COREA DEL SUD-ITALIA 2-1 VENT’ANNI DOPO. E AHN DIVENNE DISOCCUPATO

Submitted by Anonymous on Sat, 06/18/2022 - 14:30
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Redazione
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Al “Processo di Biscardi” gli animi erano piuttosto infervorati, perché nessuno aveva messo in conto che l’Italia del Trap, quella dei Vieri, Totti e Del Piero, dei Nesta, Cannavaro e Maldini, ma non quella di Roby Baggio (a vuoto la “petizione” popolare di portarlo nel Sol Levante…), sarebbe uscita dal Mondiale contro la pur pericolosa Corea del Sud, che sfruttava il fatto di giocare in casa godendo di qualche “favore”. Un clima di mestizia e incredulità squarciato a metà serata dall’intervento telefonico del vulcanico Luciano Gaucci, presidente del Perugia (all’epoca in A), e quindi datore di lavoro del coreano Ahn Jung-Hwan, il folletto che con un beffardo colpo di testa ad anticipare Paolo Maldini (le stranezze del calcio…) infilò la palla alla sinistra di Buffon decretando l’inopinata e per certi versi incomprensibile eliminazione della Nazionale dalla rassegna nippocoreana. Gaucci era uno che sapeva come cavalcare il popolo: è stato un innovatore come pochi altri se ne sono visti nel calcio, e il fatto di aver scovato talenti in Asia a due baiocchi (Nakata su tutti) gli permise di fare affari e allargare gli orizzonti a molti addetti ai lavori. Ma con Ahn suo malgrado fece un autogol: il fatto che fosse diventato il giustiziere dell’Italia lo costrinse a scaricarlo (o se preferite a licenziarlo) in diretta televisiva, rispondendo un po’ all’umore giustizialista e strisciante del tifoso medio italiano in quelle brutte ore seguite al ko di Daejeon. Biscardi andò in brodo di giuggiole, ma di fatto Gaucci con quella telefonata “ammise” la sua colpa: quella di aver dato modo a un attaccante coreano di diventare grande nel calcio dei “grandi” d’Europa, e di aver approfittato di quel lavoro per estromettere l’Italia dal Mondiale. E questa cosa qua Big Luciano non l’aveva messa in conto.

COREA DEL SUD-ITALIA 2-1, TUTTI ODIANO BYRON MORENO

La verità è che il 18 giugno 2002 Ahn Jung-Hwan ebbe solo il merito di finalizzare un lavoro “oscuro” portato avanti per lunghi tratti da un arbitro ecuadoriano di nome Byron Moreno, divenuto da allora uno dei più famosi al mondo. Perché la sua direzione di gara fu a senso unico, tale da condizionare pesantemente la prestazione di un’Italia che pure pasticciò e non poco all’interno di 118’ di difficile interpretazione. La superiorità tecnica non poteva minimamente essere messa in discussione: al mondiale nippocoreano gli Azzurri non diedero il meglio, tanto da scampare il pericolo di una clamorosa eliminazione al primo turno grazie a un gol di Del Piero nel finale di partita contro il Messico dopo il 2-0 inflitto all’esordio all’Ecuador (doppietta di Vieri) e dopo soprattutto la sconfitta in rimonta subita ad opera della Croazia (1-2, vantaggio di Vieri, gol di Olic e Rapaic, curiosamente altro giocatore svezzato da Gaucci nel Perugia). Ma che fossero superiori a quella Corea del Sud, beh, poco c’è da stare a discutere: la forza degli asiatici era quella di giocare in casa, ma per il resto il pronostico era segnato. Ancor più dopo che Buffon intercettò un rigore proprio ad Ahn, concesso al 5’ per una trattenuta lieve (inesistente?) di Panucci ai danni di Seol. E quando al 18’ Vieri girò a rete di testa un delizioso invito di Totti dalla bandierina, tutto sembrò filar via liscio come nelle migliori intenzioni. In realtà la “vera” partita doveva ancora cominciare.

COREA DEL SUD-ITALIA 2-1 I MERITI DI HIDDINK E L’ASSENZA DEL VAR

Partita dura, maschia, intensa come poche. Con tanti interventi rudi sulle caviglie degli Azzurri, spesso nemmeno sanzionati. Ciononostante l’Italia resta padrona del proprio destino, peccando solo di scarsa precisione sotto porta. Perché di palloni per chiudere i conti ne capitano tanti sui piedi di Vieri e compagni, ma il muro coreano resistet. E quando a 2’ dal 90’ Seol trova la zampata per ristabilire la parità, in Italia cominci a farsi strada l’idea di una beffa imminente. Resa ancora più tangibile dall’errore sottomisura di Vieri nell’azione successiva, un gol che in vita sua probabilmente Bobo ha sbagliato una volta sola (appunto, quella lì). Ai supplementari è sempre l’Italia a menare le danze, ma Moreno espelle Totti dopo una presunta simulazione (secondo giallo) e nega, in combo con l’assistente argentino Rattalino, un gol regolarissimo a Tommasi a 5’ dal 120’. Così, quando Ahn al 118’ anticipa Maldini in quella che resterà l’ultima azione del capitano del Milan e della Nazionale con la maglia azzurra, infilando l’incolpevole Buffon, l’incubo si materializza definitivamente agli occhi degli italiani. Le proteste, seppur furibonde, non portano a niente, anche perché nei quarti la Corea vincerà ai rigori con la Spagna una partita segnata da altre incredibile decisioni arbitrali, tutte sfavorevoli agli iberici. Trentasei anni dopo il calcio italiano aveva conosciuto una seconda Corea (allora era Nord, questa del Sud, ma poco cambia) e Ahn si ritrovò suo malgrado disoccupato: a Perugia non metterà più piede, anche se giocherà ancora in Europa con le maglie di Metz (Francia) e Duisburg (Germania) prima di fare ritorno in patria. In nazionale si ritaglierà altre soddisfazioni segnando un gol al Togo nel debutto di Germania 2006, per poi chiudere la carriera quattro anni dopo nel mondiale sudafricano. Poco male, perché la gloria eterna se la prese quel giorno a Daejeon segnando un gol per il quale viene venerato ancora oggi in Corea, dove nel frattempo è diventato conduttore televisivo. E a chi gli chiede di quel 18 giugno, lui risponde sempre alla stessa maniera: “Hiddink ci aveva reso forti e avevamo preparato bene la partita. E poi le decisioni arbitrali vanno sempre rispettate, anche se quando il Var non c’era ogni fischio era una polemica”. Diavolo di un Ahn…

(Credit: Getty Images)

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