NBA DRAFT 2022: VINCITORI E VINTI

Submitted by Anonymous on Fri, 06/24/2022 - 13:50
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Redazione
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Non c’è cosa più delicata e rischiosa che stilare una sorta di “pagella” della notte del Draft NBA. Perché quel che accade nella green room è puro esercizio di… previsione del futuro senza avere alcuna certezza in mano. Certo di indizi in grado di guidare le scelte del GM ne saranno arrivati a vagonate sulle loro scrivanie, ma resta il fatto che provare a prevedere il futuro quando si finisce a parlare di giovani prospetti usciti dal primo anno di college basketball (o europei con poca esperienza nei rispettivi campionati) comporta un elevato rischio di fare un buco nell’acqua.

Dopotutto la storia del draft insegna che di “granchi” via via ne sono stati mandati a referto a iosa: Michael Jordan scelto alla numero 3 nel 1984 (dietro ad Olajuwon, e la cosa aveva un senso, ma soprattutto a Sam Bowie, meteora che a Portland non lascerà traccia…), Kobe Bryant preso alla 13 nel 1996 da Charlotte e subito girato ai Lakers, Stephen Curry selezionato alla 7 nel 2009 o Gianni Antetokounmpo preso alla 15 nel 2013 (alla 1 Anthony Bennett: qualcuno a Cleveland ha saputo che fine ha fatto?) sono solo alcuni degli esempi più “classici” di come a volte sia difficile riuscire a individuare in certi prospetti qualità che sul momento rimangono nascoste, ma che a lungo andare possono esplodere in tutto il loro splendore.

Parlare di vincitori e vinti poche ore dopo la notte del Barclays Center è un bell’azzardo, ma qualcuno questo sforzo lo dovrà pur fare.

OKC E DETROIT, IL FUTURO È GIÀ COMINCIATO

Paolo Banchero era sicuro che sarebbe andata a finire in questo modo: si sentiva il vero numero uno del gruppo e gli Orlando Magic lo hanno accontentato. Selezionando lui, anziché Jabari Smith jr., si sono assicurati un giocatore più “pronto” all’impatto con l’NBA, tanto che a dispetto dello stupore iniziale i commenti degli addetti ai lavori hanno accolto favorevolmente la scelta.

Alla fine però Smith jr. non ha molto da rammaricarsi: a Houston troverà un organico giovane e di sicuro avvenire, e tutto sommato ai Rockets (che alla 29 hanno ricevuto da Memphis via trade Ty Ty Washington, considerato una potenziale steal of the draft) va bene anche così. Scontata era la scelta di OKC che ha chiamato Chet Holmgren alla 2, un lungo altissimo ma con mani fatate, abile a chiudere lo spazio nel perimetro e a far male con il tiro dalla distanza.

I Thunder, che hanno “selvaggiamente” offerto tre scelte al primo turno ai Knicks (due top 14 e una top 18) per guadagnarsi anche la numero 11 e prendere Ousmane Dieng, sono sicuramente tra i vincitori della notte di Brooklyn: perché hanno pescato un’altra buona chiamata alla 12 con Jalen Williams, tiratore seriale che promette di fare scintille, e selezionato alla 34 Jaylin Williams, un cagnaccio capace di incidere su entrambi i lati del campo.

E avranno tante altre buone chiamate negli anni a venire, a riprova del fatto che Sam Presti stavolta ha tutto il materiale per andare a costruire qualcosa di veramente importante. Se però bisogna individuare una franchigia vincente nella notte del draft, quella non può che essere Detroit: i Pistons hanno pensato a lungo a come fare per convincere i Kings a cedere loro la quarta scelta, poi però c’ha pensato direttamente Jaden Ivey a toglierli dall’impiccio, dichiarando di non voler andare a Sacramento e “pilotando” di fatto la sua chiamata alla 5.

Considerato una sorta Ja Morant in miniatura, Ivey comporrà con Cade Cunningham (la #1 dell’anno passato) una combo potenzialmente esplosiva. E poi è arrivato Jalen Duren (via Charlotte) alla 13, un centro ideale per guardare le spalle a Stewart. A voler guardare ancora più in là, intriga la chiamata alla 35 di Gabriele Procida, che intanto si farà un giro in Eurolega prima di salpare dall’altra parte dell’oceano. Menzione per i Pelicans che si portano a casa alla 8 un play come Dyson Daniels e soprattutto alla 41 (altra steal dell’anno?) EJ Liddell, esterno che fino a poco tempo fa veniva dato da top 20. E occhio a Jaden Hardy (37), finito a Dallas alla corte di Doncic, un attaccante di razza che pagherà dividendi.

DISASTRO KNICKS, MALE GLI HORNETS

Quel che accade a New York è ormai oggetto di studio ricorrente. Perché nel board dei Knicks “improvvisazione” è una parola abusata, ma assai ricorrente e pertinente: scambiare la propria scelta numero 11 per tre scelte protette nei prossimi anni (ad alto rischio di non poter essere sfruttate) e poi inviare Kemba Walker a Detroit (verrà tagliato) e agli Hornets una chiamata 2025 dei Bucks (presumibilmente al secondo giro) appare abbastanza insensato.

Alla 42, nell’unica pick di serata, è stato selezionato Trevor Keels, ma senza una free agency all’altezza (Brunson? Irving?) le mosse appaiono quasi suicide. Anche gli Hornets un po’ del loro ce l’hanno messo: hanno chiamato Duren per poi mandarlo a Detroit, si sono tenuti una prima scelta nel prossimo draft (e 4 seconde) e preferito chiamare alla 15 Mark Williams, centro di Duke che pure a confronto con Duren impallidisce. Giudizio sospeso per i Chicago Bulls che alla 18 hanno chiamato Dalen Terry, giocatore di sicuro affidamento che eccelle soprattutto nella propria metà campo. Qualcuno però si aspettava una scelta più coraggiosa, anche perché a LaVine, DeRozan e Ball farebbe comodo un altro attaccante di scorta, una guardia tiratrice in grado di muovere la retina: MarJon Beauchamp e Ty Ty Washington, selezionati alla 24 e alla 27, sulla carta sarebbero state chiamate più logiche e attinenti con le esigenze. Ma in draft parlare di logica e attinenza è spesso e volentieri un azzardo.

(Credits: Getty Images)

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