QUEEN’S BERRETTINI-PAUL MATTEO E LA RIVINCITA 100 GIORNI DOPO ACAPULCO

Submitted by Anonymous on Fri, 06/17/2022 - 13:19
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Redazione
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Da Paul a Paul. Come un cerchio che ci chiude. E occhio a non lasciarsi confondere le idee: si gioca a Londra, sui campi d’erba del Queen’s, e se a un britannico dici Paul lui penserà certamente a McCartney. Magari poi subito a ruota a John, George e Ringo, ma il Paul in questione non è quello che suonava il basso nei Beatles, e tantomeno il polpo che 12 anni fa passò alla storia perché azzeccava puntualmente i pronostici prima delle partite dei mondiali di calcio.

Il Paul sotto la lente d’ingrandimento in realtà è un cognome, perché di nome fa Tommy e a Matteo Berrettini, colui contro il quale scenderà in campo intorno alle 14,30 (diretta su SuperTennis TV), lo aspetta da almeno tre mesi per provare a chiudere una sorta di cerchio. Perché ad Acapulco, nell’unico precedente in carriera disputato contro il tennista americano, il romano piombò di nuovo nell’incubo del problema agli addominali, quello che gli aveva chiuso in faccia le porte alle Nitto ATP Finals, quello che l’aveva costretto a rimodulare tutto il percorso di avvicinamento alla nuova stagione. Un brutto ricordo che Matteo intende cancellare con una vittoria, che lo proietterebbe nuovamente in semifinale nel torneo che nel 2021 lo rivelò una volta di più al mondo intero, tanto da vederlo arrivare sino alla vittoria finale.
TOMMY È IN GRAN FORMA, MEGLIO PRENDERLO SUL SERIO
Al Queen’s 2022 di teste di serie e nomi attesi ne sono già caduti a iosa: Shapovalov, Opelka, Norrie, Tiafoe e Wawrinka hanno già salutato la compagnia, Murray lo aveva fatto addirittura prima ancora di cominciare. Sulla carta non c’è favorito più di quanto non lo sia Berrettini, che sull’erba è praticamente uno dei giocatori più performanti al mondo e che di conseguenza, in un mondo ideale dove tutti stanno bene e gli acciacchi se li dimenticano negli spogliatoi, difficilmente finirebbe col perdere il torneo. Ma Paul è un avversario comunque da prendere con le pinze. Intanto perché ha inaugurato la sua campagna londinese mandando a referto due vittorie pesanti contro Shapovalov e Wawrinka. Poi perché è in uno stato di forma eccellente e si è adattato bene all’erba non proprio veloce del Queen’s, cosa che gli ha permesso in parte di ritrovare sensazioni più da terra rossa, la sua superficie prediletta, quella nella quale ha raggiunto il maggior numero di vittorie in carriera (ha una percentuale del 64% di successi), anche se poi l’unico titolo ATP lo ha conquistato nel torneo di Stoccolma dello scorso autunno, disputato sul cemento. Il fatto di essere un giocatore che ama scambiare da fondocampo, ma abbastanza rapido nello scendere a rete, ricorda da vicino il modo di giocare Kudla, che di certo ha fatto sudare e non poco Berrettini. Il pericolo, insomma, è in agguato.
LA CONSAPEVOLEZZA DI AVERE ANCORA MARGINI DI CRESCITA
In conto bisogna metterci poi anche la fatica fatta da Matteo nei primi due match disputati da campione in carica sull’erba londinese: se contro Evans il doppio 6-3 ha forse un po’ “nascosto” l’effettiva richiesta di energie che ha richiesto, di sicuro la rimonta al terzo contro Kudla ha fatto vedere a tutti che le cose per Berre in questa fase della stagione non sono poi tanto semplici. I postumi dello stop per l’operazione effettuata alla mano destra a fine marzo si fanno ancora sentire: per quanto lo sconfinato talento del romano, che sull’erba si trova da Dio, gli abbia permesso di vincere tutti e 6 gli incontri disputati dalla data del rientro, è innegabile che le vittorie sono state spesso e volentieri più sofferte del previsto, con quattro set concessi agli avversari e tante battaglie finite spesso al tiebreak o comunque tali da richiedere game piuttosto lunghi e tortuosi. Non tutti i mali però vengono per nuocere:

Avevo bisogno di giocare e di mettere benzina nel motore, e in un certo qual modo è ciò che sta accadendo. So perfettamente di non essere al meglio, ma non potevo accettare di perdere una partita sapendo di non aver dato tutto quello che avevo per provare a ribaltare le cose. Stavo giocando male, ma mi sono detto che dovevo comunque provarci e pensare solo a rispondere colpo su colpo. Ho salvato 14 palle break in due partite, ma ne ho concesse due e quelle due mi fanno arrabbiare e mi spronano a fare ancora meglio. So che arrivo da un periodo non facile, due mesi fa non muovevo nemmeno il mignolo della mano destra, ma quando si va in campo si deve pensare solo al risultato e alla partita.

L’erba in fondo è la sua migliore amica: nelle ultime 25 partite disputate, quindi dal 2019 in poi, solo tre l’hanno visto uscire battuto (contro Goffin, Federer e Djokovic). Numeri che testimoniano la capacità di Berrettini di sapersi adattare ed esaltare su una superficie che profuma di storia e che potrebbe regalargli altre gioie importanti in un futuro neppure troppo lontano. Con Paul sarà un bell’esame: chiudere il cerchio dopo il ritiro di Acapulco dello scorso febbraio sarebbe un bel modo per focalizzarsi meglio sull’obiettivo di confermarsi campione al Queen’s.

(Credits: Getty Images)

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