JANNIK E STEFANOS, UN ESAME PER DUE

Submitted by greta.torri on Wed, 09/16/2020 - 09:48
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Igor Vazzaz
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È Valanga azzurra agli Internazionali d’Italia, per quanto concerne il tabellone uomini, con ben 8 italiani su 32 concorrenti complessivi. Il Day 3 si annuncia intenso per i nostri portabandiera, con la ciliegina sulla torta del match pomeridiano che vede opposti nel primo pomeriggio (ore 13.30 circa) il nostro Jannik Sinner e il greco Stefanos Tsitsipas, attuale #6 del ranking, stella tra le più brillanti del nuovo tennis.
Non che il resto del menu giornaliero sia da buttare, anzi: solo per quanto riguarda gli italiani, registriamo Matteo Berrettini contro l’argentino Federico Coria (alle 11), Salvatore Caruso che cerca l’impresa contro Nole Djokovic (12.30), Stefano Travaglia sfida il croato semifinalista agli US Open Borna Coric (stessa ora: 12.30) e Marco Cecchinato contro l’altro serbo Filip Krajinovic (15.00). Non finisce qui: domani, Fabio Fognini se la vedrà col transalpino Ugo Humbert, ad aspettare Lorenzo Sonego ci sarà il norvegese Casper Ruud e Lorenzo Musetti, reduce dalla sorprendente vittoria contro Stan Wawrinka, fronteggerà (da favorito!) il nipponico Kei Nishikori. Difficile, in termini partigiani, sperare di meglio.
Per quanto riguarda la giornata odierna, da segnalare anche Cilic-Goffin, un vincitore di 2 slam contrapposto al #11 del mondo, e, non prima delle 19, l’attesissimo derby spagnolo tra Pablo Carreno Busta, fresco semifinalista allo US Open, e Rafa Nadal, che ha rinunciato allo slam d’Oltreoceano per puntare a dominare lo swing europeo sul rosso con l’obiettivo del 13° successo al Roland Garros. Si preannuncia una grande giornata per il torneo capitolino, con una qualità diffusa che farebbe pensare ai turni finali del tabellone e non a un “ordinario” secondo round.

COME PRIMA, PIÙ DI PRIMA


Ne è passato, di tempo, dal perentorio 63 62 con cui l’ellenico Stefanos stroncò le prime ambizioni “da grande” dell’adamantino talento sud-tirolese: non solo perché, causa pandemia, il più importante torneo tricolore quest’anno è slittato a settembre rispetto alla tradizionale collocazione maggiolina (col corollario delle discusse disposizioni di sicurezza e la disputa dei match in assenza di pubblico), ma perché l’ultimo anno, a dispetto della lunga sospensione, è stato cruciale per entrambi.

2019 ALLA GRECA


A Roma, l’anno scorso, Tsitsipas arriva con in saccoccia la semifinale agli Australian Open (sconfitto da Nadal), il secondo e terzo titolo ATP (Marsiglia ed Estoril, prima vittoria su terra), le finali perdute contro Federer a Dubai e Djokovic a Madrid (in un Master, battendo Nadal in semifinale, a “casa sua” e sulla superficie prediletta), nonché il raggiungimento della Top 10, traguardo inedito per un tennista greco. Insomma, il Foro Italico accoglie un giovane “laureato” sul campo, pronto a “battezzare” un talento semi-sconosciuto, ma di cui tutti avevano iniziato da tempo a parlar molto bene.
E, dopo la puntata romana, la stagione riserva altre belle soddisfazioni per l’ellenico, al di là delle repentine, dolorose uscite a Wimbledon e Flushing Meadows: il colpo grosso, infatti, coincide con l’ultimo capitolo di stagione, quelle ATP Finals affrontate per la prima volta e, come Lleyton Hewitt nel 2001, vinte al debutto nella sorpresa generale.

