Di tutte le accuse più strampalate che s’è sentito rivolgere nel corso di due decenni di carriera ad alti livelli, a Rafa Nadal questa probabilmente ancora mancava: potrebbe essere ricondotta sotto la voce “eccessiva dimostrazione di dolore addominale”, che è un po' quello che tutti gli rimproverano da quando ha fatto fuori Taylor Fritz ed è avanzato per l’ottava volta in carriera al penultimo atto di Wimbledon.
L’ultimo a scagliarsi contro il mancino di Manacor è stato Fabio Fognini, che ha sollevato dubbi sulla reale entità dell’infortunio occorso al giocatore spagnolo tra il primo e il secondo set del match disputato mercoledì scorso sul Centrale.
Smettetela di credere a tutto quello che leggete
ha sentenziato il ligure, da sempre rivale di Nadal soprattutto sul rosso, che ha proseguito poi l’affondo augurando al collega buona fortuna in vista della finale di domenica. Non un’uscita felicissima per Fogna (non nuovo a certe sparate social ma pronto a chiarire con un post successivo di non aver fatto alcun riferimento a Nadal), ma che in qualche modo testimonia come sotto la ceneri ci sia una fiamma bella accesa. Perché Nadal o lo si odia, o lo si ama.
E tra coloro che ritengono che abbia esagerato o persino simulato nel mostrare quel fastidio addominale prima di andare a vincere il match al quinto (e dopo 4 ore abbondanti di battaglia), e chi ritiene che questa sia stata l’ennesima impresa superba di una carriera che non conosce tramonto, la “lotta” è appena cominciata.
KYRGIOS HA DAVANTI A SÉ L’OCCASIONE DELLA VITA
Chi vorrebbe Rafa rispedito a casa all’istante tiferà Nick Kyrgios in un match che si preannuncia denso di significati. Perché tra i due non è che corra tutto questo buon sangue: dei 9 precedenti disputati a partire dal 2014, non ce n’è uno che si “salva” quanto a polemiche ed episodi che hanno lasciato strascichi.
A Wimbledon poi la sfida è tutt’altro che una novità: proprio nel 2014 i due si affrontarono per la prima volta in campo sull’erba londinese, con il giovane Nick che mandò in scena il primo vero show della sua parabola da tennista professionista, con Nadal che ci rimase di sasso quando vide interrotta la propria corsa agli ottavi. All’epoca Rafa era già un campione: aveva trionfato al Championship due volte e sentiva di poter competere nuovamente per il titolo.
Kyrgios s’abbatté su di lui come un uragano: diede vita a una partita praticamente perfetta e qualche parolina di troppo volata in campo diede modo a Nadal di arrabbiarsi e tornarsene a casa con mille cattivi pensieri. Quando nel 2019 si ritrovarono nuovamente uno di fronte all’altro sul Centrale (ma era il secondo turno), a fare rumore non fu tanto la vittoria di Rafa, quando la “pallata” volontaria che l’australiano spedì al corpo del rivale, commentando poi in conferenza stampa di averne il diritto,
perché con tutti i titoli slam che ha vinto e i soldi che ha guadagnato, Nadal può anche permettersi di prendere una pallata.
Niente scuse, solo sregolatezza. Dopotutto la sera prima Nick venne immortalato a farsi un giro nei pub attorno a Church Road, accompagnato da belle ragazze. Professionalità poca, ma talento da vendere.
I DUE PRECEDENTI A WIMBLEDON (E IL BILANCIO PARI)
L’ultima volta che si sono affrontati è storia piuttosto recente: 100 giorni fa a Indian Wells a vincere fu ancora Nadal, nonostante l’ottimo momento di forma mostrato da Kyrgios, confermato abbondantemente anche nella stagione sull’erba. Quel giorno la rabbia per la sconfitta portò Nick a scagliare con violenza a terra la racchetta, che rimbalzò e finì nei pressi di un raccattapalle, costretto a spostarsi per non prenderla in pieno volto.
Stavolta potrebbe andare diversamente, con il decimo scontro della saga (bilancio 6-3 per Nadal) che sulla carta sembrerebbe essere favorevole a Kyrgios. Che è in evidente stato di grazia, unico ad aver vinto agevolmente il proprio quarto di finale, cosa che testimonia quanto stia vivendo (forse) la miglior settimana della sua carriera.
A Nadal poi piace tenere tutti col fiato sospeso: ha ammesso candidamente di non sapere ancora se potrà essere della partita, perché prima vorrà capire bene cosa è accaduto ai suoi addominali scolpiti nella roccia. Rinunciare a una semifinale è di per sé un esercizio durissimo, farlo quando si sta giocando uno slam, per giunta il più ambito e iconico che c’è, rischia di trasformare la quotidianità in un incubo.
RAFA, PER LA STORIA SERVE UN’IMPRESA ANCORA PIÙ GRANDE
Non vuole vivere di rimpianti Nadal, che da mesi ormai fa di tutto e di più per presentarsi in condizioni accettabili in campo. Chiaro però che se mai dovesse decidere di rinunciare a giocare è perché saprebbe perfettamente di non poter ambire a nulla di concreto. Rafa non è il tipo che gioca per partecipare, e sebbene di punti in ballo ce ne siano zero, sul Centrale andrà solo nel caso in cui avrà qualche minima chance di poterla spuntare.
Perdere 7 volte la battuta come fatto con Fritz, anche perché costretto a battere al 70% delle proprie possibilità, è un segnale di cui è giusto tenere conto, perché contro questo Kyrgios in un contesto simile non ci sarebbe proprio partita. Ma Nadal non è nuovo a “resurrezioni” sull’orlo del precipizio: a Wimbledon ha vinto 58 delle 70 gare disputate, negli slam è in striscia aperta da 19 incontri, nel 2022 viaggia col 92% di percentuale di vittorie (35 successi e appena tre ko.).
Eppure contro questa versione di Nick, al netto del problema agli addominali, partirà sfavorito. È la “condanna” dei campioni: devono sempre dimostrare qualcosa in più, perché nessuno regalerà loro niente. Due mondi agli antipodi, due visioni opposti della vita, tanto in campo quanto fuori: se sarà semifinale, probabile che sarà indimenticabile. E se dovesse superare anche questo scoglio, a quel punto Nadal è giusto che venga considerato l’ultimo vero immortale.
(Credits: Getty Images)