DURANT E I NETS HANNO FATTO PACE: BROOKLYN PUNTA AL TITOLO

Submitted by federico.tireni on Wed, 08/24/2022 - 06:32
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Redazione
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Aveva tutta l’aria di voler essere una resa dei conti: da una parte Joe Tsai, Steve Nash e Sean Marks, rispettivamente proprietario, allenatore e general manager di franchigia. Dall’altra Kevin Durant e il suo agente Rich Kleiman, riuniti attorno a un tavolo per decidere una volta per tutte cosa ne sarebbe stato del futuro dei Brooklyn Nets e di ciò per il quale erano stati pensati e costruiti negli ultimi tre anni. Un vero e proprio scontro finale, non necessariamente però volto a rompere definitivamente un legame che nelle ultime settimane è andato parecchio in crisi, a partire dalla richiesta di Durant di essere tradato per presunte incompatibilità con il coaching staff.

Alla fine però, come nelle migliori famiglie, una volta lavati i panni sporchi è tornato il sereno: KD resterà ancora nella grande mela, convinto che la sua storia con i Nets non sia finita e anzi ringalluzzito all’idea di sfidare il resto della lega per provare a mettersi a dito un anello che avrebbe un valore ben superiore a quelli conquistati nella baia di San Francisco nel biennio 2017-2018.

RICHIESTE ALTE: IMPOSSIBILE ESSERE SCAMBIATO

Aver scelto Los Angeles come luogo per l’incontro avrebbe anche potuto suggerire un finale degno di Hollywood, con colpo di scena e pubblico in visibilio. Stavolta però i tavoli sono rimasti al loro posto, sintomo che non c’è stato nulla per cui valesse la pena discutere: KD ha compreso le ragioni della franchigia, ma forse è stato il primo a voler trovare una sorta di pax con Nash e il resto della compagnia, anche perché da quando ha chiesto di essere ceduto di proposte reali non se ne sono viste poi molte.

S’era parlato per lui di un possibile approdo a Boston, che sarebbe stata persino disposta a cedere Jaylen Brown pur di mettere le mani sull’MVP delle Finals 2017 e 2018 (cosa che ha irritato e non poco Brown: magari con questo stratagemma, chissà quanto voluto, i Nets hanno fatto centro, creando una turbativa mica da ridere in casa di una contender per il titolo). Inizialmente Phoenix e Miami c’avevano fatto un pensierino, ma in Arizona hanno deciso di non lasciar partire DeAndre Ayton pareggiando l’offerta da 138 milioni di Indiana, mentre in Florida il guru Pat Riley non se l’è sentita di smembrare un collettivo che ha dimostrato di funzionare e avere un futuro importante davanti, ipotecando di fatto tutto l’avvenire per provare a vincere subito.

Memphis era stata l’ultima suggestione: una squadra giovane e ambiziosa, pronta a sacrificare qualche pedina e tante scelte future per garantirsi un giocatore da urlo e regalare al mondo una combo favolosa con Ja Morant. A Durant la cosa piaceva, ma una volta intuito che non se ne sarebbe fatto nulla ha preferito tornare a più miti consigli.

CON DURANT RESTA ANCHE IRVING. E RIECCO SIMMONS

Considerare KD alla stregua di un figliol prodigo è forse troppo, ma di sicuro un pentimento (anche minimo) nella sua testa c’è stato. Andare via dai Nets avrebbe comportato più problemi di quanti se ne intravedono all’orizzonte ora che ha deciso di restare. Brooklyn rimane una mezza polveriera, con Kyrie Irving che a sua volta deve decidere cosa fare da grande: i Lakers lo stanno inseguendo con tutti gli onori del caso, ma adesso che Durant ha fatto sapere pubblicamente di restare a NY è probabile che anche l’ex scudiero di LeBron ai tempi di Cleveland opti per la soluzione più ovvia, cioè quella di tentare di vivere un’annata “normale” ai Nets e puntare al titolo senza mezze misure.

Anche perché è di ieri la notizia che Ben Simmons, scambiato per Harden da Phila lo scorso febbraio, è pronto per tornare ad allenarsi in vere partitelle 3 contro 3, segno evidente che la condizione sta tornando e che tra due mesi, nell’opening night, potrà finalmente fare il suo esordio con la maglia bianconera.

Rispetto a due mesi fa il vento è cambiato e Brooklyn sembra avere molte più chance di ambire a una stagione di vertice piuttosto a quante ne avesse lo scorso anno, con la questione Irving tutta da decifrare (non avrebbe giocato le gare casalinghe per via dell’impossibilità riservata ai no vax di accedere agli impianti sportivi stabilità dall’amministrazione newyorchese) e Harden in evidente declino.

IL FRONT OFFICE DEI NETS STRAVINCE SU TUTTA LA LINEA

Ora Nash, incassata nuovamente la fiducia del leader del gruppo, potrà lavorare pensando unicamente al bene di tutti. I Nets sanno di poter diventare una contender vera a Est: hanno acquistato Royce O’Neal dai Jazz inserendo un innesto di esperienza e qualità e andranno ora a caccia di veterani in grado di dare il loro apporto alla causa. Con Durant, Irving e Simmons in squadra, attrarre qualche giocatore in cerca di una chance da titolo non sarà poi tanto difficile.

Alla fine però il vero capolavoro l’hanno fatti quelli del front office: Marks ha resistito alle richieste decisamente poco “gentili” delle sue stelle, facendo capire loro che Brooklyn non è un albergo e anzi responsabilizzandoli ulteriormente circa il ruolo cui dovranno adempiere nelle prossime stagioni. La franchigia s’è dimostrata unita e compatta e questo ha rappresentato un punto di forza non da poco, magari tale da convincere anche Durant che stavolta era meglio evitare di sbaraccare.

Il campo, al solito, dirà chi avrà avuto ragione: se la stagione partirà bene, i Nets potrebbero diventare più di una contender, perché il talento certo non manca. Dovessero andar male le cose, allora tornerebbe ad essere la polveriera dell’NBA. Ma con bravi “pompieri” nella cabina di comando: dopotutto le vittorie cominciano dietro la scrivania.

(Credits: Getty Images)

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