NBA, ATLANTIC DIVISION: BROOKLYN INSIDIA IL TRONO DI BOSTON

Submitted by federico.tireni on Wed, 10/12/2022 - 06:40
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Redazione
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Tra una settimana la giostra NBA riaprirà i battenti: le 30 franchigie del campionato più bello del mondo inaugureranno ufficialmente la corsa che le porterà a giugno a giocarsi l’anello nelle Finals tra le vincitrici dei play-off delle due Conference (Eastern e Western), peraltro a ridosso di un Draft che si preannuncia davvero scoppiettante con il francese Victor Wembanyama oggetto del desiderio di mezza lega (se volete sapere di cosa stiamo parlando andate qui). A pochi giorni dal via, un check up delle 30 formazioni in ballo è più che ragionevole, partendo in senso geografico dalle cinque franchigie che popolano l’Atlantic Division. Ogni giorno proveremo a scoprire una singola division e le ambizioni delle rispettive squadre, cercando di arrivare all’opening night con tutte le informazioni necessarie per sapere quello che potrà succedere da qui al prossimo giugno.

 

BOSTON CELTICS, L’ARTE DI CREARSI PROBLEMI

L’avevamo lasciati affranti e delusi al termine di gara 6 delle Finals, costretti alla resa contro una versione di Golden State tornata dominante che pure fino a gara 3 era stata costretta a inseguire. Ma con il polso di Jayson Tatum fratturato (anche se la cosa verrà rivelata giorni più tardi) e tante pedine acciaccate, fare di più era oggettivamente troppo. Boston ha vissuto una stagione sull’altalena, pessima fino a gennaio, eccelsa nella seconda parte, col miglior record della lega da febbraio in poi e una cavalcata play-off a dir poco entusiasmante.

L’estate però ha portato in dote solo brutte notizie: Ime Udoka si è fatto fuori da solo con la storia della relazione impropria con una donna dell’organizzazione (è stato sospeso, ma probabilmente verrà licenziato a breve), lasciando la panchina al suo vice Joe Mazzella. Marcus Smart e Jaylen Brown si sono lamentati con il front office che ha osato inserirli in un abbozzo di trade con i Nets per arrivare a Durant, e l’armonia nel gruppo è un po’ venuta meno. Se ci mettiamo poi l’infortunio di Danilo Gallinari, al cui posto è stato preso Blake Griffin, e l’operazione di Robert Williams III, ecco che l’inizio di stagione si prospetta assai in salita. Ma sul lungo periodo Boston resta una seria contender, per qualcuno la vera favorita. Sempre che sia al completo, s’intende.

 

BROOKLYN NETS, LA TREGUA DEI NUOVI BIG 3

Tirava aria di smobilitazione fino a un mese fa, adesso invece a Brooklyn tutti sono pronti ad andare d’amore e d’accordo. Fino alla prossima sconfitta, s’intende, perché è lì che si capirà davvero se la tregua firmata da Kevin Durant e Kyrie Irving reggerà per davvero. Dopo aver chiesto entrambi di essere ceduti, e aver anche criticato senza giri di parole Steve Nash e Sean Marks (coach e GM), ricucire lo strappo non deve essere stato semplice.

Se l’idillio ritrovato (vero o di facciata?) reggerà, e se l’infermeria resterà una stanza vuota e non quella prediletta da mezzo roster, i Nets potrebbero davvero vivere la stagione migliore di sempre e ambire alle Finals. Anche perché stavolta avranno pure Ben Simmons, riconsegnato dopo un anno e mezzo al campo e deciso a dimostrare di valere e meritare fiducia. Gli arrivi di Markieff Morris e Royce O’Neale spostano poco, sotto canestro il solo Nic Claxton potrebbe soffrire. Ma se le cose andranno bene, strada facendo arriveranno rinforzi e allora basterà solo aspettare.

 

NEW YORK KNICKS, TANTO RUMORE PER NULLA

La free agency al solito è andata male e a New York sembrano già rassegnati a vivere l’ennesima annata da comprimari. Senza reali possibilità di giocarsela con le big, ma pur sempre più forti di tante altre franchigie (e allora addio scelte alte al Draft, che pure farebbero comodo per incentivare la ricostruzione). L’arrivo di Jalen Brunson da Dallas, strapagato per quel che vale, non ha certo soddisfatto la sete di riscatto del pubblico della grande mela, che teme un’altra annata insignificante.

Di base la squadra non sarebbe male, ma i vari RJ Barrett, Julius Randle ed Evan Fournier non sono comunque in grado di spostare le montagne, così come Mitchell Robinson è un buon giocatore, ma nulla più. Tom Thibodeau sogna di riportare in auge i Knicks e per questo ha accettato di proseguire la sua avventura nella grande mela, ma la società sin qui non lo ha aiutato. Altro anno di transizione in arrivo, sperando che quello dopo sia migliore.

 

PHILADELPHIA SIXERS, ORA O MAI PIÙ

“Trust the process”, dicevano un tempo a Phila. Ma forse dovrebbero dirlo ancor di più adesso che la squadra, seppur nei piani alti della conference da diverse stagioni, trova sempre il modo per sciogliersi una volta arrivata a un passo dal traguardo. A Phila il vero problema sono le condizioni di Joel Embiid: se il camerunese, naturalizzato francese e ora anche americano (con chi giocherà a Parigi 2024?...), dovesse star bene quando la posta sarà più alta (quindi ai play-off), arginarlo per chiunque diventerebbe complicato.

Ma per ambire al bersaglio grosso serviranno anche un James Harden integro e versione giorni belli e (in)felici ai Rockets e un Tyrese Maxey in grado di essere sempre decisivo su entrambi i lati del campo. E magari sperare che l’innesto di PJ Tucker possa far salire per davvero il livello difensivo e la chimica di squadra. Occhio poi a De’Anthony Melton, possibile risorsa in uscita dalla panchina. Un anno aveva l’alibi di dover gestire l’annosa vicenda Simmons, ma ora Doc Rivers sa che il tempo sta per scadere: per i Sixers, se non è un ultimo ballo, poco ci manca.

 

TORONTO RAPTORS, RIPETERSI STAVOLTA SARÀ DURA

La scorsa stagione hanno stupito, perché venivano da un’annata assai negativa ma sono stati capaci di ricompattarsi attorno a un’ideale di squadra non indifferente. Scottie Barnes è diventato il nuovo ago della bilancia: da rookie ha fatto benone, ora è atteso alla conferma e dovrà superare diverse insidie. Pascal Siakam resta un signor giocatore, ma il suo tallone d’Achille rimane la scarsa continuità e la poca attitudine a resistere quando la posta in palio si fa caliente. Trent jr., Anunoby e Vanvleet rimangono giocatori in grado di poter alzare il livello in qualsiasi momento.

Nick Nurse ha fatto un’impresa portando la squadra a chiudere in quinta posizione nell’ultima regular season, ma ripetersi sarà veramente complicato. Nota curiosa a margine: a Toronto gioca lo spagnolo Juancho Hernangomez, MVP dell’ultima finale di EuroBasket, nonché attore nella pellicola Netflix “Hustle”, dove ha interpretato il personaggio principale (Bo Cruz) al fianco di Adam Sandler.

 

(Credits:  Getty Images)

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