SERIE B, BALDINI RIPARTE DA PERUGIA. TRA METAFORE, CALCOLI ED ESORTAZIONI

Submitted by federico.tireni on Thu, 09/22/2022 - 06:37
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Di personaggi come Silvio Baldini il mondo del calcio farebbe bene ad andarne in cerca. E due mesi dopo la dipartita (non senza polemiche) da Palermo, ecco che il tecnico toscano ha trovato di nuovo casa: il Perugia gli ha spalancato le porte per provare a risollevare le sorti di una stagione nata decisamente sotto una cattiva stella, col rapporto mai decollato con Fabrizio Castori e l’esonero di quest’ultimo seguito alla sconfitta nel sentitissimo derby con la Ternana.

Non avendo guidato il Palermo in gare ufficiali, Baldini ha potuto sedersi sulla panchina del Grifo, consapevole del carico di aspettative che si porta appresso dopo l’impresa della passata stagione sulla panchina dei rosanero di Sicilia, che ritroverà sul suo cammino a gennaio al “Curi” (al “Barbera” la sfida è già andata in scena, con successo dei padroni di casa per 2-0). E tanto per mantenere fede alla sua fama di istrione, nella conferenza stampa di presentazione non ha mancato di regalare qualche perla d’autore, che un po’ fanno parte del personaggio, un po’ rappresentano l’essenza stessa dell’uomo oltre l’allenatore.

 

OGNUNO AL PROPRIO RUOLO, INCLUSA LA GENTE SUGLI SPALTI

Le parole non sono mai troppe quando gli invitati a tavola dimostrano di avere fame e voglia di pensare in grande. E Baldini, memore di quanto fatto lo scorso anno a Palermo, ha provato subito a esortare la “formula magica” a cui nessuno aveva dato credito a gennaio, ma rivelatasi poi veritiera a giugno.

“La cosa più bella, al di là della grande tradizione calcistica di Perugia, è proprio il sogno di riportare il Perugia in serie A, il sogno di cui mi ha parlato il presidente. Ho accettato di venire per metà dell’ingaggio che avrei preso a Palermo ma ho detto di sì in dieci secondi. Vado in cerca di persone che inseguono i propri sogni e qui c’è il presidente Santopadre che lo fa, più fortuna di così… poi si opererà nel rispetto dei ruoli, e questa cosa l’abbiamo chiarita prima di cominciare, e facendolo in piena e totale sinergia. Il presidente farà il presidente, il direttore farà il direttore e il sottoscritto l’allenatore. Se vengono mantenute queste sinergie, vi posso assicurare che il Perugia va in Serie A. Se riportiamo la gente allo stadio, poi il Perugia spicca il volo. Il risultato non esiste, esiste la prestazione. Avremo momenti in cui il destino ci metterà alla prova e dovremo essere bravi a resistere, ma se non vengo a cercare di andare in Serie A, cosa vengo a fare? La squadra è forte, ha giocatori bravi che non potranno perdere quando avranno capito di correre per un popolo, una città, una cultura, e di portare tutto il carico di emozioni in campo. Ma non è facile, perché la nostra società è dei furbi. Io ci metto la faccia e darò tutto”.

LA METAFORA DEGLI SHERPA, LA CITAZIONE DI PITAGORA

Baldini ha sempre messo davanti a tutto l’onestà, prima ancora che la tecnica o la capacità di far rendere le proprie squadre in virtù di un modulo o un atteggiamento tattico. A Perugia sa che l’attende una sfida non di poco conto: in Umbria attendono da 18 anni di tornare nella massima serie, ma le incognite non sembrano poi tanto poche.

“Sono giovane nella testa, ma fisicamente sento tutti i miei anni. La sola cosa che mi interessa è vivere le emozioni. Se la B è cambiata? Il calcio è sempre lo stesso. Smisi di frequentarlo perché è pieno di ipocrisie, di persone che non ti apprezzano e ti mettono in discussione. A Carrara ho lavorato gratis per quattro anni e siamo arrivati alle soglie della B. Come un marinaio ha bisogno del mare, un alpinista delle montagne e un surfista delle onde, io ho bisogno del campo di calcio e dei giocatori. I soldi non mi interessano, lotteremo per il sogno e saremo pronti ad accettare quello che verrà”.

Vorrà riproporre il 4-2-3-1 che ha fatto le fortune del Palermo, ma magari dovrà adattarsi a quel che passa (oggi) il convento. Anche questa, una cosa che non lo spaventa e che suggerisce metafore d’altri tempi:

“Gli sherpa non hanno piccozza e scarponi ma arrivano comunque in cima. Noi non abbiamo gli attrezzi ma ci arriveremo perché conosciamo l’anima della montagna, come loro, abbiamo la conoscenza di chi siamo. A Palermo quando sono arrivato c’erano 3.000 spettatori, sono andato via che ce n’erano 40.000 e guardate che in molte occasioni ci hanno aiutato a vincere loro, come quando contro l’Entella eravamo sotto di due gol e abbiamo rimontato in cinque minuti. Quando c’è la magia del pubblico i giocatori vanno tre volte di più, vedrete che se al Curi ci saranno 30.000 spettatori vorrà dire che saremo in serie A. E poi per vincere ci vuole l’anima, l’aiutarsi a vicenda, il coraggio e la certezza di potersela giocare e battere chiunque: in campo dobbiamo imparare a rubare il tempo e lo spazio agli avversari e tutto sarà possibile. Mi rifaccio a Pitagora? Il campo è un rettangolo, per calcolarne la superficie serve un lavoro matematico, è lungo 100 × 50 e queste misure un professionista deve conoscere se vuole avere una idea di gioco”.

 

(Credits: Getty Images)

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