TOUR DE FRANCE, TAPPA 11: PRIMO TAPPONE ALPINO, BRIVIDO GALIBIER

Submitted by federico.tireni on Wed, 07/13/2022 - 09:13
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Redazione
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Se c’è una montagna di Francia che come poche altre evoca agli italiani dolci ricordi, quella non può che essere il Galibier. E non perché sia tanto “facile” da scalare o da affrontare con un rapporto nemmeno troppo corto, quanto perché soprattutto è quella che nell’immaginario collettivo è affiancata da sempre all’impresa più bella che il popolo del pedale a tinte tricolori ricorda.

Sul Galibier il 27 luglio 1998 Marco Pantani costruì il suo favoloso volo che l’avrebbe portato a spodestare Ian Ullrich dal gradino più alto del podio del Tour de France, sotto una pioggia battente e in condizioni atmosferiche da tregenda. E quando pensi al Galibier un groppo in gola è il minimo che possa avvertire qualunque appassionato delle due ruote, perché quel giorno, anzi, quella tappa e quel momento in pochi lo hanno dimenticato.

Stavolta sarà diverso, perché non c’è nessun Pantani pronto a sferrare l’attacco a una quarantina abbondante di chilometri dall’arrivo, ma a qualcuno della carovana gialla magari verrà voglia di prendere il largo e provare a far saltare il banco in quella che, a detta di tutti, è la vera tappa alpina dell’edizione 2022 della Grand Boucle. Che precede di 24 ore l’ascesa all’Alpe d’Huez, ma che potrebbe effettivamente fare danni più di quanto non potrà fare la seconda frazione nelle Alpi francesi.

TELEGRAPHE E GALIBIER PRIMA DEL COL DU GRANON

La stoccata di Magnus Cort-Nielsen a Geneve ha ricordato a tutti che in questo Tour non esistono tanti margini di variazioni sul tema. Il danese, già bello carico nelle tre tappe corse in patria (quando prese la maglia a pois), è una delle rivelazioni di questa edizione e anche se oggi lascerà presumibilmente la copertina agli uomini di classifica, di certo una piccola nicchia con la quale verrà ricordato se l’è già meritata.

Da Albertville al Col du Granon Serre Chevalier il terreno per attaccare la maglia gialla certo non dovrebbe mancare: quattro salite una diversa dall’altra, ma tutte che esigono una certa gamba per essere affrontate. Dopo i primi 40 chilometri pianeggianti, con traguardo volante posto dopo appena 16,5 chilometri a Aiguebelle (occhio a Van Aert, sempre assetato di punti per rinsaldare la maglia verde), il Lacets de Montvernier è la prima asperità di giornata, appena 3.500 metri di lunghezza ma con pendenza media dell’8%.

Il Col du Telegraphe, seconda ascesa in programma, è invece una salita ben nota agli appassionati: non è lunga (poco meno di 12 chilometri) e nemmeno tanto impervia (11,7% di media), ma rimane una delle più trafficate nel corso della storia del Tour e costringerà gli uomini di classifica a stazionare nelle posizioni alte del gruppo. Anche perché dopo una discesa di una manciata di chilometri si comincia a scalare il Galibier, 17 chilometri con pendenza media del 7,2%, raggiungendo la cima più alta di questa edizione della corsa gialla a 2.642 metri, col caldo (probabile) compagno di viaggio a rendere la vita ancora più dura alla carovana.

INEOS GRANADIERS, CHI È IL “VERO” CAPITANO?

Basterebbe già questo per testimoniare il grado di difficoltà dell’undicesima tappa, ma gli organizzatori hanno voluto proprio “esagerare” decidendo di porre il traguardo in cima al Col du Granon, salita non troppo lunga (11,3 chilometri) ma con una pendenza media piuttosto pronunciata del 9,2% e una seconda parte decisamente più impegnativa, con punte del 15%.

Un terreno nel quale i big della classifica generale si ritroveranno giocoforza l’uno contro l’altro: Tadej Pogacar, sempre attivo nelle prime posizioni del gruppo, seppur rimasto decisamente più solo per via del ritiro di George Bennett e le condizioni non ottimali di Rafa Majka (che ha il Covid ma con bassa carica virale: per questo non è stato escluso dalla corsa), dovrà cercare di tenere a bada le velleità di Jonas Vingegaard, l’unico sin qui ad aver dimostrato di poterlo impensierire per davvero, attardato di 39 secondi in classifica generale e con il team Jumbo Visma ormai a completa disposizione (Roglic è a poco meno di 3’: difficile che possa rientrare in gioco per il primato).

Ma sarà una giornata capitale anche per il team Ineos Grenadiers, dove ancora non c’è un capitano vero e proprio, dal momento che Geraint Thomas e Adam Yates se la battono a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro, attardati di meno di un minuto e mezzo dalla vetta. Sarà presumibilmente la strada a decidere chi tra i due dovrà essere considerata la prima punta, con Pidcock e Martinez pronti a dar loro una mano nelle rampe di giornata.

David Gaudu ed Enric Mas troveranno pane per i loro denti per provare ad accorciare la forbice da chi sta davanti, così come Nairo Quintana e Romain Bardet. E i francesi sperano anche in Thibout Pinot, fuori dai giochi per la generale ma dato in buone condizioni. L’Italia si aggrappa a Damiano Caruso, sin qui apparso non propriamente al top della forma, ma che su pendenze a lui abbastanza congeniali potrebbe cambiare passo.

(Credits: Getty Images)

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