QUALCUNO SALVI LA FORMULA UNO (CHE NON RISPETTA LE REGOLE)

Submitted by federico.tireni on Tue, 10/11/2022 - 15:44
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Redazione
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Bisognerebbe chiedersi se ha ancora senso scrivere regolamenti e poi presentarli prima di cominciare, perché se c’è una cosa che il passato recente della Formula Uno ha insegnato, quello è che le regole non le rispetta più quasi nessuno. Non lo fanno i team, specialmente alcuni, che s’appellano poi a giustificazioni di ogni tipo per cercare di riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica. Talvolta non lo fanno neppure i piloti, se è vero che anche in pista se ne vedono un po’ di tutti i colori. E siccome delle decisioni bislacche dei commissari ormai ne è piena la prosopopea collegata ai motori (Abu Dhabi 2021 è solo uno dei tanti casi in cui si fatica a comprendere quale sia stato il vero lume che ha fatto scaturire la presunta ragione), ci mancavano solo le omissioni della federazione internazionale, decisamente indulgente nel chiudere un occhio su molte vicende che avrebbero meritato maggiore rigore e soprattutto un alto tasso di trasparenza.

Ed è qui che risiede il vero problema: la Formula Uno è un mondo che ammalia stuoli di appassionati in ogni angolo del mondo, ma che fa delle contraddizioni la propria ragione d’essere. E che anche quando potrebbe far tornare i conti preferisce sempre prendere una scorciatoia, sicura che alla fine storia e blasone la faranno comunque andare avanti. Senza accorgersi però che a furia di perdere un pezzettino di faccia alla volta tra poco del suo vero volto resterà ben poco.

 

LA VICENDA REDBULL-BUDGET CUP È L’ENNESIMO AFFRONTO

La vicenda budget cap è solo l’ultima in ordine di tempo: è palese che RedBull abbia violato le regole stabilite prima del via della stagione 2021, individuando un escamotage per aggirare il tetto dei costi di sviluppo e di fatto garantendosi un vantaggio minimo (ma tanto è bastato) sulla concorrenza nella rincorsa al titolo piloti. Quanto Max Verstappen abbia potuto giovarsene è difficile da quantificare, ma gli addetti ai lavori sanno bene che senza certe spese extra sarebbe risultato praticamente impossibile mettere Lewis Hamilton alle spalle.

L’indagine FIA ha stabilito nella misura del 5% il tetto di spesa sforato dalla casa austriaca, che a questo punto dovrà subire una sanzione che pure (questo è scontato) non consisterà nella revoca del titolo mondiale conquistato da Verstappen all’ultimo giro dell’ultima gara del campionato. Proprio la riconversione a “violazione minore” (si parla di circa 2 milioni di euro spesi oltre il consentito) dovrebbe portare a un’ammenda di natura pecuniaria, o al massimo a un limite di sviluppo per la vettura 2023. Fosse stata di entità superiore, la questione sarebbe stata assai più spinosa: di toccare i risultati ora come ora non se ne parla, ma il circus comunque non ne esce pulito.

 

I PASTICCI DELLE ULTIME GARE: IMPOSSIBILE FARE PEGGIO

Il tutto dopo che negli ultimi tre gran premi c’è stato sempre e comunque da discutere su qualche aspetto regolamentare o di interpretazione che ha lasciato tanto a desiderare. L’arrivo in parata dietro la safety car a Monza è stata la peggiore cartolina possibile, così come le polemiche a Singapore per la mancata sanzione inflitta ai danni di Perez (la cui vittoria è stata data per ufficiale oltre due ore dopo l’arrivo) per aver rallentato volutamente dietro alla safety car. Per non parlare poi del modo in cui Verstappen ha vinto il titolo 2022, cioè venendo a sapere dall’intervistatore sotto al podio che Leclerc era stato retrocesso al terzo posto per aver tagliato una chicane all’ultimo giro. Scene da provincialismo sciatto, non certo degne di una federazione che si vanta di proporre il massimo della tecnologia applicata agli sport motoristici.

Liberty Media, che l’ha ereditata da Ecclestone ormai da qualche stagione, avrebbe voluto portare la Formula Uno in una nuova dimensione, magari cercando di aumentarne lo spettacolo (cosa che in parte gli è riuscita) e soprattutto facendola somigliare di più a un grande carrozzone mediatico, buono per strizzare l’occhio a nuovi mercati e posti anche esotici. Passino le gare su circuiti cittadini spesso noiosi e senza spina dorsale, ma a far male alla competizione sono state per lo più le decisioni non prese e quelle giudicate senza lume della ragione.

 

IMPROVVISAZIONE, PAROLA CHIAVE

La crisi di credibilità è sotto gli occhi di tutti: se il prolungato digiuno della Ferrari di per sé rappresenta un limite (rimane pur sempre la scuderia che evoca maggiore suggestione tra il pubblico di tutti i continenti), è la sensazione di improvvisazione di chi comanda a determinare la disaffezione nei confronti del circus. Che avrebbe tanti talenti da poter sfruttare, con una nuova generazione di piloti bravi e potenzialmente anche spendibili davanti ai microfoni. Ma continuando a pasticciare in questo modo, magari presto molti di loro cominceranno per davvero a volgere lo sguardo altrove. E sarebbe dura non dar loro ragione. Insomma, qualcuno salvi la Formula Uno.

 

(Credits: Getty Iamges)

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