UN ANNO DA RICORDARE, GIUGNO 2022: L'OLIMPIA MILANO TORNA CAMPIONE D'ITALIA

Submitted by alessio.berton on Tue, 12/27/2022 - 10:48
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Giugno è il mese del basket. I trenta giorni dove si decide la stagione, sia per l'Nba che per la pallacanestro europea. In Italia, lo Scudetto se lo giocano Virtus Bologna e Olimpia Milano. Nel 2021, il titolo era andato alla formazione emiliana, quest'anno invece, i ragazzi di Messina si sono presi la rivincita. Vediamo l'articolo celebrativo della vittoria dell'Olimpia Milano.

OLIMPIA MILANO CAMPIONE D’ITALIA LA RIVINCITA È PARTITA DA LONTANO

È entrata nelle LBA Finals da sfidante, ma ne è uscita da vincitrice oltre ogni ragionevole dubbio. Che poi alla fine è stata solo la resilienza della Virtus a impedire a Milano di far festa in anticipo, “costretta” ma ben contenta di posticipare i festeggiamenti davanti al pubblico amico. Così, in Forum davvero addobbato a festa, l’Olimpia ha messo le mani sul 29esimo scudetto, aspettando tra 12 mesi (chissà) l’appuntamento con la terza stella. Le premesse per pensare alla costruzione di un vero e proprio ciclo di successi non è poi così peregrina: se è vero che durante la gestione Armani i successi tricolori sono arrivati solamente negli anni pari (2014, 2016 e 2018 prima di quello 2022), è pur vero che le premesse sembrerebbero ottime, al netto di un roster destinato a cambiare forma e fisionomia, ma alzando una volta di più l’asticella. Le Finals appena andate in archivio hanno detto però che già questa versione di Milano è piuttosto competitiva e capace di arrivare in fondo con un pieno di risorse ed energie: un problema per la concorrenza, anche se poi ogni stagione fa storia a sé. Di sicuro c’è che Bologna entrava nella serie decisiva per l’assegnazione dello scudetto con i favori del pronostico (sulla carta), incapace però di volgere a proprio vantaggio la situazione, complici problemi fisici e tensioni extra campo che hanno finito per complicarle le cose. Una serie comunque bellissima e apprezzata tanto in Italia quanto all’estero, foriera di un avvenire che per le due grandi del basket nazionale potrebbe riservare tante belle sorprese. Intanto però, come spesso accade quando cala il sipario, è tempo di pagelle: promossi e bocciati delle Finals più tirate degli ultimi anni, dove davvero c’è chi è entrato papa e ne è uscito cardinale.

 

LE PAGELLE DI MILANO: SUPER SHIELDS, MELLI DECISIVO

L’MVP della serie, a furor di popolo, ha risposto al nome di Shavon Shield (voto 9,5). Ha aperto le danze nel bel mezzo di una gara 1 tiratissima, nella quale ha mandato a referto 18 punti e fatto capire alla difesa di Bologna che sarebbe stata dura arginarlo. Ha avuto un solo passaggio a vuoto, quello di gara 5, dove i nervi l’hanno tradito al punto da costringere Milano ad attendere 48 ore in più per fare festa. Ma in gara 6 s’è fatto perdonare in fretta (8 punti nei primi 5’), facendo capire al mondo che quanto accaduto due giorni prima era solo una casualità. La Virtus non ha saputo contenerlo e lui ha esondato. Appena sotto, lode e gloria a Nicolò Melli (9): i 22 punti di gara 3 lo hanno iscritto alla serie dopo le prime due uscite a singhiozzo alla Segafredo Arena e da quel momento non s’è più fermato, decisivo in gara 4 e comunque monumentale (al netto della sconfitta di squadra) in gara 5. Nell’ultima ha fatto il suo, guidando i compagni verso un comodo trionfo. Kyle Hines (8,5) è stato l’altro mattatore di casa Olimpia: non è un caso se la sua serata orribile abbia coinciso con la debacle di gara 2, così come non è un caso che in gara 5 i problemi di falli hanno finito per togliere ossigeno a Milano, portando a un altro ko. Per il resto ha dominato nel pitturato e fatto spesso male nella metà campo offensiva, dimostrando a 35 anni che la classe non è acqua. Un concetto buono per spiegare al mondo chi è Sergio Rodriguez (8): lo spagnolo, all’ultimo ballo con l’Olimpia, ha mostrato lampi di sconfinato talento, prendendosi tiri pesanti e guidando passaggi critici durante tutta la serie, e sopperendo a qualche blackout tra una partita e l’altra. Mancherà a Milano (che lo sostituirà con Pangos) e mancherà al basket italiano, perché uno così non si vede tutti i giorni sul parquet. Jeriant Grant (7) è andato a corrente alternata, ma nelle notti al Forum ha fatto spesso la differenza, così come preziosissimi sono stati Ben Bentil (7) e Devon Hall (7), che quando qualche compagno andava a basso regime ha trovato sempre il modo per accelerare. Gigi Datome (6,5) invece ha faticato tanto, complice una condizione non eccelsa, ma in gara 6 è salito sul proscenio a prendersi le meritate luci dei riflettori e quello scudetto inseguito da tempo. Biligha, Ricci, Baldasso, e Alviti hanno dato una mano all’occorrenza, meritandosi una sufficienza per titoli acquisiti sul campo. E Messina? Il fatto di essere rimasto calmo anche nei momenti più tempestosi, tanto dentro quanto (soprattutto) fuori dal campo, dimostra quanto sia grande. Ha vinto tutto, ha vinto ovunque, ha vinto anche a Milano dove niente è scontato e tutto è dovuto. Ha fatto innamorare di nuovo i milanesi dell’Olimpia, e ha cancellato l’onta del cappotto dell’anno precedente. Tradotto in numeri? Voto 10, perché ha rasentato la perfezione. E tanti auguri al Poz, che passa sulla panchina della nazionale sperando di aver appreso bene i dettami del maestro.