JANNIK, ANNO I


Affacciatosi sul circuito da debuttante assoluto, il ragazzo di San Candido vince il suo challenger a Bergamo nel febbraio 2019, per poi debuttare, ad aprile, in un torneo di primo livello a Budapest, sconfiggendo Valkusz al primo turno. La conseguente wild card per Roma (primo Master di carriera) è un attestato di fiducia perfettamente giustificato dalla vittoria su Steve Johnson, successo che gli schiude le porte del 2° turno, portandolo, appunto, al cospetto di Tsitsipas, da cui perde in 2 set, breakkando però l’avversario nel 5° gioco del 1° set, per poi cedere più rapidamente nella seconda frazione. Poco male, perché sin da subito il ragazzo ha dimostrato una tranquillità inusitata per la sua anagrafe, un rovescio che vale la Top 20 e margini di miglioramento che autorizzano, se le cose dovessero andare secondo logica (nel tennis, non sempre è così), ai sogni più ardimentosi.
E, in effetti, il prosieguo del 2019, vede Jannik debuttare a Wimbledon (qualificazioni) e Flushing Meadows, dove costringe al quarto set un vincitore del torneo come Stan Wawrinka, non proprio l’ultimo degli sconosciuti. In ottobre, la semifinale allo European Open di Anversa (battendo Gael Monfils) gli schiude le porte della classificazione tra i primi 100 al mondo (è il più giovane) nonché l’accesso alle NextGenATP Finals milanesi, affrontte da novizio e vinte sbaragliando la concorrenza: in finale un giovane già affermato come Alex de Minaur viene letteralmente spazzato via dai colpi di questo “ragazzino” italiano.
Le dimostrazioni di forza sono evidenti, e la stampa inizia a concentrarsi su questo “roscio” dal fisico dinoccolato, le lunghe leve e una sensibilità per la palla assai rara, anche al confronto coi colleghi più esperti. Il breve scorcio di 2020 gli regala, infine, la prima vittoria su un Top 10: a render le armi sotto le sue bordate, il belga David Goffin, sul cemento di Rotterdam a febbraio, in un percorso che avrebbe compreso il debutto nel “mini-slam” di Indian Wells, se solo la pandemia avesse risparmiato il pianeta.

DISTANTI, MA NON TROPPO


A separare anagraficamente Stefanos e Jannik, soltanto 3 anni, lasso di tempo che però, a quest’età, può equivalere a una vita: entrambi leoncini da terza decade (16 agosto Sinner, 12 Tsitsipas), la prossimità oroscopica se nessuna indicazione può fornire sotto il profilo attitudinale (siamo seri), di certo consente un confronto piuttosto diretto tra i percorsi, con l’ellenico in qualità di talentuosissimo predecessore e il sud-tirolese chiamato, col passare del tempo, a mantenere le promesse.
Sovrapponendo, quindi, le carriere, possiamo dire che Sinner è sensibilmente “più precoce” di Tsitsipas, il cui 2016 (primi challenger vinti e ingresso nella top 200) non è minimamente paragonabile al 2019 dell’azzurro poco sopra descritto.

DUE CARATTERI DIFFERENTI


Gli ingredienti per un match da seguire con attenzione ci sono tutti, anche in virtù degli ultimi risultati dei due contendenti: Jannik, sul cemento dello US Open, ha perso da Khachanov, costringendo però il granatiere russo agli straordinari del tie-break al 5°, dopo aver disputato le ultime due frazioni praticamente da fermo, causa un brutto risentimento alla schiena. Stefanos, atteso a Flushing Meadows da pretendente al titolo, si è invece fatto incartare da un onesto lavoratore come Borna Coric, assai abile a mostrare una stabilità caratteriale migliore dell’avversario che, nei 5 set dell’Arthur Ashe, è riuscito a sprecare ben 6 match point oltre a litigare un po’ con tutti, padre e sé stesso inclusi.
Da questo punto di vista, interessante può essere il confronto sotto il profilo del temperamento: mediterraneo e caldo quello di Tsitsipas, glaciale e compassatissimo quello di Sinner (lunedì, contro un maleducatissimo Benoit Paire, ha mantenuto una calma davvero olimpica, battendo il francese 62 61), attributo che rafforza ulteriormente le tesi di chi lo vede tra i potenziali grandissimi delle stagioni a venire.

Dati alla mano, il pronostico non può che favorire il greco, ma il gioco del diavolo è noto per lasciare le previsioni sulla carta, una volta che si entra in campo a fare sul serio.

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