WIMBLEDON SINNER-ALCARAZ: JANNIK SA COSA FARE

Submitted by Anonymous on Sun, 07/03/2022 - 08:03
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Redazione
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Contro John Isner partiva battuto, e ha vinto in tre set. Contro Carlos Alcaraz probabilmente partirà una volta di più sfavorito, ma davvero Jannik Sinner potrebbe ribaltare di nuovo l’inerzia del confronto? Se lo chiedono in tanti nella calura della penisola italica di inizio luglio, così lontana dal tempo bizzoso e relativamente fresco che si respira dalle parti di Londra.

Wimbledon è un po' più a Sud, ma poco cambia: è il teatro dei sogni di ogni tennista, il luogo ideale per centrare un’impresa e regalarsi un pezzettino di gloria eterna. Jannik sin qui non s’era mai spinto tanto in là sull’erba di Church Road, addirittura non era mai stato capace per davvero di generare consensi e vittorie su una superficie a lui tanto scomoda, quanto antipatica.

Lo ha fatto dimostrando di essere maturo al punto giusto, molto più di quanto i suoi (quasi) 21 anni vorrebbero far credere. Una tempra granitica, una convinzione cieca nelle proprie possibilità, una capacità innata di presentarsi di fronte alle sfide e piegare pregiudizi e paure. Contro Isner a detta di molti sarebbe dovuto restare sepolto dalla valanga di ace al quale avrebbe dovuto rispondere, e invece così non è stato.

Perdere in tre set contro Sinner non è un disonore, perché questo ragazzo merita di stare in alto e piuttosto a lungo

ha risposto John. Che non è l’unico a pensarla in questa maniera.

IL PASSATO DICE CARLOS, IL FUTURO È TUTTO DA SCRIVERE

Anche Carlos Alcaraz è sempre stato generoso di complimenti nei confronti del (quasi) coetaneo. A vedere bene certi indizi si direbbe che i due avranno davanti ai loro occhi tante altre occasioni per imbastire una vera e propria saga, magari non sul canovaccio dei big 3 degli ultimi 20 anni, ma comunque degna di tal nome. Sono giovani, millennials e pieni di spirito.

Soprattutto hanno classe e talento da vendere: entrambi di fatto erano al debutto a Wimbledon, nel senso che mai prima d’ora c’erano arrivati con la piena consapevolezza dei loro mezzi, ma hanno subito risposto presente. Alcaraz sull’erba è una scoperta assoluta: si sapeva quanto fosse forte sul cemento, ha dimostrarlo di poterlo diventare sulla terra, ma la terra di solito non è terreno di caccia degli spagnoli (Nadal a parte, con tutti i limiti del caso).

Ha vinto con grande personalità nei primi tre match e vorrà ripetersi al cospetto di un giocatore che in carriera ha già affrontato e battuto due volte, tutte peraltro abbastanza recenti. L’unica nel circuito ATP è datata 3 novembre 2021: a Parigi-Percy il murciano la spuntò in due set tiratissimi e combattuti, vinto il primo al tiebreak e il secondo col break decisivo all’undicesimo gioco (7-6 7-5).

La prima volta, quando ancora bazzicavano il circuito dei Challenger, ad Alicante nel 2019 ci fu bisogno di spingersi fino al terzo set per avere ragione dell’altoatesino, che aveva risposto nel secondo dopo aver ceduto abbastanza nettamente nella prima parte di gara (6-2 3-6 6-3). Episodi che lasciano il tempo che trovano, viste e considerate le condizioni che si troveranno ad affrontare nel match che andrà in scena in una giornata comunque storica, la prima nella quale Wimbledon decide di rompere la tradizione e accettare di rinunciare al canonico riposo domenicale.

Dopotutto la domenica ce n’è di gente disposta a spendere quattrini per sedersi in tribuna e godersi lo spettacolo, e di fronte al dio denaro non c’è tradizione (ahi noi) che tenga. Addio super Monday, ci mancherai.

COSA SERVE PER POTER PENSARE DI ANDARE AVANTI

Tornando al confronto tra i due next gen più in vista del circuito, Alcaraz parte favorito ma Sinner non parte battuto. Ma in che modo Jannik potrebbe insidiare le solide certezze dello spagnolo? Contro Isner, la bravura del giovane allievo di Vagnozzi è stata quella di non concedere allo statunitense alcuna possibilità di fare break, operazione resa possibile dalla capacità di incidere parecchio con la risposta (addirittura sopra l’80% nel terzo set, ma in generale sempre sopra al 60%).

Sinner contro John è stato impeccabile, mentalmente ha tenuto sempre in scacco il rivale, non ha mai dato l’impressione di andare fuorigiri o, peggio ancora, di non sapere cosa fare. Ha variato modo di posizionarsi in campo, evitando di dare punti di riferimento all’avversario, e ha vinto buona parte degli scambi più prolungati. Ora, Alcaraz rispetto a Isner ha un braccio più “pesante”, una maggiore tendenza a guidare gli scambi e soprattutto a variare il fronte del gioco, cosa che comporta un maggiore dispendio di energie per chi sta dalla parte opposta della rete.

E soprattutto ha la capacità di scendere a rete con maggiore frequenza, complice anche una “mano” più sensibile e in grado di capire sempre quale soluzione utilizzare in base al momento. Alcaraz non è necessariamente la bestia nera di Sinner, ma lo conosce bene e ne sa sfruttare i punti deboli meglio di altri rivali (sull’erba) più accreditati. Semplicemente, per pensare di avanzare ai quarti a Sinner servirà “la partita perfetta”, ancor più di quella mandata a referto contro Isner, per sua stessa ammissione inserita di diritto tra le sue migliori di sempre.

Dovrà imporre il proprio ritmo, ma farlo contro Carlos è sempre complicato. Dovrà cercare di variare al servizio, che rimane un po' un punto debole (appena 15 gli ace realizzati in tre partite: Alcaraz è a 43, di cui però 31 effettuati nella maratona contro Struff, durata cinque set e oltre 4 ore), ma dovrà soprattutto entrare in campo e cercare di non indietreggiare troppo dietro la probabile scarica di fuoco che il rivale vorrà mettere in atto. Non è una partita dall’esito scontato, ma servirà un super Sinner: ripartire da quanto visto contro Isner sarebbe già tanta roba.

(Credits: Getty Images)

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