 

LE PAGELLE DI BOLOGNA: SI SALVO SOLO SHENGELIA

Bologna esce un po’ ridimensionata dalla sua seconda serie scudetto consecutiva, finita decisamente in modo diverso rispetto a quella dell’anno passato. La Virtus ha provato ad affidarsi all’estro e al talento di Toko Shengelia (8), l’ultimo ad arrendersi, capace di trascinare i compagni verso gara 6 pur se gravato di febbre e dissenteria con una prestazione magica, infiammando il pubblico nel duello con Melli. È crollato solo nell’ultimo atto, sfiancato dalla fatica e sfinito nell’animo, dopo aver lottato con tutte le proprie forze. Non ha avuto però il supporto che avrebbe meritato: della Virtus si salvano in pochi, perché quando c’è stato da strappare nessuno è riuscito a farlo per davvero. Una sufficienza assai striminzita la sfiora Momo Jaiteh (6-), che quando ha potuto ha fatto proseliti nel pitturato, ma quando è stato lasciato solo è andato giocoforza fuori fase. Alessandro Pajola (5,5) ha ricordato al mondo che è un grande difensore, ma strada facendo ha smarrito la via spadellando senza pietà nella metà campo offensiva. Amar Alibegovic (5,5) è stato impiegato meno rispetto a quanto avrebbe sperato e di tanto in tanto qualche segnale l’ha mandato, ma senza avere mai la possibilità di incidere. JaKarr Sampson (5) non è stato continuo come il copione avrebbe richiesto, Daniel Hackett (5) ha provato a forzare e ad affidarsi al suo smisurato talento, ma poco ha potuto in virtù di una condizione atletica apparsa approssimativa, certo eredità dello stop dovuto allo scoppio della guerra e all’addio al Cska. I problemi fisici hanno condizionato tantissimo anche le Finals di Marco Belinelli (5), al quale non è bastato tanto mestiere e un cuore grande così per riuscire a sovvertire i nefasti presagi, costretto a dosare le energie e spesso triplicato dall’attenta difesa avversaria. Di Isaia Cordinier (5) ci si ricorderà solo dell’exploit di gara 5, di Kyle Weems (4) dei tantissimi errori commessi in tutte e sei le partite, lontanissimo parente del giocatore ammirato fino a un paio di mesi prima. E che dire di Milos Teodosic (4)? Il serbo è entrato nei playoff a corto di fiato, gravato di tanti problemi e con la testa un po’ svagata. Qualche assist da funambolo, un po’ di triple d’autore, ma in difesa il nulla cosmico, e nei momenti chiave (vedi nel finale di gara 4) una grandinata di palle perse da far paura. Non c’era con la testa ed è stato un fattore, ma decisamente in negativo. Tessitori e Mannion hanno fatto le comparse, con Nico che almeno un segno l’aveva lasciato nelle due vittorie bolognesi, ma poco altro. Sergio Scariolo (5) alla fine cede alla distanza contro Messina più per mancanza di munizioni che di idee, ma la sostanza non cambia: Bologna ha perso il fattore campo la prima sera, ha sempre rincorso l’Olimpia e alla fine è implosa su se stessa in una gara 6 da incubo, con 18 palle perse a testimoniare una disfatta annunciata. Alla fine il bicchiere stagionale è mezzo pieno (Supercoppa ed EuroCup, con relativo pass per l’Eurolega), ma il futuro non così roseo come qualcuno voleva (o vorrebbe ancora) far credere.

(Credit: Getty Images)

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