TENNIS, LA RINASCITA DI CORIC È UNA FAVOLA BELLA E INATTESA

Submitted by Anonymous on Mon, 08/22/2022 - 14:29
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Redazione
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Quando una racchetta incontra un giocatore croato, qualcosa di magico è destinato a scaturire di conseguenza. Perché la facilità con la quale i sogni prendono vita è una costante che da più di due decenni rende il tennis dei Balcani qualcosa in più di un semplice gioco. Quando Goran Ivanisevic nel 2001 conquistò il titolo a Wimbledon, entrato in tabellone grazie a una wild card, il mondo assistette estasiato a una delle più belle favole moderne della storia dello sport.

Con tutti i dovuti paragoni del caso, il trionfo di Borna Coric a Cincinnati mai potrà essere paragonato a quello di Ivanisevic, ma in qualche modo conferma l’attitudine dei croati a rendere possibile ciò che la logica ritiene essere impossibile.

Dopotutto nessuno avrebbe puntato neppure un centesimo sulla vittoria di Borna nell’ultimo Masters 1000 prima degli US Open: da quando era tornato in campo aveva disputato appena 4 match sul cemento, vincendone uno (contro Verdasco a Miami) e perdendo i restanti tre senza troppe attenuanti, incluso quello giocato a Montreal a inizio agosto contro il connazionale Cilic. Poi però in Ohio la musica è cambiata e la favola ha spiccato il volo, riconsegnando al tennis mondiale un talento che ha avuto solo la sfortuna di dover lottare contro una lunga scia di avversità, tali da abbattere un elefante.

UNA SETTIMANA DA DIO: SOLO NADAL GLI HA “PRESO” UN SET

Che poi Borna Coric da Zagabria tutto questo gigante nemmeno lo è: sfiora i 190 centimetri di altezza, ma se lo vedi dal vivo non ti dà la sensazione di essere così “portentoso” come la stazza vorrebbe far credere. Sette mesi poi di astinenza assoluta dalla racchetta hanno contribuito a renderlo un po’ più legnoso nell’azione: se non avesse ritrovato percentuali bulgare (nemmeno balcaniche) al servizio, probabilmente a Cincinnati non avrebbe fatto strada, come accaduto nei tornei precedenti.

Lui che peraltro è un buono specialista sulla terra, la superficie dove è stato svezzato sin da adolescente, ma che sul cemento ha trovato spesso la sua dimensione preferita. Per non far torto a nessuno, però, ha spartito sapientemente le sue tre vittorie nel circuito ATP: la prima, a Marrakech, è arrivata sul rosso (era il 2017), la seconda sull’erba di Halle nel 2018 (battendo Federer in finale), la terza appunto sul cemento a Cincinnati.

Dove in soli 6 giorni ha battuto tre top 10… e mezzo, perché in fondo Norrie l’ha affrontato in semifinale quando già sapeva che sarebbe rientrato nei primi dieci giocatori al mondo (lunedì scorso era 11, oggi è alla 9). Solo Rafael Nadal, seppur ancora in rodaggio in vista degli US Open, gli ha portato via un set: le altre cinque vittorie sono arrivate tutte in coda al secondo parziale, complice anche l’80% di media di punti realizzati con la prima di servizio.

LA RISALITA DAI CHALLENGER ALLA GLORIA

Il trionfo in Ohio magari è casuale, ma fino a un certo punto. Perché se in 6 partite arrivi a collezionare 40 palle break, convertendone 15, non può essere solo una benedetta coincidenza (ne ha concesse a sua volta 20, ma cedendo la battuta solo in 4 occasioni). Coric ha vissuto una settimana da urlo che l’ha riportato indietro con le lancette di almeno quattro anni, quando arrivò a sfiorare la top ten fino ad occupare la posizione 12 nel ranking mondiale.

La crisi patita sul finale del 2019, con 10 ko. in 11 gare disputate tra ottobre 2019 e febbraio del 2020, era parsa già un segnale chiaro di un’involuzione senza apparente soluzione di rottura: il Covid sulle prime ha frenato l’emorragia di risultati, poi però è arrivata la spalla destra a presentargli il conto a inizio 2021. La decisione di sottoporsi a un intervento chirurgico è stata la più difficile di tutta la sua carriera: il rischio di vederla interrotta a soli 25 anni non era così peregrino, ma dopo 7 mesi di stop completo e una lenta e faticosa ripartenza, la primavera del 2022 ne ha segnato il definitivo ritorno sulle scene.

Un ritorno, va da sé, per nulla semplice né scontato: dopo aver vinto due soli incontri dei primi 9 disputati Borna ha deciso che fosse meglio ripartire dal basso, dai Challenger di Roma Garden e Forlì (in entrambi è uscito al debutto contro Cobolli ed Elias), da quello di Perugia (fuori ai quarti contro Etcheverry) e da quello vinto a Parma, primo bagliore di una ripresa che pure appariva ancora lenta e difficoltosa, come dimostrato dal successivo ko. a Iasi, in Romania, per mano della wild card Ionel (311 ATP). Che potrà dire almeno di aver battuto quello che un mese e mezzo più tardi sarebbe diventato il primo atleta di sempre a vincere un Masters 1000 pur partendo a inizio torneo da una posizione del ranking oltre la numero 150.

QUESTO TENNIS È IMPREVEDIBILE COME NON MAI

Che il mondo del tennis stia attraversando una fase quantomeno atipica non è certo un’affermazione sbagliata. La vittoria di Coric arriva una settimana dopo quella di Pablo Carreno Busta a Montreal, altro epilogo sorprendente considerando le sue qualità di ottimo terraiolo, e non certo di granatiere sul cemento.

Coric, nel commentare la sua incredibile settimana, ha ammesso candidamente di non essersi preparato alcun discorso. Perché non era nei suoi programmi arrivare ad alzare il trofeo, semmai nei suoi desideri, gli stessi che due mesi e mezzo fa lo spingevano a trovare ostinatamente la luce in fondo al tunnel. Ha resistito come solo i grandi sanno fare e di colpo s’è ritrovato catapultato in una dimensione che credeva di aver perso per sempre. A Flushing Meadows avrà tanti occhi addosso, anche se magari le gerarchie di sempre verranno ristabilite (Nadal e Medevevd saranno lì per quello). Ma intanto Coric ha ricordato a tutti che volere è potere.

(Credits: Getty Images)

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