QATAR 2022: IL MAROCCO È LA PRIMA AFRICANA IN SEMIFINALE AL MONDIALE

Submitted by federico.tireni on Sun, 12/11/2022 - 10:21
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Il Marocco ha riscritto la storia del calcio e forse non è un caso che lo abbia fatto in Qatar, nel primo Mondiale mai disputato in Paese musulmano, per quanto distante migliaia di chilometri dal proprio. È la prima africana a raggiungere le semifinali: si erano fermate nello step precedente il Camerun, nel 1990, perdendo con l'Inghilterra ai supplementari, il Senegal nel 2002, battuto dalla Turchia al golden gol, e infine il Ghana nel 2006, eliminato dall'Uruguay ai rigori dopo quello clamoroso sbagliato in extremis da Asamoah Gyan. Il Marocco, invece, ce l'ha fatta, forse anche perché gli extratime li ha evitati, battendo 1-0 il Portogallo grazie al guizzo del proprio centravanti, Youssef En-Nesyri. Una vittoria sofferta, ma meritatissima, perché ottenuta in modo tutt'altro che fortunoso, ma giocando un calcio organizzato.

 

QATAR 2022, IL SEGRETO DEL MAROCCO È L'ORGANIZZAZIONE

Perché il Marocco è in semifinale al Mondiale? C'è un numero che vi suggerisce la risposta esatta: un solo gol subito, tra l'altro un'autorete, tra l'altro sul 2-0, tra l'altro indolore, perché il Canada perse comunque. Sono rimaste a secco contro i maghrebini quattro delle più forti nazionali europee: nell'ordine Croazia, Belgio, Spagna e Portogallo. Un miracolo, si potrebbe dire, ma così non si farebbe giustizia all'organizzazione tattica di una vera Squadra, che scriviamo volutamente con la S maiuscola, perché in un torneo invernale, con i c.t. che hanno avuto a disposizione i giocatori soltanto una settimana prima del via, è forse l'unica che davvero possa fregiarsi di questo titolo. Le grandi soffrono proprio perché non sono riuscite a trovare l'amalgama, chi va avanti lo fa grazie agli spunti individuali dei propri campioni. Il Marocco non ha fuoriclasse, solo alcuni ottimi o buoni giocatori, ma ha scritto la storia puntando sul collettivo.

 

QATAR 2022, HAKIMI È LA STELLA DEL MAROCCO, AMRABAT IL SIMBOLO

Achraf Hakimi lo conoscevano e lo conoscono tutti, perché ha giocato nel Real Madrid e nel Borussia Dortmund prima di venire all'Inter e poi è passato al Psg: laterali destri di quel livello non ce ne sono al mondo, forse Alexander-Arnold del Liverpool, che però, per qualche strano motivo, non viene neppure convocato dall'Inghilterra, e comunque incide di meno in fase offensiva e ha meno cattiveria in quella difensiva. La stella del Marocco è sicuramente l'ex nerazzurro, ma il suo simbolo è uno la Serie A non l'ha ancora lasciata, Sofyan Amrabat, il migliore in campo in quasi ogni partita della propria nazionale in Qatar. Nel 4-1-4-1 il mediano della Fiorentina è l'1 davanti alla difesa, con compiti che non si limitano a distruggere il gioco avversario, ma soprattutto a far ripartire il Marocco in contropiede. Nelle ultime due partite, in particolare, quando per ovvie ragioni il baricentro dei nordafricani si è abbassato, è stato fondamentale nel trasformare l'azione della propria squadra da difensiva in offensiva, come ama dire qualche telecronista. Dagli esterni Ziyech e Boufal arrivano le giocate di qualità, il terzino sinistro Mazraoui, che era assente con il Portogallo, sarà oggetto di mercato, Bono ha vinto già un premio Zamora, cioè da portiere meno battuto della Liga, e ora si sta facendo conoscere da tutto il mondo. Insomma, gli elementi buoni non mancano, però il centravanti titolare, Youssef En-Nesyri, quest'anno non ha ancora segnato un solo gol in Liga (e l'anno scorso ne fece 5 in tutto), mentre quello di riserva, Cheddira, è sì capocannoniere, ma in Serie B, dove gioca con il Bari, e qualche limite ce l'ha, visto che ieri ha calciato in modo maldestro su una potenziale occasione da gol e poi si è fatto ingenuamente espellere.

 

QATAR 2022, CHI È L'ALLENATORE WALID REGRAGUI

Questa nazionale senza grandissime stelle è in semifinale anche senza un commissario tecnico di fama mondiale. L'allenatore si chiama Walid Regragui e se qualcuno ne aveva sentito parlare prima merita un premio, per quanto, almeno in Africa, non sia esattamente un illustre sconosciuto. Nella primavera del 2022, esattamente il 30 maggio, ha vinto la Champions League del continente africano e anziché andarsi a giocare il Mondiale per club con il Wydad Casablanca, ha scelto di sedersi sulla panchina della nazionale, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Fino ad agosto il c.t. era Vahid Halilhodzic, che in Coppa d'Africa fu eliminato ai quarti dall'Egitto e privilegiava un calcio più offensivo, ma evidentemente meno efficace. Negli anni Novanta qualcuno profetizzò l'esplosione delle nazionali africane per il mix di fisicità e velocità, ma di fatto non è mai avvenuto e questo Marocco non è certo paragonabile al Camerun, al Senegal e al Ghana che in passato raggiunsero i quarti. Il Marocco gioca un calcio europeo con un c.t. marocchino nato in Francia che utilizza calciatori che giocano in Europa: il suo mantra è bloccare le linee di passaggio degli avversari e impedire alle loro stelle di arrivare al tiro. Quando può aggredisce, altrimenti difende basso, ma senza mai rinunciare a ripartire. In velocità, dando a suo modo spettacolo, perché nessuno gioca per se stesso. Dicono che dopo i Mondiali il calcio evolve seguendo la tendenza di chi li ha vinti: se il Marocco dovesse riuscire nell'impresa, magari tutti i grandi campioni capiranno che la squadra viene prima di ogni altra cosa. Peccato che Cristiano Ronaldo ormai sia sul viale del tramonto, ma il Marocco ha dato una lezione anche a lui.

 

(Credits: Getty Images)

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