MOTOGP: RISCHI E RISCATTI IN AUSTRALIA

Submitted by marco.dimilia on Fri, 10/14/2022 - 17:14
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Redazione
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Una settimana di sosta dopo la tappa thailandese di Buriram e la sfida mondiale del MotoGP prosegue in quella che senza dubbi rientra tra le piste più affascinanti del Pianeta. Stiamo parlando del tracciato di Phillip Island, ovvero quella vertigine sinuosa che si snoda lungo i 4448m a doppio sfondo azzurro, tra l’immaterialità del cielo d’Australia e la liquidità dell’Oceano Pacifico.

La pista, sinistrorsa – 7 su 12 le pieghe mancine -, è morbidamente stesa sul verde pre-costiero, ricaldandone ondulazioni, linee e pendenze. È proprio da questa sintonia con l’elemento naturale che trae origine il fascino della pista australiana, così gustosa e tecnica quando si tratta di saggiarne alla guida l’intrinseca velocità del suo layout. Come controprova scientifica della proverbiale scorrevolezza del circuito australiano troviamo i dati Brembo relativi all’impiego dei freni, solo il 25% del tempo sul giro viene speso in frenata. Dato che in condizioni di forte vento o basse temperature, come non di rado capita in questa fase dell’anno, può mettere in difficolta la messa in temperatura dell’impianto frenante.

È dal 2019 che le MotoGP non mettono le proprie ruote in Australia e da allora lo sviluppo aerodinamico ha compiuto passi da gigante, diventando sempre più un elemento fondamentale nella progettazione dei prototipi su due ruote. Sarà però interessante vedere come la forte incidenza del comparto aerodinamico sulle moderne MotoGP influirà su un tracciato che, fatta eccezione per un paio di curve, presenta velocità di percorrenza molto elevate così come impegnativi cambi di direzione a basso trasferimento di carico da affrontare sempre con un’importante percentuale di gas aperto e dove il carico generato dalle appendici aerodinamche potrebbe ridurre la guidabilità del mezzo. I primi due turni di libere che ci hanno consegnato le Ducati di Zarco e Bezzecchi davanti a tutti sembrano ad ogni modo restituirci estremamente competitiveanche le moto con l’aerodinamica più sviluppata e pronunciata, quali sono appunto le Ducati.

Venendo al nucleo caldo del weekend che ci attende è chiaro che la tematica più scottante è la l’apertissima lotta al vertice. La rincorsa al titolo vede per ora ingaggiati matematicamente ancora 5 piloti: Fabio Quartararo, Francesco Bagnaia, Alex Espargaro, Enea Bastianini e Jack Miller. Sono però in particolare i primi 3, racchiusi in soli 20 punti, a giocarsi concretamente le chance mondiali, nonostante i colpi di scena non siano mai da escludere nel motorsport. Concentriamoci ora dunque su una breve analisi circa la dimensione tecnica, agonistica e ‘umana’ dei 3 contendenti.

 

Fabio Quartararo

‘El Diablo’ arriva alla terzultima tappa in calendario nella condizione di chi necessità estrarre dal fondo più viscerale del proprio talento e delle proprie capacità ‘spirituali’ la forza di trattenere ed arginare un epilogo che da un punto di vista tecnico pare esser già scritto. Netta è stata infatti, tranne le prime 2/3 gare della stagione, la superiorità Ducati su una Yamaha che ormai da anni risulta essere in declino prestazionale e che probabilmente nel 2021 è stata salvata, con la vittoria del titolo, esclusivamente dalla classe del francese. Quella stessa classe cristallina che però potrebbe aver illuso gli ingegneri Yamaha circa il grigio destino – gia annunciato da Valentino Rossi nei suoi ultimi anni di carriera – di un progetto giunto probabilmente al più scarno esaurimento. La magia Quartararo, dunque, sembrerebbe non bastare più a nascondere la polvere sotto il tappeto, tappeto sotto il quale sono state gettate le infelici annate di ogni pilota Yamaha da almeno un paio d’anni a questa parte, eccezion fatta sempre per il prodigio col numero 90. In questo stato di riconosciuta inferiorità tecnica, dunque, Quartararo è per lo meno cosciente del fatto che la non ancora scontata sconfitta sarebbe del tutto inattribuibile alle proprie doti di guida, consapevolezza che dunque potrebbe liberare il transalpino da alcune nubi nere di tensione che in passato non giovarono al suo rendimento. Fabio ha si visto recuperarsi ben 89 punti da Bagnaia a partire dal Sachsenring, ma ora, che la classifica li vede appaiati con due miseri punticini a separarli, ‘El Diablo’ è nella condizione di tentare una totale donazione di se, oltre ogni calcolo, previsione e condizione avversa, che potrebbe trasfigurare la massima crisi in vorace rinascita. Attingere dal magma delle proprie più estreme energie proprio quando la disgregazione pare essere ineluttabile. Infine, se c’è un circuito in cui i limpidi limiti della M1 potrebbero per lo meno essere attenuati questo è proprio Phillip Island.

