SQUARCI D’AZZURRO NEL ROLAND GARROS AUTUNNALE

Submitted by greta.torri on Tue, 09/29/2020 - 15:33
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Igor Vazzaz
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Prosegue l’autunno magico per le racchette italiane, al di là della semifinale romana sfumata al tie-break contro Casper Ruud per Berrettini: se è pur vero che una rondine non fa primavera, i successi capitolini del diciottenne Musetti su Wawrinka e Nishikori (entrambi ex #3 del ranking, con Stanimal che vanta in bacheca ben 3 titoli slam), la vittoria di Sinner su Tsitsipas quasi pronosticata su questi schermi, cui si vanno a sommare gli incoraggianti risultati del primo turno parigino, autorizzano, se non sogni di gloria, qualche concreta speranza di rinascita vera per un movimento; qualcosa di meglio rispetto al successo del singolo campione, quello che nasce una volta al secolo indipendentemente dal contesto.

JANNIK, LA SPERANZA


Al momento del sorteggio, dev’esser preso un colpo al belga David Goffin, attuale #11 del mondo (è stato anche 7°), amico di training del nostro prospetto, contro cui, per sua stessa ammissione, non ricorda d’aver mai vinto in allenamento. Quanto gentilmente insinuato dal vallone, già si era concretizzato un annetto fa, quando, sul cemento indoor di Rotterdam, il sud-tirolese gli aveva fatto vedere i proverbiali sorci verdi, complice pure una superficie teoricamente più affine al proprio giovanile talento. Quanto accaduto domenica nel match che ha inaugurato il tetto retraibile del Centrale Philippe Chatrier ha, forse, ancor più del clamoroso: non solo per il risultato in sé (7-5, 6-0, 6-3), ma per il modo con cui Jannik ha portato a casa l’incontro, scappando alla fine del primo set e non offrendo il minimo appiglio all’avversario nei due successivi. Tutto ciò da “sfavorito”, per quanto la differenza di quota fosse piuttosto esigua, e su una superficie che avrebbe dovuto favorire maggiormente l’esperta pazienza di Goffin. Adesso, sarà la volta del 24enne transalpino Benjamin Bonzi, 228 al mondo, test tutt’altro che da sottovalutare per il campioncino di San Candido: si tratta, infatti, del primo incontro slam affrontato da nettamente favorito, e la situazione può presentare moltissime insidie, specie per un fisico “ancora da farsi” come quello del nostro attuale miglior prospetto. Vedremo.

MARCO, DUE LORENZI E STEFANO, TRA CONFERMA E SORPRESA


Chissà se Marco Cecchinato ha ritrovato davvero lo smalto che, non più di due anni or sono, lo vide semifinalista proprio qui, a Parigi, nel punto più alto di una carriera comunque piuttosto onorevole: il 3-0 in crescendo (7-6, 6-4, 6-0) impartito a un talento come De Minaur fa ben sperare, e un secondo turno con l’argentino Londero appare abbordabile.
Da parte sua, Lorenzo Sonego ha faticato più del previsto contro un “osso” quale Gomez (vinto al 5°, in oltre 4 ore) , dimostrando però un’ottima tenuta mentale, così come Stefano Travaglia, già brillante a Roma, ha regolato in 3 set lo spagnolo Andujar, che pure lo sopravanza in classifica di oltre 20 posizioni: ora, al torinese toccherà un pessimo cliente (da tutti i punti di vista) come il kazako Bublik, mentre il marchigiano affronterà da “pari quota” il nipponico Nishikori, ex top 10, già battuto a Roma, come detto, dal nostro Musetti. Su 3 partite, si può sperare di portarne a casa due, benché sognare la tripletta non costi niente.
Chiudiamo omaggiando, dunque, l’incredibile impresa di Lorenzo Giustino, napoletano di Catalogna, “operaio” della racchetta che, non più tardi di ieri, ha vissuto la più bella giornata della propria carriera: se si pensa che, sino a quel momento, il tennista azzurro #157 del ranking mai aveva vinto una partita nel main circuit, la maratona di oltre sei ore che l’ha visto avere la meglio sul talento francese Corentin Moutet, attuale 71° al mondo, ha del portentoso. Dopo aver perso 6-0 il primo set e vinto il secondo al tie-break, l’interruzione per pioggia nel corso del terzo sembrava penalizzare il partenopeo; al rientro in campo, ieri, altro tie-break vinto, quarto set ceduto per 2-6 e, via, dando il tutto per tutto in una quinta partita durata da sola oltre 3 ore e conclusa 18-16, per un match che resterà nella storia (il più lungo al Roland Garros con un italiano in campo). Applausi a non finire per questo ragazzo non più giovanissimo (29 anni) e che adesso deve affrontare un avversario quasi ingiocabile su terra, quel Diego Schwartzman che dieci giorni fa ha nettamente battuto Nadal, non proprio uno qualsiasi, sulla terra rossa di Roma. Auguri.

