La copertina la prende sempre lui. Anche quando un compagno di squadra (Julian Alvarez) fa doppietta, sconquassa la difesa croata retta su un applauditissimo Gvardiol, che per una sera fa la figura del brutto anatroccolo e si piega, in un eloquente 3-0 con cui si conclude Argentina-Croazia, alla superiorità dei sudamericani e di Leo Messi. La "Pulce" è di nuovo in finale ai Mondiali, come otto anni fa quando cedette 1-0 alla Germania di Gotze. Stavolta affronterà la corazzata Francia o il sorprendente Marocco. Lo scoprirà stasera.
TRIS ARGENTINA: MESSI E COMPAGNI TORNANO IN FINALE AI MONDIALI
Otto anni dopo Messi ha trovato, in un momento apparentemente calante della carriera (ha 35 anni) il miglior Mondiale della sua vita. La semifinale porta il suo marchio. Un rigore calciato perfettamente ("buco" clamoroso della retroguardia avversaria sfruttato verticalmente da Alvarez e fallo di Livakovic sull'attaccante), un assist dopo aver fatto ballare il tango a Gvardiol. Un assolo da vecchio Leo, da Pallone d'Oro. La sua prova è andata anche oltre. Nell'Argentina disegnata da Scaloni, il 10 argentino sembra aver trovato finalmente il ruolo da giocatore a tutto campo, quello che ha la giocata decisiva nei piedi ma che sa anche andare a contrasto, con la sua piccola ma compatta corporatura, la sua voglia di prendersi una grande manifestazione in maglia albiceleste, ripetendo l'acuto dell'ultima Copa America.
MESSI E LA FINALE CHE PUO' AVVICINARLO A MARADONA
I tanti record, le molte vittorie, non sembrano ancora aver avvicinato Messi all'aura da immortale che circonda Diego Armando Maradona, che pure conta parecchi titoli in meno di Messi, avendo giocato in realtà come Napoli o Siviglia, per lungo tempo in patria in Argentina, non proprio il Barcellona (dove "El pibe de oro" è stato prima dell'esperienza in Italia) di Guardiola o il Paris Saint-Germain. Maradona ha però vinto il Mondiale, quello del 1986, trascinando l'Argentina al titolo come sta facendo Messi. A cui manca l'ultimo step.
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