WIMBLEDON, LE PARTITE INDIMENTICABILI: CINQUE MOTIVI PER INNAMORARSI DELL’ERBA DI CHURCH ROAD

Submitted by federico.tireni on Wed, 06/22/2022 - 07:51
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

Doverne per forza selezionare alcune di partite è un po’ un’operazione crudele. Perché Wimbledon è il tempio del tennis e non basterebbero fiumi di inchiostro per raccontare quante epiche battaglie sul campo abbiano fatto la fortuna e la felicità di milioni di appassionati, sparsi in tutto il mondo.

Eppure ci sono state partite che hanno saputo evocare meglio di altre la fantasia del pubblico, consegnando agli annali duelli che non sfioriscono e né impallidiscono al confronto con quelle di oggi. Pezzi unici che hanno incollato stuoli di persone davanti alla tv e che di fatto hanno avvicinato chissà quanti adolescenti alla racchetta, ammaliati dal fascino che quel campo d’erba spesso consumata riesce a infondere su chi lo guarda da ogni angolo del pianeta.

Sceglierne 5 non è stato facile, ma ne è valsa comunque la pena. Anche se la cosa più giusta da fare sarebbe quella di farsi un giro sul web e andarsi a cercare qualche ulteriore chicca, giusto per il gusto di scovare imprese leggendarie e partite senza tempo.

2019, L’ENNESIMO SCALPO DI DJOKOVIC A RE ROGER

Roger Federer ha spesso e volentieri utilizzato Wimbledon come il giardino di casa. Perché è arrivato in finale 12 volte, vincendone 8 (di cui 5 consecutive dal 2003 al 2007) e perdendone 4, tra cui tutte quelle disputate contro Novak Djokovic.

L’ultima delle tre è forse quella che a distanza di tempo evoca ancora i dolori più grandi all’elvetico: il 14 luglio 2019 la tavola è imbandita a dover per l’ennesima battaglia tra i due grandi della racchetta (con Nadal nel frattempo dedito a vincere sulla terra e sul cemento), in quella che per molti è considerata la domenica perfetta per consentire a Re Roger di prendersi la sua agognata rivincita dopo i ko. datati 2014 e 2015.

Ma ancora una volta gli déi del tennis hanno idee diverse: quella partita è una delle tante che si trascina fino al quinto set, con Federer che si fa raggiungere nel quarto dopo aver vinto al tiebreak sia il primo che il terzo set (nel secondo non ci fu storia). Al quinto si sarebbe giocato con la nuova formula del tiebreak, quella pensata per evitare sfide chilometriche e infinite: sul 12-12, anziché andare avanti in attesa di un break, si sarebbe giocato il tiebreak come se si fosse stati sul 6-6.

Lo svizzero avrebbe potuto evitare quella coda se avesse sfruttato i due match point avuti sul proprio servizio sul risultato di 8-7, sprecati malamente con due errori non forzati. Djokovic di colpo capisce che la storia può diventare per lui meravigliosa: recupera le forze, porta la partita al tiebreak e lì sfrutta anche un calo fisiologico (di testa, ma anche di gambe) del rivale per vincere una delle partite più iconiche di sempre. E dopo 71 anni, un finalista perde dopo aver sciupato due match point.

2001, LA FAVOLA DI GORAN IVANISEVIC

Goran Ivanisevic nel 2001 è un tennista che comincia già a pensare a quel che sarà della sua seconda vita, quella senza la racchetta. A Wimbledon ha cercato gloria a più riprese, ma senza mai essere ricompensato: tre finali conquistate, tre sconfitte rimediate, la prima contro Agassi (1992), le restanti due contro Sampras (1994 e 1998).

Gli anni pari a quanto sembrano non sono suoi amici, ma nel 2001 i programmi sono altri: la sconfitta al debutto al Queen’s contro Caratti dimostra che la forma migliore è un retaggio del passato e Goran a Wimbledon nemmeno pensa di andare. Quando arriva una wild card, però, decide di accettare l’invito. Mai nessuno ha vinto il Championship usufruendo di una wild card, ma in quella pazza estate succede qualcosa di magico e al tempo stesso irripetibile: supera in rapida sequenza Johnson, Moya, Roddick, Rusedski, Safin e l’idolo britannico Tim Henman, in quella che diventa una semifinale leggendaria durata ben tre giorni a causa della pioggia.

Proprio le interruzioni finiscono per dare una mano al croato, che sotto per 2-1 e con break subito nel quarto riesce a ritrovare la via maestra tra uno stop e l’altro, imponendosi al quinto set e facendo letteralmente esplodere il banco. Contro Pat Rafter, in finale, si gioca di lunedì (mai successo prima), perché il meteo aveva obbligato gli organizzatori a posticipare il programma.

Altra partita epica: si va al quinto e sul 7-7, alla prima palla break procurata in quel parziale, arriva il punto più importante della sua vita. Vincerà per 9-7 e darà modo al mondo intero di gridare al miracolo. Quando torna in Croazia, senza dormire per 48 ore, viene accolto da 150mila connazionali in delirio, indossando la canotta NBA dei Nets dell’amico Drazen Petrovic, scomparso nel 1993 in un incidente stradale. Sarà l’ultimo trionfo in carriera, ma non avrebbe potuto esserci finale migliore.

2001, QUANDO SAMPRAS PASSÒ IL TESTIMONE A FEDERER

Una settimana prima del trionfo di Ivanisevic, in un’edizione evidentemente memorabile come poche altre, il mondo del tennis aveva assistito a una sorta di passaggio di consegne tra due leggende di questo sport. Solo che mentre Pete Sampras era ben noto a tutti, Roger Federer era ancora una ragazzino di 20 anni che si faceva notare soprattutto per il look da ribelle, tipico di quella generazione a cavallo tra vecchio e nuovo millennio.

