MOTOGP, L'INUTILE CASO DEGLI ORDINI DI SCUDERIA DUCATI

Submitted by alessio.berton on Wed, 10/26/2022 - 12:12
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Redazione
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Ogni scusa è buona per provare a fare polemica: i presunti ordini di scuderia imposti da Ducati nei confronti di tutti i piloti che non si chiamino Francesco Bagnaia hanno invaso il web e riempito pagine social di commenti, quasi fosse una conseguenza inevitabile di ciò che la corsa al titolo 2022 sta raccontando ormai da qualche mese a questa parte. Enea Bastianini, Jack Miller, Johan Zarco, Jorge Martin, Marco Bezzecchi, Luca Marini e Fabio Di Giannantonio sarebbero stati tacciati di aver agevolato in qualche modo la rimonta mondiale di Pecco, risalito da -91 fino a contare 23 punti di vantaggio su Fabio Quartararo alla vigilia dell’ultimo appuntamento iridato, in programma a Valencia il prossimo 6 novembre.

Si potrebbe discutere anche sul fatto che la tesi sia realmente vera, tenuto conto che è proprio grazie ad alcuni piazzamenti migliori ottenuti di recente da alcuni piloti Ducati rispetto a Bagnaia se la Dorna può presentarsi all’ultimo gran premio della stagione con la lotta per il titolo ancora aperta, seppur chiaramente a vantaggio del pilota piemontese (Quartararo per confermarsi campione del mondo deve vincere e sperare che Pecco incappi in uno zero, o al massimo faccia 15esimo). Insomma, tanto rumore per nulla. Con prove debitamente a corredo dei fatti.

 

DUCATI HA PRESO PRECAUZIONI, MA HA LE SUE RAGIONI

Quanti hanno ipotizzato che Bastianini abbia effettivamente rallentato e permesso a Bagnaia di imporsi a Sepang, così da non privarlo di altri 5 punti (come successo ad esempio ad Aragon un mese fa), forse avrebbero fatto meglio a leggere le telemetrie e consultare i tempi singoli di ogni giro di gara, che hanno sostanzialmente confermato quanto sia Pecco che Enea fossero al limite e abbiano attraversato fasi alterne nel corso del gran premio.

Sulla vittoria di Bagnaia c’è poco da disquisire, anche se è plausibile l’idea che nelle battute finali Bastianini abbia ragionato anche in funzione di un possibile titolo del futuro compagno di squadra (correranno entrambi assieme nel team ufficiale), consapevole dell’importanza della posta in palio. Ducati non vince un mondiale dal 2007, quando s’impose con Casey Stoner, e vanta un precedente rimasto impresso nella memoria di tutto il muretto box: in Argentina, nel 2016, Andrea Iannone centrò in pieno Andrea Dovizioso e da allora “catechizzare” i piloti in certe situazioni è divenuta la regola.

Lo stesso Davide Tardozzi ha più volte spiegato che non esistono ordini di scuderia, ma a tutti i piloti Ducati è stato chiesto semplicemente di evitare di “fare cavolate” per non rischiare di ledere la corsa al titolo del pilota meglio piazzato, e di limitare eventuali errori nelle battute conclusive di gara.

A Misano Bastianini andò a un passo dalla collisione con Bagnaia, proprio mentre erano in lotta per la vittoria, quando al termine della gara mancavano poche curve. Quell’episodio ha creato un precedente, con la tirata d’orecchie del box Ducati alla Bestia e materiale sufficiente per scatenare un caso su quel che un caso non è mai stato, ma che di fatto ha finito per tenere vive certe congetture da parte di chi vorrebbe vedere battaglie senza scrupoli anche tra compagni di marca.

 

SE CI FOSSERO STATI GLI ORDINI IL MONDIALE SAREBBE GIÀ CHIUSO

Sarebbe clamoroso, allora, se a Valencia accadesse quel che nessuno a Borgo Panigale vorrebbe neanche solo ipotizzare: Quartararo vincitore e Bagnaia a secco, con relativo controsorpasso e mondiale ancora alla Yamaha. Dovesse succedere per davvero, a quel punto Ducati avrebbe di che mordersi le mani per i punti che Bastianini e Miller hanno finito per “mangiare” a Pecco ad Aragon (rispettivamente 5 e 4: in totale fanno 9), grazie ai quali oggi l’Italia avrebbe già un nuovo campione del mondo a distanza di 13 anni dall’ultimo iride di Valentino Rossi.

Fa però sorridere pensare come si possa distogliere l’attenzione attraverso certi temi alquanto “risoluti” e non riconoscere la superiorità mostrata da Bagnaia da metà campionato in poi: nelle ultime 9 gare, su 225 punti a disposizione, l’attuale leader del campionato ne ha raccolti ben 177, al netto dell’errore di Motegi che gli è costato l’unico zero (5 vittorie, un secondo e due terzi posti ogni volta che ha tagliato il traguardo). Nessuno ad Assen, a fine giugno, si sarebbe sognato di pensare a un mondiale in grado di sfuggire di mano a Fabio Quartararo, così come argomenti legati a giochi di squadra o ordini di scuderia restavano fuori da qualsiasi discussione.

Ducati ha riscritto completamente la storia del campionato, e se davvero avesse obbligato i suoi piloti ad “accompagnare” le ambizioni di Bagnaia, oggi a Borgo Panigale starebbero già facendo festa. Non è successo, e la ragione è molto semplice: “non fare cavolate” è la regola, ma poi tutti sono liberi di battagliare. E chi non vuol riconoscere questa verità, forse vuole solo vedere il marcio anche dove non c’è.

 

(Credits: Getty Images)

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