JASMINE, MARTINA E SARA, RAGAZZE ALLA RICERCA DI CERTEZZE


Non devono essere ignorate, tutt’altro, le azzurre ancora in corsa: dopo anni di gloria, il movimento femminile italiano deve trovare nuove atlete che possano fare da traino. Tra queste, per adesso, speriamo di poter contare su Errani, che potrebbe avere la parte del tramite da un’era all’altra. L’emiliana, finalista a Parigi nel 2012 (stesso anno dei quarti in Australia e della semifinale allo US Open), ha piegato la portoricana Puig e pesca Kiki Bertens, per un secondo turno di blasone: il pronostico è tutto olandese, ma i precedenti (8) sono tutti favorevoli all’azzurra. Non succede, ma se succede…
Applausi anche per le toscane Jasmine Paolini e Martina Trevisan: la ragazza di Castelnuovo Garfagnana ha superato d’autorità la spagnola Bolsova, avversaria equipollente a livello di classifica; la fiorentina, da parte sua, ha approfittato delle precarie condizioni fisiche della connazionale Camila Giorgi, che ha dovuto abbandonare nel corso del secondo set, dopo aver perduto il primo. Le due ragazze sono ora attese da due scogli sulla carta insuperabili: per Paolini c’è la ceca Petra Kvitova (#11 WTA)a Trevisan tocca, invece, la sedicenne americana Cori Gauff, astro nascente della racchetta e già, al momento, di altra categoria. Difficilissimo, ma chissà.

MATTEO, LA SICUREZZA


Si parla di Sinner, si parla (adesso) di Musetti, ogni tanto si torna a sperare in Fognini, ma la reale certezza del tennis italiano ha un solo nome e cognome, vale a dire Matteo Berrettini. Le critiche sussurrate dopo la sconfitta da Ruud a Roma sono giustificate sino a un certo punto: la superficie privilegiava il bravo norvegese, e la stanchezza del turno precedente (il match fratricida contro Stefano Travaglia) si è fatta sentire, in quello che, comunque, è stato un incontro perso al tie-break del terzo set, dopo esser stato a due punti dalla vittoria. Una decina di giorni dopo, sul rosso parigino da quest’anno più veloce del solito, il Berretto visto contro il canadese Pospisil è apparso davvero in grande spolvero. Lo spicchio di tabellone condiviso con Bautista Agut in un ipotetico quarto di finale non sembra proibitivo, posto che il lato è quello di Djokovic; la superficie non è la preferita di Matteo, però la sua maturità autorizza buone speranze.

ONORE AI VINTI, PURE A FOGNINI
Il tennis è uno sport ingrato: chi perde, esce, senza ripescaggi o altre possibilità. Spiace, quindi, per l’ottimo Salvatore Caruso, che in questi giorni aveva fatto vedere ottime cose, arresosi contro l’argentino Pella, così come per Gianluca Mager, incartato dal serbo Lajovic, l’eterno Andreas Seppi, piegato dal giovane statunitense figlio d’arte Sebastian Korda, e persino per Fabio Fognini, che contro il kazako Kukushkin ha evitato di perdere le staffe, cedendo al 4° set probabilmente per un infortunio che potrebbe costargli alcune settimane di stop; per una volta, il campione di Arma di Taggia non ha dato in escandescenze nell’affrontare una sconfitta di cui, probabilmente, non ha avuto colpa.

Il secondo turno di uno slam può essere ancor più crudele del primo, ma 8 atleti in campo sono un bel bottino per un movimento come quello italiano: a questo punto, non resta che aspettare e vedere cosa succederà nei prossimi due giorni. Buon tennis.

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SN4P
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