WIMBLEDON BERRETTINI-GARIN: PARTE LA CORSA DI MATTEO VERSO LA GLORIA

Submitted by Anonymous on Tue, 06/28/2022 - 08:01
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Redazione
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Caratterialmente sono uno tranquillo e anche con le parole non sono mai andato fuori dal seminato. Ora però sento di star bene e di non dovermi più nascondere: sto giocando bene, scoppio di fiducia, e con l’erba ho trovato un feeling che si fa fatica a spiegare. È un tipo di tennis differente, induce ad essere più pazienti e a pensare che ogni rimbalzo possa essere irregolare, ma mi sto trovando a meraviglia. Per questo dico che è arrivato il momento di alzare l’asticella: l’esperienza dell’anno passato mi ha insegnato tanto e dico che è davvero arrivato il momento di fare un ulteriore salto in avanti e battere quel Djokovic che nel 2021 mi ha sempre e battuto in tutti gli incontri disputati negli slam.

Se dovesse trovare un modo o una “scusa” per scrollarsi di dosso il fardello di attese e pressioni che grava sulle sue spalle, Matteo Berrettini decisamente ha scelto di fare l’opposto. Perché dire che è arrivato il momento di battere Nole (6 volte vincitore a Wimbledon) significa attirare giocoforza l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori su di è, non bastassero già le due vittorie ottenute a Stoccarda e al Queen’s nei due tornei di rientro dopo l’operazione alla mano destra.

Che oggi sembra una cosa lontana e che non merita di essere vissuta con paura, perché il braccio destro di Matteo non ha tremato nelle ultime settimane e tutto lascia presagire che sull’erba londinese continuerà a non tremare.

GARIN, UN TERRAIOLO “PRESTATO” ALL’ERBA

Dopotutto il romano sa cosa lo attende da qui a domenica 10 luglio, quando confida di tornare a giocarsi il titolo che lo scorso anno gli sfuggì a un passo dalla gloria. La sua rincorsa alla quarta finale consecutiva di un torneo sull’erba (dopo Queen’s  e Wimbledon 2021 e le due di quest’anno sopra citate) parte contro il sudamericano Christian Garin, che per ovvie ragioni non è certo uno specialista della superficie tanto cara ai britannici, ma che sull’erba sa difendersi, eccome: lo scorso anno si spinse fino agli ottavi di finale, costretto alla resa solo da Djokovic (che poi avrebbe battuto, ahi noi, anche Matteo in finale).

Vero è che quest’anno le cose per il cileno non sono andate nel verso sperato: ad Halle ha ceduto in due set a Seb Korda, a Eastborune ha fatto altrettanto contro de Minaur. C’è un dato statistico però che più di ogni altro lascia pensare che il pur volenteroso Garin, che è praticamente coetaneo di Berrettini (i due sono nati entrambi nel 1996, ma a distanza di un mese e mezzo: ad aprile l’italiano, a fine maggio il sudamericano), non possa rappresentare realmente una minaccia: delle 11 vittorie in carriera ottenute sull’erba, soltanto una è arrivata contro un top 100, ovvero il neerlandese Haase (‘s-Hertogenbosch 2019). E Berrettini, benché tra due settimane scivolerà fuori dalla top 20 mondiale (non potendo difendere i 1.300 punti conquistati un anno fa), di questo dato saprà certamente cosa farsene.

PRECEDENTI OK, CONVINZIONE MAI COSÌ SOLIDA

La sua marcia di avvicinamento al Championship è stata esaltante, ancorché un po’ sorprendente pensando all’operazione di fine marzo e ai tanti dubbi che aleggiavano sulle sue condizioni. I tre precedenti disputati in carriera contro il pari età lo vedono in vantaggio per 2-1: la sconfitta nel primo incrocio sulla terra di Monaco di Baviera (era il 2019: 61 3-6 7-6 per Garin) è rimasta l’unica sulle spalle di Matteo, che s’è poi imposto agevolmente nel torneo di Shanghai 2019 (cemento, doppio 6-3) e che ha vinto anche l’ultimo scontro disputato nuovamente sulla terra, stavolta a Madrid, nella stagione 2021 (5-7 6-3 6-0).

Chiaro che sull’erba i valori di forza cambiano sensibilmente, tutti appannaggio di Berrettini, anche perché il 2022 del cileno è stato un po’ distante dalle attese: 12 le vittorie ottenute da Garin, che come miglior risultato vanta la semifinale ottenuta a inizio aprile al torneo ATP 250 di Houston, sempre sulla terra (ko. con Isner), a fronte però di 15 sconfitte complessive.

L’italiano arriva invece rinfrancato dalle 9 vittorie consecutive tra Stoccarda e il Queen’s, e il fatto che in quest’ultimo torno abbia concesso un solo set in tutte le 5 gare disputate (contro Kudla al secondo turno) rende l’idea del livello di crescita fisica e mentale raggiunto nel momento più importante e significativo della stagione.

Che se ne fa beffe dei punti che perderà, nulla a confronto con l’eventuale delusione per una fine corsa anticipata: dalla sua parte di tabellone ci sono Tsitsipas e Nadal, col quale peraltro ha avuto il privilegio di allenarsi sul Centrale nei giorni scorsi, invitati dall’organizzazione a “testare” l’erba ed evitare che possa rivelarsi ancora scivolosa come avvenuto lo scorso anno. Insomma, le prove generali Matteo le ha già fatte: dalle 14 italiane di oggi parte la caccia a un titolo che mai come adesso Berrettini sente di poter mettere in bacheca.

(Credits: Getty Images)

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