IL MONDIALE È DI BAGNAIA

Submitted by federico.tireni on Mon, 11/07/2022 - 10:18
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Redazione
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Francesco ‘Pecco’ Bagnaia è Campione del Mondo. Si potrebbero continuare a scrivere fiumi di parole, far scorrere cascate di numeri, dati, statistiche, eppure a dire ciò che è accaduto al termine dell’ultimo GP della stagione continuerebbe a bastare l’affermazione di apertura: Bagnaia è Campione del Mondo!

Un italiano torna sulla vetta del motociclismo mondiale dopo 13 anni; da quel 2009 firmato Valentino Rossi, mentre un binomio tutto tricolore moto-pilota si placca d’oro a distanza di mezzo secolo, quando correva l’anno 1972 e le due ruote avevano una legge chiamata Giacomo Agostini e Mv Augusta. Quindici anni sono passati, inoltre, dal mondiale di Casey Stoner su Ducati, ultimo e unico titolo portato a casa dall’azienda di Borgo Panigale. Nomi pesanti, imprese gloriose, tutta roba che, tra le altre cose, non può non frullare nella testa di un ragazzo 25enne. Difficilissima, a detta di Bagnaia stesso, è stata la gara di ieri. Scattato dall’ottavo posto, il neocampione ha dovuto duellare nelle prime tornate a denti stretti, come mai prima, con il suo diretto rivale Fabio Quartararo. Incroci di traiettoria, sorpassi duri –ma sempre corretti – quelli fra i due onesti avversari, entrambi intenti a difendere la propria causa. Da un lato Quartararo avrebbe dovuto liberarsi il prima possibile del ‘traffico’ per poter tentare un assalto alla vetta della corsa e dall’altro Bagnaia, lucido, ruvido, deciso, sul filo del limite e non rovinosamente oltre, era impegnato a rallentare la rincorsa del francese, così da potersi costruire un resto di gara in gestione, come poi è stato. E tuttavia difendersi può diventare più complesso che attaccare, in determinate circostanze. Così è sembrato quando Quartararo, una volta liberatosi della bagarre con Bagnaia, si è lanciato esprimendo l’ottimo potenziale del proprio passo gara per riagganciarsi al gruppo di testa formato da Rins (vincitore della gara), Martin (terzo al traguatdo), Marquez (poi caduto) e Miller (anche lui in ghiaia nella sua ultima gara in sella alla Ducati). Negli stessi momenti è, invece, iniziata l’agonia del pilota torinese, il quale ha cominciato a perdere terreno e venire incalzato e sorpassato dai piloti che sopraggiungevano. Era un Pecco tremolante, in evidente stato di tensione, quello che ha percorso almeno 2/3 della gara. Ma nonostante tutto il 63 è riuscito a trattenere la spinta disgregante della pressione, gestendo nei limiti di quanto gli era necessario la situazione, concludendo la corsa al nono posto. Un piazzamento che ha il sapore più dolce di tutti, in quanto sufficiente a garantire la conquista del titolo, con un Quartararo che, pur spremendo fino all’osso la propria M1, termina la propria corsa al quarto posto e abbandona definitivamente – con grandissimo onore - l’idea del secondo titolo consecutivo.

Sipario rosso, dunque, per questo 2022. Annata in cui- va detto - la Ducati è riuscita a diventare stabilmente il punto di riferimento sulla griglia, capace di vincere con 3 piloti differenti e andare a podio con 6. Una versatilità in ogni condizione e su ogni pista che era da sempre considerato il pundo debole della Rossa, almeno fino a quando l’estro di Gigi Dall’Igna non ha iniziato, dal 2013, a levigare gli spigoli della Desmosedici. Spigoli che come fantasmi sembravano, però, essere ricomparsi proprio all’inizio di quest’anno, quando lo sviluppo della nuova GP22 è parso perdersi nei labirinti del perfezionismo, con un Bagnaia senza podi e un ritiro fino al Gran Premio di Jerez, prima vittoria stagionale. Una moto che, dunque, ha avuto bisogno di tempo per essere sgrezzata e affinata, così da consentire a Pecco di estrarne il massimo potenziale, di rivelarne il proprio volto migliore. Al progredire del mezzo si è dovuto necessariamente accompagnare un cammino di crescita del pilota, giunto ad un punto di svolta dal GP di Germania, dove il terzo ritiro in 4 gare aveva relegato Bagnaia a 91 punti dalla vetta. L’allievo di Valentino Rossi è riuscito a ‘comporsi’, prendere insegnamento dagli sbagli, trovare equilibrio e rilanciarsi, esprimendo il proprio talento senza più abbandonarsi alle alternanze di alti e bassi che lo avevano sino a li accompagnato. La rimonta ha inizio, arrivano allora 4 vittorie consecutive, Olanda, Inghilterra, Austria e Misano, ed il sogno mondiale ricomincia ad acquistare spessore rispetto al fumo in cui stava svanendo. D’altro canto la Yamaha arranca, mostrando tutti i limiti di un progetto palesemente a fine vita, al quale nemmeno più l’immenso talento di Quartararo riesce a dare la linfa. Fabio però resiste, con determinazione e sacrificio continua a metterci una pezza fin dove può, ma il sorpasso in vetta alla classifica arriva al termine della gara di Phillip Island, quando Pecco chiude terzo ed El Diablo scivola. La faccenda si poteva allora chiudere già in Malesia, dove il binomio italiano conquista il settimo sigillo stagionale ma Quartararo con un monumentale terzo posto, dato il deficit tecnico, non getta la scorza. Festa rimandata all’ultima gara, con 23 punti di vantaggio in tasca.

Arriviamo dunque a Valencia, lì dove si era aperto e si chiude il cerchio di questo racconto. A un anno esatto dall’addio di Valentino Rossi alle corse la sua eredità permette al motociclismo italiano di tornare a riemettere luce brillante. La luce sprigionata dagli occhi commossi di un Bagnaia che incredulo cammina a fine gara sul bordo della pista tra le moto con cui ha percorso il proprio sentiero di uomo e pilota. Un dualismo, questo, tra uomo e pilota, tra vita e arte, tenuto insieme da quei celestiali paradossi che nei Campioni trovano, come per magia, armoniosa sistemazione. Dolci e furenti, umili e superbi, amichevoli ed egocentrici, gentili ed aggressivi, sono caratteristiche di quella lista di Campioni a cui da ieri - di diritto - si aggiunge, Francesco Bagnaia.

 

(Credits: Getty Images)

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