WIMBLEDON SINNER-DJOKOVIC: NOLE FAVORITO MA JANNIK HA LA FORZA DI UN SOGNO

Submitted by Anonymous on Mon, 07/04/2022 - 19:28
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Redazione
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Nemmeno Jannik si aspettava di poter fare così tanta strada. Roba quasi da stropicciarsi gli occhi: sull’erba aveva praticamente zero partite nelle gambe e zero fiducia, perché di tutte le superfici certamente questa era quella che più di tutte gli andava indigesta. Ma dopo quattro vittorie nette come quelle ottenute contro Wawrinka, Ymer, Isner e Alcaraz, adesso per Sinner arriva lo scoglio più duro, ma anche il confronto più elettrizzante. Perché Novak Djokovic è davvero il più forte sull’erba da almeno una decade a questa parte, come peraltro abbondantemente dimostra la serie aperta di 25 partite vinte consecutivamente sui campi dell’All England Club.

L’ultima sconfitta del serbo è preistoria, più che storia: mercoledì 12 luglio 2017, con Tomas Berdych bravo ma anche fortunato nell’approfittare di un infortunio occorso a quello che già all’epoca era considerato uno dei più grandi mai visti sul Centrale. Per una sconfitta “vera”, cioè sul campo, bisogna addirittura andare indietro di ulteriori 12 mesi: venerdì 1° luglio 2016, Sam Querrey che azzecca la gara della vita e in quattro set elimina l’allora numero uno al mondo.

Per Sinner questo deve essere uno stimolo: sapere di avere le carte in regola per abbattere Nole è forse la spinta migliore con la quale potrebbe approcciare a una sfida altrimenti improba, ma che somiglia tanto a uno snodo cruciale nella carriera dell’altoatesino. Che in caso di vittoria diventerebbe l’uomo copertina di un’edizione del Championship a quel punto devota alle sorprese.

NOLE FAVORITO, MA DI SCONTATO NON C’È NULLA

L’unica volta che le strade di Djokovic e di Sinner si sono incrociate è successo a Montecarlo nell’aprile del 2021, con il serbo bravo a far pendere la bilancia dalla sua parte (6-4 6-2) pur se patendo più del previsto nel corso del primo set, durato oltre un’ora. Quel precedente però oggi dice poco, sia perché la superficie è ben diversa da quella di allora, sia perché in poco più di un anno il mondo della racchetta è stato letteralmente capovolto, specie per ciò che riguarda Nole. Che a Wimbledon va a caccia di quel successo tale da legittimarne scelte che hanno fatto discutere e che continueranno a farlo, specie se non dovesse avere la possibilità di prendere parte agli US Open (per ora sarebbe escluso).

La solidità mostrata da quello che da lunedì sarà l’ex numero uno del mondo (addirittura sprofonderà indietro fino alla sesta posizione, complice l’insana decisione dell’ATP di non assegnare punti ma di sottrarre comunque quelli dell’anno passato) è certamente il primo riferimento di cui tenere conto: Djoko nel corso del torneo è salito di colpi, benché contro la sorpresa Van Rijthoven ha dovuto faticare più del previsto, costretto a rimettere le cose a posto dopo aver perso il secondo set (ha chiuso poi in 4).

Ma è un Nole bello carico e concentrato sul lavoro da portare avanti, che nella fattispecie fa rima con ritorno in finale e (possibilmente) alla vittoria. Tutti danno per scontata la finale con Nadal, che sarebbe la quarta in assoluto al Championship tra i due, e le tre precedenti le ha vinte tutte il serbo. E tutti danno per scontato che non lascerà spazio a Sinner, che per inciso non ha mai battuto un top 5 in carriera, benché meno a un torneo dello slam. Insomma, pochi voli pindarici e un po’ di sano realismo: Jannik potrà giocare anche la partita perfetta, ma se Djokovic saprà giocare al suo livello potrebbe comunque risultare fuori portata.

VARIAZIONI, SERVIZIO E TESTA: LA RICETTA DI JANNIK

Crederci però è un dovere, e in casa dell’allievo di Simone Vagnozzi l’idea di fare un altro scalpo eccellente si insinua peregrina. Intanto proprio il cambio dell’allenatore, unito all’ingresso nello staff di Darren Cahill, sembra alla base della metamorfosi sull’erba dell’altoatesino: la decisione di congedarsi da Riccardo Piatti, eredità della netta sconfitta contro Tsitsipas agli Australian Open, trova senso compiuto di fronte alla crescita esponenziale di un ragazzo che ha imparato a gestire meglio alcuni aspetti del gioco e della partita, soprattutto cercando di variare il più possibile i colpi anche all’interno dello stesso scambio.

È un’arma, questa, determinante per provare a mandare in crisi la provata regolarità di Djokovic, che solitamente non concede modo agli avversari di imporre il proprio gioco rispondendo sempre con grande efficacia in ogni frangente. Sinner dovrà allora cercare di entrare meglio col servizio (e con Isner e pure con Alcaraz la prima ha funzionato bene) e soprattutto di non perdere campo in risposta, in modo tale da obbligare Nole a un lavoro supplementare che potrebbe creargli più di un fastidio.

Chiaro però che anche il serbo dovrà “collaborare”: contro Nadal a Parigi perse nel momento in cui non riuscì a reagire alle prime vere difficoltà di serata, finendo per commettere tanti (troppi) errori gratuiti, specie nei momenti chiave dell’incontro. Sinner ha mostrato carattere e grande capacità di non abbattersi: avrebbe potuto farlo contro Alcaraz dopo aver mancato due match point nel tiebreak del terzo set ed essersi ritrovato sotto 0-40 nel primo gioco del quarto, ma nel momento in cui era più facile deragliare ha finito per riguadagnare campo, fiducia e fluidità.

Sarà una partita di nervi, più che di gambe e di polso: Djokovic parte favorito, ma non è detto che possa soltanto perderla lui. Perché Jannik ha mostrato numeri tali da avvalorare la tesi che possa essere lui a prendersi la scena. Essere ai quarti è già una vittoria, ma quella più bella sarà sempre e soltanto la prossima.

(Credits: Getty Images)

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