TOUR DE FRANCE TAPPA 12: C’È L’ALPE D’HUEZ, POGACAR PENSA AL RISCATTO

Submitted by Anonymous on Thu, 07/14/2022 - 11:04
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Redazione
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Sventola il tricolore nel cielo d’Oltralpe: in Francia oggi è la ricorrenza della presa della Bastiglia, e la festa nazionale viene festeggiata con tutti gli onori del caso. Tanto che il 14 luglio tradizionalmente è una delle giornate più belle ed affascinanti al Tour, che per il giorno della festa si riserva percorsi di forte richiamo.

L’Alpe d’Huez risponde pedissequamente a questo identikit: la salita mitica della Grand Boucle, forse sarebbe meglio dire quella per eccellenza, che fece grandi Coppi, Hinault, Bugno, Pantani (unico a scendere sotto i 37’ nei 14 chilometri di ascesa), Ullrich, Indurain, Virenque e molti altri ancora. Una salita tornata d’attualità da 30 anni a questa parte, quando raramente l’organizzazione l’ha esclusa dal percorso, e che torna a distanza di 4 anni dall’ultima volta, quando a domarla fu il britannico Geraint Thomas, ovvero del futuro vincitore di quell’edizione.

La curiosità nel vedere la carovana gialla affrontare nuovamente i 21 tornanti è tanta, anche perché da meno di 24 ore il Tour è stato completamente ribaltato e tutto il mondo si attende nuove schermaglie in una frazione che potrebbe rivelarsi piena di significati.

ANCORA GALIBIER, POI PURE IL COL DE LA CROIX DE FER

Il primo risveglio in giallo di Jonas Vingegaard non è stato privo di pensieri e preoccupazioni. Sicuramente bello, ma la bellezza una volta salito in sella lascerà il posto alla battaglia, sportivamente parlando. Da Briancon all’Alpe d’Huez ci sono da percorrere 165 chilometri, con un dislivello superiore ai 4.500 metri. È la replica fedele della tappa del 1986 che vide trionfare Bernard Hinault, e sarà per questo che in Francia confidano di vedere un loro connazionale mettere il naso davanti sotto lo striscione dell’arrivo: per quanto visto ieri, Romain Bardet sarebbe l’indiziato principale, secondo nella generale a 2’16 da Vingegaard e apparso decisamente in palla in questa prima metà di Tour de France.

Ma le scorie della tappa alpina che ha sconvolto la classifica generale potrebbero dar adito a nuove clamorose sorprese, anche perché il tracciato di giornata si presta a molte interpretazioni. Prima del gran finale si dovranno superare altri due salite fuori categoria: il versante del Galibier affrontato in discesa nella tappa precedente, posto praticamente in avvio di frazione, e poi il Col de la Croix de Fer, una montagna infinita (misura quasi 30 chilometri) con pendenza media del 5,2%, ma tale da farsi sentire eccome nelle gambe dei corridori.

Anche per questo è difficile immaginare che si possa assistere ad azioni da lontano da parte degli uomini di classifica, come avvenuto nella giornata precedente: la sensazione è che la corsa sarà chiusa per i big fino alle prime rampe dell’Alpe d’Huez, dove la differenza la faranno solo e soltanto le gambe.

JUMBO VISMA IN CONTROLLO, MA OCCHIO AI FRANCESI

Detto che il traguardo volante posto a Le Monetier-les-Bains, a metà dell’ascesa del Galibier, invoglierà qualche fuggitivo a prendere il largo in fretta (qualcuno ha detto Van Aert?), l’ipotesi che una fuga da lontano possa andare in porto è abbastanza improbabile. Perché i Jumbo Visma cercheranno di tenere bloccata la corsa, ma anche e soprattutto di fare un ritmo importante, così da isolare una volta di più Pogacar, che è rimasto praticamente con un solo gregario da montagna (Majka, che pure ieri ha speso tantissimo) dopo il ritiro forzato di Bennett.

È un fattore da non sottovalutare: lo sloveno è atteso alla prova del riscatto dopo essere andato fuori giri nei 6 chilometri conclusivi dell’ascesa al Col du Granon, ma considerarlo già battuto sarebbe un errore imperdonabile. Vero è che Vingegaard può contare su una squadra fortissima, ormai tutta al suo servizio: avere un gregario come Roglic non è cosa da tutti i giorni, ma ci sono anche Kuss, Kruijswijk e Benoot (oltre a Van Aert) a rendere granitico il blocco accanto al danese, logico favorito sulla via che conduce a Parigi.

Vingegaard potrebbe pagare lo sforzo profuso nella parte finale della tappa di ieri, quando non s’è risparmiato andando a guadagnare quasi 3’ rispetto a Pogacar, che certamente ha preferito anche un po’ gestirsi, pensando alle difficoltà altimetriche proposte dalla tappa odierna.

Jonas e Tadej difficilmente resteranno a guardare sulle rampe dell’Alpe d’Huez, 14 chilometri all’8,2% di pendenza media, ma occhio a Bardet, speranza di Francia (e il 14 luglio i francesi hanno sempre qualche stilla di energia in più…), e pure a Nairo Quintana, apparso decisamente bello pimpante sopra i 2.000 metri, come tradizione vuole.

Il plotone di aspiranti vincitori transalpini deve necessariamente includere Gaudu, Pinot e Barguil, ma alla fine la soluzione più ovvia e scontata potrebbe vedere un altro duello tra Vingegaard e Pogacar, giusto per ricordare al mondo quanto è bello e imprevedibile il Tour 2022.

(Credits: Getty Images)

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