NBA, IGUODALA SI REGALA UN ULTIMO GIRO CON I WARRIORS

Submitted by Anonymous on Sat, 09/24/2022 - 13:43
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Redazione
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Nessuno gli dedicherà un documentario dal titolo “The Last Dance”, seppur Andre Iguodala forse lo meriterebbe molto più di tanti altri giocatori. Un ultimo ballo però il veterano dei parquet NBA se l’è voluto comunque concedere: l’annuncio dato ieri magari non sarà piaciuto a schiere di fan che avrebbero voluto vederlo in campo ancora per tante altre stagioni, ma in qualche modo va nella direzione desiderata, perché l’ultima stagione dell’ala piccola sarà comunque con la maglia che più di ogni altra ha sentito sua nel corso di 18 anni di carriera.

Golden State godrà allora per altre 82 partite di regular season, più quelle che i Warriors riusciranno a disputare ai play-off, della qualità e della capacità di insinuarsi tra le pieghe delle partite del veterano di Spirngfield, Illinois (no: non è la città dei Simpson… che si chiama alla stessa maniera, ma che non resiste nella realtà…), selezionato alla numero 9 del draft 2004 dai Philadelphia Sixers. Una buona notizia per Steve Kerr, una bellissima notizia per il popolo della Dub Nations, un sollievo, seppur intriso già di un velo di tristezza, per milioni di appassionati.

 

UOMO SQUADRA, DENTRO MA SOPRATTUTTO FUORI DAL CAMPO

Iguodala, 39 anni da compiere il prossimo 28 gennaio, ha reso nota la sua intenzione di rinnovare per un’altra stagione con i Warriors nel suo podcast “Point Forward”, rivolgendosi idealmente all’amico Steph Curry (che pure non era presente all’interno della registrazione) e facendogli sapere che questo per lui sarebbe stato “l’ultimo giro”. Inutile dire quanto Iggy rappresenti un totem all’interno dell’organizzazione della franchigia californiana, con la quale ha disputato ben 6 edizioni delle Finals vincendone 4 (2015 con titolo di MVP della serie, 2017, 2018 e 2022) e perdendone due (quella iconica contro i Cavs del 2016 e quella del 2019 contro i Raptors, al netto di una lunga scia di infortuni patiti dai Warriors), cui si aggiunge anche quella persa con i Miami Heat nella “bolla” di Orlando contro i Lakers.

Di fatto Iguodala ha disputato 7 delle ultime 8 finali che hanno assegnato il titolo, e la cosa è curiosa pensando che fino a 31 anni non aveva mai calcato il palcoscenico delle Finals. La sua duttilità sia in campo che nello spogliatoio ne fanno uno dei leader della squadra: se Curry, Thompson e Wiggins sono le star del gruppo, Iggy è l’anello di congiunzione ideale per dare consigli ai più vecchi del roster e soprattutto per aiutare a migliorare i giovani, con James Wiseman e Jonathan Kuminga che hanno ammesso di aver appreso tanti utili consigli proprio dal veterano, che nell’ultima stagione ha disputato in media 19.5 minuti a partita, con 4 punti, 3.7 assist e 3.2 rimbalzi a referto, numeri sensibilmente scesi nelle sole 7 gare play-off disputate.

 

IL VERO PROBLEMA I WARRIORS CE L’AVRANNO NEL 2023…

Il ritorno nella baia di Iguodala è una buona notizia per Kerr, che seppur sappia bene che l’utilizzo che potrà farne sarà assai limitato avrà la certezza di poter contare su un uomo squadra potenzialmente determinante. Iggy in fondo era stato scambiato nel 2019 dai Warriors per far quadrare i conti all’interno della sign and trade che aveva portato Kevin Durant ai Nets, ma non appena si è ripresentata l’occasione di tornare a San Francisco (cioè l’estate scorsa) non ha indugiato un minuto di più, ben contento di tornare a indossare la maglia numero 9 (che a questo punto verrà ritirata tra poco più di un anno, alla prima occasione utile, con annessa cerimonia strappalacrime).

Il rinnovo per una stagione dell’ala piccola, con contratto da veterano al minimo (circa due milioni di dollari), non andrà a intasare troppo un salary cap già piuttosto ingessato. Il problema dei Warriors del futuro è legato proprio all’impossibilità di muoversi con disinvoltura sul mercato, complici contratti pesanti delle sue stelle (ma del resto le tante vittorie recenti hanno fatto scattare numerosi bonus).

Della squadra che tre mesi fa ha festeggiato l’anello non fanno più parte due pedine chiave come Otto Porter jr. e Gary Payton II, così come Nemanja Bjelica, Damion Lee e Juan Toscano-Anderson. In compenso sono arrivati Donte DiVincenzo, giocatore considerato assai funzionale al gioco di Kerr, JaMychal Green e i giovani Patrick Baldwin e Ryan Rollins. Ma molte delle fortune di squadra passeranno per l’inserimento di Wiseman, che ritorna dopo un anno di stop per infortunio, e Moody, oltre che per le conferme di Kuminga e soprattutto Poole.

I guai veri arriveranno l’estate prossima, quando proprio Poole, Draymond Green e Wiggins andranno in scadenza: per rinnovarli al massimo ci vorrebbero 400 milioni, e i Warriors dovranno fare delle scelte ben precise, con tutte le incognite del caso. Ma se c’è una franchigia che sa come superare certe criticità, quella altri non potrebbe essere, se non Golden State.

 

(Credits: Getty Images)

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