by Anonymous on Thu, 06/16/2022 - 13:43
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Redazione
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La prima chiamata scudetto di Milano passa per la Segafredo Arena. Che non dovrà commettere l’errore di pensare che sia tutto andato in malora, così da consegnarsi senza armi a un’Olimpia che pregusta già una festa scudetto in casa dei rivali di un’intera stagione, vittoria che a quel punto pareggerebbe il conto con l’atroce delusione dell’anno passato. Eppure, a 12 mesi di distanza, i ruoli paiono davvero essersi invertiti: se allora Milano era sulle gambe, stremata da una stagione infinita dove era si era spinta sino a un canestro dalla finale di Eurolega, stavolta è la Virtus che sembra accusare di più la fatica, complice a sua volta la rincorsa a un posto in Eurolega per la stagione che verrà (e quindi la vittoria in EuroCup) e più in generale una condizione di alcune pedine chiave apparsa decisamente al ribasso.

Perché un conto è affrontare questa versione dell’Olimpia con un Belinelli, un Teodosic e un Hackett a pieno regime (per tanti motivi, che più avanti spiegheremo, nessuno di questi può dire di essere al livello sperato), un conto è farlo con una squadra apparsa decisamente con la spia della riserva accesa. E non a caso Milano ha vinto le due gare al Forum proprio negli ultimi 10’, approfittando anche della stanchezza altrui, oltre che stringendo le maglie in difesa. Che poi basterebbe un nome per racchiudere tutto in un’unica sigla: Nick Melli, signori. E il resto scompare.

QUESTIONE DI ENERGIE: L’OLIMPIA NEL FINALE NE HA DI PIÙ

Con due urlacci di pura rabbia a adrenalina, usciti fuori dopo l’ennesimo canestro chiave mandato a referto e soprattutto dopo un’altra palla rubata (con annesso fallo subito), Nick ha letteralmente fatto esplodere il pubblico meneghino, che in quel preciso istante ha capito che ormai la serie era indirizzata come nelle più rosee intenzioni. L’Olimpia delle due gare disputate ad Assago non è stata perfetta, ma ha saputo interpretare meglio i momento clutch delle singole partite: ha impresso il ritmo che desiderava in gara 3, prendendo il largo quando Bologna sembrava voler dare a sua volta la spalla decisiva; ha saputo resettare tutto in gara 4 quando, dopo essere stata avanti di 11 punti, si è vista raggiunta a fine terzo quarto sul 55 pari, infilando poi un monumentale parziale di 18-0 che ha spento sul nascere qualsiasi velleità avversaria.

E in quel momento Scariolo le ha provate tutte per ribaltare le cose: ha rimesso in campo Belinelli, che pure è l’ombra di se stesso (in gara 3 era debilitato per l’influenza, ma è evidente che a livello atletico sta faticando tantissimo). Ha insistito con Teodosic, che pure l’ha ripagato con 4 palle perse che hanno decretato la fine delle speranze della Virtus di rientrare in partita. E ha fatto lo stesso con Hackett, gravato di un problema muscolare alla coscia destra (impietoso il -26 di plus/minus) e costretto a forzature che non hanno pagato dividendi. Se Bologna dopo un minuto del quarto quarto era avanti 57-55 è stato solo grazie alla resilienza di Shengelia e ai centimetri sotto canestro di Jaiteh, ma nei 9’ finali anche per loro non c’è più stato modo di incidere. Perché Melli ha alzato la barricata, e Hines (più Bentil) l’ha seguito pedissequamente. Con Shields che nella metà campo avversaria ha badato a capitalizzare i frutti di cotanto lavoro.

LA PAZIENZA DI MESSINA STA PAGANDO DIVIDENDI

Nelle finale scudetto non c’è stata alcuna squadra che abbia rimontato dopo essersi ritrovata sotto 3-1. È successo nel 2007, con Siena ripresa da Varese sul 3-3 ma poi capace di vincere gara 7, e così anche nel 2015 quando fu proprio Milano a rimettersi in carreggiata contro Sassari, che pure fece sua la bella. Bologna può appellarsi all’unico caso eclatante che la storia della pallacanestro abbia mai raccontato (la rimonta dei Cleveland Cavaliers di Lebron nel 2016, unica squadra NBA capace di fare una cosa simile in 35 serie andate sull’1-3), ma la sensazione è che servirà davvero un miracolo sportivo. Perché le certezze ritrovate strada facendo dall’Olimpia sono impressionanti: Messina ha avuto pazienza nell’aspettare Jerian Grant, decisivo anche in gara 4 grazie a tre triple su tre mandate a bersaglio che hanno infiammato il Forum, ma soprattutto ha avuto l’intelligenza nel capire che Bologna avrebbe potuto pagare a caro prezzo le fatiche di una serie giocata su livelli altissimi di intensità e cattiveria agonistica. E qui anche la carta d’identità ha preteso il conto a una Virtus che ha visto calare a vista d’occhio gente come Weems e Jaiteh che nel corso della stagione aveva spesso e volentieri illuminato la scena.

Le due vittorie quasi fotocopia testimoniano che il copione è piuttosto delineato: Shields e Melli sono due armi in grado di fare breccia nella difesa spesso disordinata della Virtus, che sperava di vincere la serie tenendo alto il ritmo, ma che è implosa proprio nel momento in cui il ritmo s’è fatto più elevato. Le tante palle perse (18) hanno finito per vanificare il grande lavoro a rimbalzo, con la sfida vinta dalle Vu nere per 35-26, ma statisticamente insignificante ai fini del risultato finale.

I DUBBI DI SCARIOLO, TRA ROTAZIONI CORTE E POLEMICHE ARBITRALI

Il tracollo di martedì sera ha rappresentato una mazzata tremenda per una squadra che può ora solo appellarsi al calore del palazzetto amico, auspicando una volta tanto di lasciare fuori dalla contesa i presunti torti arbitrali (l’antisportivo fischiato a Teodosic è stato l’argomento più abusato nelle radio bolognesi e sui social) e chiedendosi se Scariolo non vorrà allungare nuovamente le rotazioni e ridare un po' di spazio a Tessitori, Alibegovic e Mannion, soluzioni buone per far rifiatare qualche compagno in corso d’opera. Milano ha la capacità di recuperare energie più in fretta, eredità anche del percorso fatto in Eurolega nell’ultimo biennio, ma non è sembrata così imbattibile: Datome in gara 4 non è praticamente sceso in campo e anche Rodriguez ha sbagliato più del solito (3 soli punti a fronte di 5 assist). Una speranza di tenere aperta la serie ancora c’è, ma farlo spalle al muro non è il massimo della vita, eppure è quello che la Virtus ha trovato lungo il cammino. Sperare che i problemi possa risolverli solamente Shengelia è un azzardo che non può pagare e questo Bologna lo sa perfettamente. Così come sa bene che consegnarsi anche in gara 5 getterebbe un’ombra bella grossa su un finale di stagione che si sapeva potesse essere complicato, ma forse non in questi termini. Tornare al Forum potrebbe significare riaccendere l’interruttore: gente come Belinelli, Teodosic o Hackett ha vissuto serate ben più tremebonde di queste, e toccherà una volta di più a loro cambiare in meglio il destino di una Virtus altrimenti condannata a un epilogo giocoforza amaro. Palla a due alle 20,45, diretta su RaiSport HD ed Eurosport 2.

(Credits: Getty Images)

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