Un anno di "Joya" e dolori. Paulo Dybala è stato uno dei grandi protagonisti del 2022. Si è parlato tanto dell'argentino, nel bene e nel male, soprattutto nella prima parte dell'anno solare. I mesi nei quali il rinnovo con la Juventus continuava ad essere rimandato, nonostante un accordo verbale che durava dal precedente ottobre. Poi l'arrivo di Vlahovic, il cambio di strategia, l'addio in lacrime ai bianconeri coi tifosi che gli chiedevano di non andare ai rivali dell'Inter.
Dybala non rispose, a quei tifosi che allo Stadium ancora chiedevano autografi sulle maglie e imploravano di non trovarselo contro. Alla fine in nerazzurro non è andato davvero. Ha scelto la Roma, più che altro l'Inter non ha scelto lui. Si è presa Lukaku e si è tenuta Correa, per volontà di Simone Inzaghi e della dirigenza, sebbene Marotta fosse ben contento di poter riabbracciare il suo vecchio giocatore. Niente soldi, niente posto in squadra, niente Inter. La carriera dell'argentino è ripartita sotto l'egida di un vecchio interista, José Mourinho, ora allenatore nella parte giallorossa della capitale.
L'accoglienza da superstar era scontata. La Roma che ama il calcio lo ha abbracciato con un amore infinito, ne ha ammirato qualità che fanno di Dybala un giocatore enormemente sopra la media, tecnicamente parlando. Per contro, i dubbi sui guai fisici che avevano spinto la Juventus a non rinnovare il contratto al numero 10, si sono presentati anche con il club appena sposato. L'ultimo infortunio a poche settimane da Qatar 2022. Dybala ha rischiato seriamente di non sbarcare a Doha, si è ripreso giusto in tempo per salire sull'aereo e far parte della comitiva.
Al momento giusto, dopo un Mondiale visto quasi interamente in panchina all'ombra di Messi, è entrato in campo per i supplementari di Argentina-Francia. Non è un mistero: Scaloni lo ha inserito per avere un rigorista in più. Dybala ha calciato un rigore centrale, a mezza altezza, puntando sul tuffo laterale del portiere. Scommessa vinta, Mondiale vinto. Una "Joya". Dopo qualche piccolo dolore. Ma visto il finale ne valeva la pena.
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