Grintoso e combattente. Sinisa Mihajlovic, guerriero in campo e fuori. Viveva il calcio come una battaglia, ma anche come un privilegio. Lui che aveva vissuto in prima persona la guerra nei Balcani. Sguardo incorruttibile. Sincero, schietto, senza peli sulla lingua. Sapeva scherzare ed essere ironico al punto giusto. Proprio per il suo modo di fare, per quel carattere da sergente, da duro, ma dall’animo buono, Sinisa piaceva o non piaceva. Non c’erano vie di mezzo. Con i giocatori ha usato, come si suol dire, il bastone e la carota. Questo era Sinisa Mihajlovic.
SINISA, IL COMUNICATORE: LE FRASI CELEBRI
Le sue conferenze stampa non erano mai banali. Trovava sempre la frase ad effetto. Fra le più celebri:
“I giocatori sono liberi di fare tutto quello che dico io”.
Quando allenava il Torino, ad un giornalista che gli aveva chiesto quanto potesse pesare la fascia di capitano ad un ragazzo di 22 anni (Benassi), Sinisa ha risposto:
“Non è facile svegliarsi alle quattro e mezzo di mattina, andare a lavorare alle 6, restarci tutto il giorno e non arrivare a fine mese. Questo non è facile. Tutti noi che facciamo questo lavoro siamo persone fortunate”.
Sinisa Mihajlovic, un duro, dal cuore buono. Nel corso negli anni, però, si era addolcito. Lui stesso l’aveva confidato in una lettera alla Gazzetta dello Sport, dopo l’esonero del Bologna nello scorso settembre.
“Tanti anni in Italia e la sofferenza vissuta mi hanno addolcito, ma non cambiato del tutto – così aveva sottolineato - Ho smussato qualche angolo, ma resto un serbo spesso duro, schietto, brusco: non sempre ho saputo esprimere i miei sentimenti di gratitudine. Magari non so regalare troppe parole dolci, non so lanciarmi in tanti abbracci: ma ho risposto “presente” con il mio feroce senso del dovere, non trascurando nulla del mio lavoro, svolgendo al massimo il mio ruolo, anche nelle condizioni più drammatiche, per regalare ai tifosi e al Bologna le soddisfazioni che meritano”.
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