40 ANNI DI SPAGNA ’82, LA VIGILIA DI ITALIA-PERÙ

Submitted by Anonymous on Fri, 06/17/2022 - 13:35
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Redazione
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A Pontevedra, alla Casa del Baron, la tenuta scelta dalla comitiva Azzurra come quartier generale della spedizione mondiale, l’aria che si respira è ben diversa da quella che aveva preceduto il temutissimo debutto contro la Polonia. Gli animi sono un po’ sollevati dopo lo 0-0 nella gara d’esordio, tale da convincere più d’uno che tutto sommato questa nazionale potrebbe anche pensare di fare un po’ di strada, a dispetto delle nefaste previsioni delle settimane che hanno preceduto il torneo. E anche il clima ne ha giocato all’interno della struttura: i giocatori appaiono più sereni, lo stesso Bearzot più conciliante con chi si presenta in ritiro e gli pone un microfono davanti alla faccia.

Il 17 giugno 1982, giorno che precede il secondo impegno dell’Italia in quel mondiale, si avverte nell’aria un sentore di positività. Anche se sotto la cenere il fuoco è ancora accesso, come dimostra un simpatico siparietto che vede protagonista proprio il commissario tecnico: una delegazione del gruppo Sbandieratori della città di Gubbio, arrivata in Spagna su invito del comitato organizzatore per esibirsi prima di alcune partite, si presenta in ritiro e offre al “Vecio” come omaggio una piccola riproduzione di una balestra medievale, di quelle utilizzate dai balestrieri eugubini da diversi secoli in tante competizioni che affondano le radici nelle tradizioni più longeve del costume italiano. Bearzot la riceve volentieri, non senza lanciare una… frecciata ai giornalisti che assistono alla scena

Non la userò per difendermi, anche se di frecciate velenose negli ultimi giorni ne ho ricevute parecchie.

Qualcuno sorride, ma è una risata forzata. Come diceva Caterina Caselli: la verità ti fa male.
PIÙ DEL PERÙ, IL “VECIO” TEMEVA GIÀ IL CAMERUN
Bearzot due giorni prima era stato a La Coruna, dove mischiandosi ad alcuni tifosi peruviani aveva assistito alla sfida tra i sudamericani e il Camerun, la vera squadra “misteriosa” del girone galiziano. Il Perù era ben più conosciuto agli occhi degli addetti ai lavori: prima del mundial spagnolo aveva persino battuto la Francia in amichevole, asfissiando il gioco basato sulla tecnica di Platini e compagni con una prestazione a livello fisico e atletico decisamente accattivante e performante (dopotutto l’altura delle Ande all’epoca rappresentava un vantaggio non da poco a livello aerobico per chi era abituato a giocare a certe latitudini). Eppure il debutto del Perù fu sostanzialmente deludente: lo 0-0 col Camerun lasciava tutto invariato dopo le prime due partite del girone, con 4 squadre appaiate e senza nessuna rete mandata a referto. Era passata una giornata, ma è come se nessuno se ne fosse accorto.

Buon per l’Italia, pensò più d’uno: aver impattato con la Polonia, la rivale principale nella corsa alla qualificazione al secondo turno, appariva alla stregua di un ottimo risultato. L’idea che andava per la maggiore era la seguente: col Perù sarebbe tornato utile anche un pari, poi tanto all’ultima giornata ci sarebbe stato da battere il modesto Camerun e tutti i pianeti si sarebbero allineati. Solo Bearzot sembrò andare controcorrente:

Contro gli africani il Perù è stato un po’ supponente, pensava che avrebbe vinto facilmente e invece ha disputato una gara al di sotto delle attese. E quando ha capito che doveva fare di più, a quel punto il Camerun si era già organizzato per rispedirlo al mittente. Ma sono convinto che la seconda gara sarà molto diversa e che i peruviani giocheranno in modo diverso. Detto questo, i camerunensi sono la vera rivelazione del torneo e non sarà per niente facile venirne a capo quando dovremo affrontarli.

LE ULTIME PAROLE DI ROSSI: “I GIUDIZI A FINE MUNDIAL…”
Se Bearzot predicava calma, chi invece mostrava di avere fretta nel tornare ad essere il giocatore che fu era senza dubbio Paolo Rossi. Che alle critiche piovutegli addosso dopo il deludente esordio contro la Polonia rispose con carattere, presentandosi davanti ai giornalisti in una conferenza stampa non certo molto “gioviale” e serena.

Non leggio i giornali, ma so perfettamente di non aver giocato come avrei dovuto. Però so anche di non aver giocato così male, anche se ciò di cui ho bisogno adesso sarebbe un gol, da segnare prima possibile, tale da potermi consentire di sbloccarmi. In Italia ci si abbatte e ci si esalta troppo in fretta: non cado nel tranello di chi diceva che avremmo fatto malissimo contro la Polonia, ma che adesso dice che possiamo puntare a vincere il mondiale. Non siamo i più forti, ma sappiamo di avere i mezzi per giocarcela con tutti. E comunque questa squadra è diversa rispetto a quattro anni fa, e impone anche un modo differente di giocare. I conti, però, preferisco farli alla fine. E così anche i giudizi, che andrebbero formulati al termine del mundial.

Rilette oggi, quelle parole sapevano un po’ di sfida, ma anche di cruda realtà. Una realtà che la stampa italiana faceva fatica a leggere, e che di lì a poco avrebbe scatenato una tensione tale da costringere Bearzot a imporre il silenzio stampa più famoso della storia. Intanto il “Vecio” quel giorno non diede neppure informazioni sull’undici da schierare, anche se sapeva bene che lui avrebbe rimesso in campo la stessa formazione dell’esordio. Dopotutto con la Polonia solo la traversa negò la vittoria agli Azzurri, mentre altre nazionali europee attese (vedi Francia e Germania) steccarono e mostrarono a loro volta grossi problemi. Insomma, le carte si stavano rimescolando. E magari quella balestra arrivò nelle mani del CT al momento opportuno…

(Credits: Getty Images)

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