TENNIS, SEPPI DICE STOP: MA LA FEDERAZIONE GLI NEGA LA PASSERELLA D’ADDIO

Submitted by mattia.todisco on Mon, 10/17/2022 - 15:55
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C’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui alla voce “tennis italiano” usciva sempre e soltanto il volto di un ragazzo biondo e di bell’aspetto, con il cappellino d’ordinanza messo al rovescio e un rovescio (inteso come colpo con la racchetta) che faceva male anche ai giocatori più forti del circuito. Quel ragazzo si chiamava Andreas Seppi, e sebbene da qualche anno sia uscito dal radar dei principali media dedicati al tennis, rimane pur sempre il migliore giocatore italiano prima dell’avvento della nuova generazione dei Berrettini, dei Sinner e dei due Lorenzo (Sonego e Musetti). Invero a fare da ponte tra le due generazioni c’ha pensato Fabio Fognini, di tre anni più giovane, piombato sulla scena proprio in scia all’amico altoatesino col quale ha condiviso tante giornate di battaglia (e spesso di soddisfazioni) nella “vecchia” Coppa Davis.

Ecco, se l’Italia del tennis oggi può fare sfoggio di cotanto talento, un po’ del merito è bene darlo anche a Seppi, che per primo ha tirato la carretta all’inizio di un millennio che non prometteva nulla di buono per la racchetta della penisola italica. E dire che la sua non è stata un’ascesa rapida e impetuosa: la prima finale ATP l’ha conquistata nel 2007, a 23 anni, battuto da Mathieu a Gstaad. I tre tornei ATP 250 vinti in carriera sono tutti condensati nel biennio 2011-2012, nel pieno della maturità tennistica: Eastbourne (erba), Belgrado (terra) e Mosca (cemento), giusto per far capire al mondo, oltre ad essere bravo, quanto fosse poliedrico. Uno così andrebbe solo ringraziato per il resto dei giorni, eppure qualcuno in casa Italia ha pensato bene di voltargli le spalle.

 

LO “SCHIAFFO” DELLA FIT, FEDERAZIONE CON LA MEMORIA CORTA…

Che Seppi avesse potuto chiudere la carriera alla fine del 2022 era ipotesi abbastanza condivisibile: l’annuncio ufficiale è arrivato pochi giorni fa, peraltro in concomitanza con un momento personale un po’ difficile da spiegare e da metabolizzare. Perché Andreas ha fatto sapere senza mezzi termini che si sarebbe voluto aspettare un po’ più di rispetto e gratitudine da parte di quella federazione che per anni ha vissuto anche e soprattutto sulle sue qualità per non naufragare nell’anonimato più totale: la FIT gli ha negato infatti l’opportunità di una wild card per i tornei di Firenze e Napoli, eccezionalmente inseriti nel calendario ATP 250 dell’anno corrente in sostituzione della tournee asiatica e cinese (non è ancora certa la conferma per le stagioni a venire), che nelle intenzioni del giocatore sarebbero stati perfetti per poter salutare degnamente pubblico, tifosi e appassionati.

In effetti chiudere in Italia, peraltro in due tornei “veri” con tanti ottimi avversari, avrebbe avuto un bel sapore e avrebbe soprattutto rappresentato una degna celebrazione per chi solo 9 anni fa arrivò a toccare la posizione numero 18 del ranking mondiale. E invece la porta chiusa in faccia dalla FIT, che ha concesso wild card ad atleti giovani e di prospettiva (in questo caso Nardi e Cobolli) anziché favorire la passerella di Seppi, ha finito per rendere antipatica una vicenda che con un po’ di buonsenso si sarebbe potuta tranquillamente gestire in altro modo.

 

IL TENNISTA ITALIANO CON PIÙ MATCH NEL CIRCUITO ATP

Il suo addio al tennis Seppi lo darà a fine mese a Ortisei, praticamente nel Challenger di casa, torneo vinto nel 2013 e 2014 e che si disputa davvero a un tiro di schioppo da Bolzano, la città dove è nato e cresciuto (invero s’è spostato a Caldaro sulla Strada del Vino, piccola località non troppo distante, mentre dopo le nozze s’è trasferito negli USA). Lo farà davanti a tanti amici, pronti a rendergli omaggio come merita.

Perché Andreas rimane una icona nel panorama tennistico nazionale: nessuno ha disputato tanti match in carriera quanti ne ha giocati lui (sono 1.198 in totale, di cui 808 nel circuito ATP con una percentuale del 48% di vittorie), annoverando tra le varie cose gli ottavi di finale raggiunti in 6 occasioni slam tra Australian Open, Roland Garros e Wimbledon e ben 39 presenze in Coppa Davis, con 20 vittorie a referto (più tante altre sfide in doppio). Per ben 15 anni di fila, dal 2005 al 2019, è stato nei primi 100 giocatori al mondo al termine della stagione, vivendo una seconda giovinezza a 34 anni, annata nella quale è rientrato nella top 40 mondiale con tre semifinali a referto, tutte perse (a Rotterdam contro Federer, a Budapest con Cecchinato e a Mosca con Mannarino).

Tra i momenti più alti della sua carriera, impossibile dimenticare la vittoria a Rotterdam nel 2008 contro Nadal (all’epoca numero 2 del mondo), quella contro Ferrero in Coppa Davis nel 2005 (la prima grande rivelazione al mondo del tennis azzurro) e soprattutto quella contro Federer al terzo turno degli Australian Open 2015. Una volta arrivata l’ondata della nuova generazione italiana di lui si sono perse un po’ le tracce, ma Seppi rimane un signor giocatore e avrebbe meritato ben altro tributo. Quello che solo una federazione miope e chiusa in se stessa gli ha ingiustamente negato.

 

(Credits: Getty Images)

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