Ricordiamo che a Phillip Island, in sella ad una MotoGP, lo scudiero Yamaha ha disputato esclusivamente l’edizione 2019, quando però la sua gara si concluse a poche curve dal via per un contatto con la Ducati di Danilo Petrucci.

 

Francesco Bagnaia

L’italiano si trova precisamente al polo opposto del francese. Pecco, infatti, dopo aver sostanzialmente portato a termine una rincorsa che in estate era diventata di difficile immaginazione, si trova ora nella condizione di essere a (quasi) parità di punti in sella alla moto migliore con altri 75 punti da attribuire. È evidente che la somma di diversi fattori ci restituisce come risultato il fatto che ora è Pecco ad aver tutto da perdere. Il torinese infatti da disperato inseguitore è diventato, grazie a 6 vittorie di cui 4 consecutive, il gran favorito per questo sprint finale e qualora le cose non dovessero girare per il verso giusto, difficile diventerebbe non andare incontro a critiche. Un carico che dunque è cresciuto col progressivo prender forma e sostanza di un sogno che stava facendosi evanescente. Un sogno che si è ora fatto compito e che dunque richiede solidità, fermezza e massima concentrazione. Insieme a ciò il massimo supporto possibile che la Ducati sta mettendo sul banco per agevolare in ogni modo la riconquista di un titolo che manca dal 2007 a Borgo Panigale, con tanto di ordini di scuderia non poco discussi all’interno dell’ambiente e reclutamento di glorie del recente passato (la presenza di Casey Stoner nel box di Bagnaia è fissa durante questo weekend) per cercare di sfruttare tutto ciò che si può. Aiuto, anch’esso, che potrebbe tradursi in gravame, se ad inserirsi iniziano ad essere dinamiche ‘obbliganti’, le quali hanno sempre un po’ contraddistinto il rapporto azienda-piloti in Ducati.

Pecco dovrà dunque essere in grado di rifugiarsi, al netto di tutto, in un ‘ricca solitudine’ necessaria per isolarsi agonisticamente dal chiasso e dai lacci delle circostanze esterne, condizione necessaria per potersi affidare alla più libera espressione della propria guida.

Anche il numero 63 della Rossa ha preso parte ad una sola edizione del GP d’Australia in sella ad una MotoGP ed anche per Pecco, come per Quarta, parliamo del 2019, quando in una difficile annata da rookie agguantò il miglior risultato stagione: quarto.

 

Aleix Espargaro

Iniziamo a parlare di Aleix Espargaro con un’affermazione netta: qualsiasi sarà l’epilogo, il cammino di Aleix e Aprilia avrà più peso del risultato finale. Vedere infatti quella che è la più ‘piccola’ delle case moticlistiche prensenti in MotoGP, innervata da un senso storico e genuino di vivere il mondo delle corse, arrivata da brutto anatroccolo e fattasi seducente signora, giungere alla terzultima gara del Campionato ancora in piena corsaper il titolo è qualcosa per cui lo sport ed il sovvertimento delle gerarchie che ogni tanto questo consente, vale la pena di essere seguito. Così come la maturazione umana e sportiva di un pilota mai considerato come ‘stella’ del circus è un fenomeno di riscatto per cui sempre lo sport ci ricorda di essere una delle più autentiche chance di balzare all’interno delle proprie più elevate verità. Non è stata infatti la l’iperprofessionalizzazione moderna a costruire roboticamente il livello di Aleix, ma il richiamo radicale ad un mestiere che si è fatto vocazione e per il quale il sacrificio assume un valore più ampio. Aleix è dunque consapevole che questa è l’opportunità di una vita e, in questo più vicino a Quartararo, dopo le sfortune di gare (Silverstone, Giappone e Thailandia) che hanno minato l’opportunità di afferrare l’inaspettato vento a favore di questa stagione, si trova ora nella condizione di portare ai massimi vertici la propria messa in gioco, perchè alcun rimpianto possa pesare nella rincorsa di un sogno che si era forse ritenuto troppo nobile per la propria natura.

Il settimo posto di questo pomeriggio nelle FP2, a tre decimi dalla vetta, lascia ben sperare per il prosieguo del weekend. Lo spagnolo è l’unico dei 3 contendenti ad aver corso più d’una volta con la MotoGP a Phillip Island, il cassetto dell’esperienza è infatti riempito da ben 6 edizioni, che vedono il nono posto del 2015 (in sella alla Suzuki) e del 2018 (in sella ad Aprilia) come miglior risultato. L’evidente passo in avanti compiuto da Aprilia quest’anno rende però molto relativo il confronto con i registri statistici.

 

Anche per questo fine settimana il meteo potrebbe giocare un ruolo centrale…

 

(Credits: Getty Images)


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