TOUR DE FRANCE TAPPA 8: È GIÀ UN TUTTI CONTRO POGACAR

Submitted by Anonymous on Sat, 07/09/2022 - 08:53
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Redazione
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ASU, abbiamo un problema: hanno ucciso il Tour de France, o almeno stanno facendo di tutto per far si che la fine delle ostilità arrivi con larghissimo anticipo su quanto desiderato. Altro che meteora: Tadej Pogacar è una stella luminosa come non se ne vedono da decenni nel mondo dorato delle grandi corse a tappe, e di questo passo rischia di archiviare la pratica Tour nello spazio di una sola settimana.

Quanto fatto vedere nelle ultime due tappe non necessita di ulteriori commenti: lo sloveno è superiore a qualunque altro rivale, benché Jonas Vingegaard le abbia provate tutte per restargli a ruota almeno sulla terribile rampa finale di La Planche des Belles Filles. Solo il danese sembra resistere allo strapotere dell’uomo di punta dell’UAE Team Emirates, che se non ha ancora ammazzato il Tour è comunque sulla buona strada per condurre in porto il proposito.

Ma il vero problema è che questo Pogacar pare fuori portata e potrebbe diventarlo ancora di più non soltanto nelle prossime due settimane, ma pure negli anni a venire. Perché da quando ha preso il comando delle operazioni nella crono con arrivo proprio nella località dell’Alta Saona, quella che gli consentì di ribaltare la corsa alla maglia gialla dell’edizione 2020, in Francia non ce n’è stato per nessuno. Troppo forte Tadej, troppo superiore alla concorrenza, troppo ardito anche solo pensare di poterlo mettere in croce. Tanto che dopo l’ennesimo acuto qualcuno ha cominciato a scomodare paragoni con il grande Eddy Merckx, parlando apertamente di un “nuovo cannibale”.

TAPPA PER ATTACCANTI: WOODS L’HA MESSA NEL MIRINO

Pogacar adora quando la strada sale e di salita ce ne sarà anche nel corso di un’ottava tappa che pure dovrebbe rivelarsi meno impegnativa per gli uomini di classifica, con la possibilità per qualche attaccante di giornata di fare il colpaccio. La Dole-Losanna, 186 chilometri con arrivo in Svizzera (evidentemente ad ASU, cioè la società che organizza la corsa, piace svalicare oltre confine), non smuoverà le acque nei piani alti ma sarà comunque una tappa sufficientemente mossa per poter assistere a qualche bel numero da parte di corridori abituati a prendere vento e andare all’avventura.

I quattro GPM sono piuttosto agevoli: il più “duro” è la Cote des Rousses, poco meno di 7 chilometri con una pendenza media del 5%, posta però a metà del percorso di giornata. Di sicuro però sarà più spettacolare la Cote du Stade Olympique che porterà la carovana verso il traguardo, 4.800 metri intervallati quasi a metà da un tratto di un chilometro in falsopiano, cui seguirà una rampa con pendenze piuttosto dure intorno al 12%.

Dovesse arrivare il gruppo compatto, di sicuro occhio a Pogacar, a Matthews, ma anche a un Van Aert (che s’è risparmiato nella prima tappa di montagna) o a un van der Poel, sin qui vera delusione della corsa. Anche Primoz Roglic potrebbe approfittare dell’arrivo all’insù per provare almeno ad attutire le botte prese nella prima settimana (metaforicamente e non solo) e guadagnare qualche secondo su chi gli sta davanti.

Altrimenti occhio agli uomini “da classiche”, quelli che non temono affatto il pericolo o la solitudine: Bauke Mollema, Tim Wellens e Michael Woods, giusto per citarne alcuni, potrebbero sfruttare l’eventuale scarso interesse da parte del gruppo di andarli a prendere per andare a giocarsi la tappa, magari con azioni da lontano. E lo stesso dicasi per Matej MohoricAlexey Lutsenko e Jakob Fuglsang. Poi al solito occhio a Magnus Cort-Nielsen, il padrone della maglia a pois.

ITALIANS DON’T IT BETTER: NON SVENTOLA IL TRICOLORE

E gli italiani? La domanda, ahi noi, da qualche anno è sempre più ricorrente. Ecco, gli italiani per ora a questo Tour hanno fatto da comparse, o qualcosa di molto simile. Damiano Caruso, 18esimo, è il migliore in classifica generale, ma paga oltre 3’ e mezzo da Pogacar, con Mattia Cattaneo scivolato una posizione più indietro a 4’ dal leader.

Una tappa come quella che terminerà a Losanna potrebbe anche ingolosire uno come Alberto Bettiol, ma per quanto visto finora il toscano non sembra propriamente in palla. E anche Alberto Bagioli necessita di dare un segnale che per ora è rimasto celato da qualche parte.

A proposito di italiani: Filippo Ganna, abbandonato il proposito di indossare la maglia gialla, è a mezzora abbondante da Pogacar e per ora non è stato molto d’aiuto agli scalatori Ineos Granadiers sulle prime rampe vere, mentre Gianni Moscon continua il suo calvario, ritrovandosi addirittura terzultimo e ogni giorno costretto a fare i conti con una cronica difficoltà a recuperare le energie.

Il Covid e la bronchite che l’hanno colpito a primavera stanno porgendo il conto: un Moscon così non era preventivabile neppure negli incubi peggiori. E di questo passo non è neppure escluso un ritiro a breve, perché altre due settimane in questa maniera a ben poco finirebbero per servire.

(Credits: Getty Images)

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