LEWIS HAMILTON, DAI GO-KART USATI AL TETTO DEL MONDO

Submitted by greta.torri on Thu, 11/19/2020 - 09:00
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Marco Di Milia
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Messo in bacheca il suo settimo titolo mondiale, Lewis Hamilton ha aggiunto un ulteriore traguardo a una carriera che conta 94 premi vinti in 263 gare finora disputate. In più, al pilota della Mercedes è riuscita l’impresa di eguagliare il record stabilito nel 2004 da un campione come Michael Schumacher e per giunta alla stessa età, 35 anni.

Ma dietro al grande traguardo di Hamilton in Formula 1 c’è una storia fatta di determinazione e sacrificio, di affetto e coraggio. Una vicenda iniziata quando il piccolo Lewis si è ritrovato a trascorrere dei pomeriggi con il padre Anthony, dopo il divorzio dei suoi genitori. Quando i due decidono che correre sui go-kart può essere un modo divertente per passare il tempo, scatta una scintilla che ne avrebbe rivoluzionato le vite. A entrambi.

Il signor Hamilton vede nel figlio un talento prezioso da dover coltivare, perciò prova in mille modi a offrirgli le occasioni di gareggiare. Appartiene però alla classe lavoratrice e non può permettersi le spese di uno sport che per attrezzature e costi va ben al di là del più pratico calcio. Così si ingegna in quattro differenti lavori e ripara kart nei garage per dare a Lewis la possibilità di farsi le ossa su mezzi un po’ rattoppati, ma che non ne oscurano affatto le prestazioni. Anthony è certo del potenziale del suo fuoriclasse in erba, nonostante i debiti che continua a contrarre, uno dopo l’altro, per andare avanti con l’idea impossibile dei go-kart.

Le piste sono un affare riservato a pochi, dove girano soldi e personaggi altolocati, ma quelle nottate in piedi a sistemare al meglio il proprio equipaggiamento sono ripagate dalla vittoria del giovane Hamilton al suo primo campionato inglese di kart. Quei due tipi un po’ strambi senza sponsor e senza opportunità hanno iniziato a pigiare forte sull’acceleratore per prendersi delle rivincite importanti su risate e alzate di spalle che fino a quel momento avevano fatto loro da accompagnamento a ogni uscita. Con la marcia in più di un nuovo contatto che conta: quello di Ron Dennis, patron della McLaren.

Folgorata dalle prestazioni di Lewis, la scuderia inglese non si è lasciata sfuggire il nuovo asso delle quattro ruote. Lewis Hamilton da giovane promessa è diventato in breve una solida realtà capace di restringere sempre più quel divario economico e sociale che lo separava dai suoi concorrenti. Il suo contratto, siglato a soli 12 anni, lo ha proiettato in un ambiente che per lui, di origine caraibica e decisamente poco agiato, fino a qualche tempo prima appariva davvero inaccessibile. Ma di certo non per Lewis e Anthony.

Di sicuro, il pilota britannico non è l’unico di umili origini ad essere arrivato alla formula 1, ma il suo è un caso di una volontà e di una forza d’animo travolgenti che riescono ad abbattere ostacoli in apparenza insormontabili. I suoi successi hanno contribuito ad aprire un varco in un mondo riservato solo a chi può permetterselo. Lo stesso Lewis ha precisato quante differenze ci siano ancora tra i vivai di tennis o rugby e quelli praticamente inesistenti delle piste e che gran parte della sua fortuna attuale deriva dalla caparbietà del genitore. “Nei primi anni della mia carriera mio padre spese qualcosa come 23 mila euro e aprì numerose ipoteche. Oggi l’automobilismo è diventato così caro che poche famiglie operaie possono permettersi di salirne tutti i gradini”, ha più volte ricordato Hamilton per evitare che le corse, a tutti i livelli, siano uno sport esclusivo da élite.

Quel ragazzino così contento di poter correre su un veicolo arrugginito acquistato tramite un annuncio di compravendita non si è fatto mai intimidire, lasciando parlare per lui solamente la pista. In ogni competizione a cui ha preso parte si è dimostrato un avversario in grado di partecipare ad armi pari con gli altri, consapevole di quanto quella macchinetta sgangherata sia stata una medaglia al valore che doveva essere mostrata sempre con orgoglio. Il primo passo per entrare da protagonista nell’albo d’oro delle corse.

 

(Credits: Getty Images)

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ZeroXS
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