Sampras si presenta all’ottavo di finale contro il giovane svizzero forte di 31 successi filati al Championship, imbattuto da ben 4 edizioni. Ma non ha fatto i conti contro la voglia di spingersi oltre i propri limiti di questo giovanotto di Basilea che non sembra avvertire la fatica, né tantomeno la tensione della contesa. Federer così vince il primo set al tiebreak e, dopo aver subito il ritorno dell’americano, fa suo anche il terzo.

Nel quarto la classe di Pete torna a riaffiorare prepotente, spingendo la sfida al quinto e decisivo set. Dove Roger mostra però tutto il talento di cui dispone, riuscendo anche ad annullare due palle break che sul 4-4 avrebbero spinto il rivale verso l’ennesimo trionfo (e al quinto set Sampras non aveva mai conosciuto sconfitta a Wimbledon).

Federer riesce così a tenere botta e a portarsi sul 6-5, conquistando una palla match sul servizio dell’americano: la risposta profonda dello svizzero obbliga Sampras a giocare in difesa, e stavolta quella serve&volley che tante grane gli aveva risolto non funziona a dovere, col passante di Roger che sancisce la fine di un’era e l’inizio di un’epopea. Il mondo se ne accorge in fretta: è un passaggio di testimone in tutto e per tutto.

1980, IL GIORNO IN CUI McENROE FECE TREMARE BORG

Nell’immaginario collettivo, Borg-McEnroe del 1980 è la finale delle finali. E poco importa se qualche anno più tardi arriverà un’altra partita a toglierle il primato di sfida più leggendaria di sempre. Di sicuro le pellicole demodé di inizio anni ’80 aiutano a viaggiare sul filo dei ricordi in quella che è comunque stata una partita indimenticabile, forse l’apice di una rivalità che in quel periodo storico non conosceva rivali in nessun ambito sportivo.

McEnroe voleva usurpare il trono di Borg, che da quattro anni portava a casa il trofeo più ambito del tennis mondiale. E mai come quella volta andò a un passo dall’impresa: dominò nel primo set e quando stava per far suo anche il secondo, con lo svedese costretto a salvare palle break a iosa, se lo vede sfilare via di mano, cedendo di schianto anche nel terzo.

Il quarto pare destinato a confermare l’inerzia di una gara saldamente in mano a Borg che pure non riesce mai a chiudere i conti, tanto che la partita si trascina verso il tiebreak più celebre della storia del gioco: 34 punti in quasi 22’ di puro godimento per chi guarda da fuori, e di pura adrenalina per chi sta in campo. McEnroe spreca 3 set point, poi deve annullare 5 match point match, e il pubblico va in visibilio.

Vince 18-16 (epico il punto del 16-15, un passante che ancora oggi viene mandato in loop nelle accademie di tutto il mondo) e si presenta al quinto set con l’intenzione di completare l’opera. Ma è in quel momento che Borg riprende il filo con la propria storia: perde i primi due punti sul proprio servizio, poi non sbaglia più una virgola, rendendosi ingiocabile per il rivale che gradualmente va perdendo smalto e fiducia.

Alla fine trionfa lo svedese per 8-6 ed è un tripudio di applausi per entrambi. McEnroe la rivincita se la prenderà l’anno seguente, ma tutti ricordano la finale del 1980 come la più iconica di quella favolosa rivalità.

2008, NADAL CAMPIONE SUL CALAR DELLA SERA

A conti fatti, chiedere una partita più bella e indimenticabile di quella sembrerebbe esercizio quasi impossibile. Eppure ce n’è stata un’altra di finale che ha riscritto la storia del gioco e del torneo. È quella del 2008 tra Roger Federer, da cinque anni dominatore all’All England Club, e Rafael Nadal, sconfitto dall’elvetico nelle due finali precedenti. Sulla carta Roger è di nuovo il favorito: vero è che Rafa ha fatto progressi, ma da qui a pensare che le cose possano prendere una piega diversa rispetto alle due precedenti sfide ce ne passa.

Eppure il campo racconta un’altra verità: lo spagnolo scappa subito sul 2-0 vincendo per 6-4 entrambi i primi set e la fine del regno di Roger pare ormai un qualcosa di ineluttabile. La classe del campione ferito però riemerge prontamente: Nadal è di ferro ma nel tiebreak del terzo e del quarto set concede qualcosa e di colpo Federer si ritrova sul 2-2, dopo un’interruzione di 82’ per pioggia e un tiebreak da infarto, con lo spagnolo che non sfrutta una palla match sul servizio del rivale.

Altra mezzora di attesa per le bizze del meteo, poi quando si torna in campo il tramonto è già una realtà, anche se nessuno si sogna di pensare che la partita possa vedere il suo epilogo posticipato alla giornata di lunedì. Anche se è buio bisogna andare avanti e ad accendere la luce ci pensano due fuoriclasse assoluti, che se ne danno di santa ragione dando vita a una partita di una bellezza inimitabile.

Il break di Nadal al quindicesimo gioco è lo spartiacque tra storia e leggenda: Federer non riuscirà più a rialzare la testa e dopo quasi 5 ore di partita è Rafa a prendersi il trofeo, esaltato tanto quanto il rivale da un pubblico che piange al pensiero di ciò che hanno visto i propri occhi.

(Credits: Getty Images)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Tennis