NICCOLÒ MANNION, UNA PROMESSA ITALIANA

Submitted by Anonymous on Sun, 12/06/2020 - 19:02
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Greta Torri
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Per i non millenial è sempre un duro colpo sapere che i ragazzi nati dopo il 2000 sono ormai grandi, ma qualcuno deve pur ricordarglielo ogni tanto, specie quando uno di loro è un talento diciannovenne e ripeto DICIANNOVENNE del basket: Niccolò Mannion.

 

Un anno fa alcuni osservatori ed esperti del Draft indicavano il giovane senese come possibile scelta in Lottery, considerando l’hype alla Pinnacle High School di Phoenix con una media di 24 punti, 5 rimbalzi e 6 assist. Con gli Arizona Wildcats, però, non ha mantenuto del tutto le promesse e quindi il suo valore è calato, portando le varie franchigie NBA a puntare su altri giocatori.

Certo, se a 19 anni vieni scelto ai Draft dai Golden State Warriors, nella tua testa dovresti fare un quadruplo salto mortale e mezzo carpiato da far invidia a tutte le Tania Cagnotto del mondo. Ma non se ti chiami Mannion. Non se appartieni a quella ristretta schiera di combattenti per i quali accontentarsi non è neppure un’opzione, non se sei stato scelto solo con il pick n.48.

Non importa se hai conquistato un posto nell’empireo del basket mondiale, se giochi in un top team: chi sono quei 47 fenomeni del parquet che ti sono stati preferiti? Sono davvero migliori di te?

Nel caso, non lo rimarranno a lungo.

 

Sento di essere stato sottovalutato e onestamente è una sensazione che mi dà la giusta carica. Mio padre lo è stato per una carriera intera, un giocatore che ha dovuto sgomitare e sudare per guadagnarsi ogni minuto in campo o per ottenere un rinnovo di contratto. Ho imparato da lui cosa vuol dire ricoprire questo genere di ruolo”.
Sì, perché la prima vera fonte d’ispirazione è stata proprio suo padre: Pace Mannion. Anche Pace ha giocato nella franchigia della Baia prima di finire la sua carriera in Italia ed anche lui, proprio come il figlio, venne scelto al secondo giro, al n°43 e come hanno voluto ricordare gli Warriors sul proprio account twitter “like father, like son” (tale padre, tale figlio).

Nico ha firmato il suo primo contratto NBA, un two-way contract che permetterà ai Warriors di aggregarlo sia alla “prima squadra” che ai Santa Cruz Warriors della G-League nel corso della stagione 2020-2021, con la possibilità di essere impiegato per 50 partite al massimo nel contesto primario della regular season.

 

In altre parole, per il giovane talento senese è un atterraggio soft sul pianeta NBA, il che non è necessariamente un male. Anzi, Nico ha dimostrato di avere una grinta da vendere e sa bene che essere stato scelto è solo il passo iniziale: ora è tutto in mano sua. Sarà lui a dover dimostrare di meritarsi quel posto e molto, molto di più. L’iper-competitivo basket americano non fa sconti a nessuno e il ragazzo dovrà sgomitare per emergere in una nidiata di talenti che promette scintille.

Per chiunque ami la pallacanestro, l’NBA rappresenta IL sogno della vita. Realizzare che esserci arrivato è solo un punto di partenza è forse il primo passo per crescere e il “piccolo” Mannion ha tutto per portare in alto i colori italiani oltreoceano.

L’impresa è già riuscita a Vincenzo Esposito, Andrea Bargnani a Luigi Datome passando per Belinelli, Gallinari e Melli e ognuno di loro ha lasciato il segno. Marco Belinelli, in particolare, appena tornato alla Virtus Bologna dopo ben 13 stagioni NBA, è stato il primo (e finora unico) italiano a vincere il titolo con i San Antonio Spurs. Danilo Gallinari, oggi ala degli Atlanta Hawks, ha inanellato stagioni a tratti esaltanti e Nicolò Melli, ala dei New Orleans Pelicans sta confermando una grande maturità tecnica. Adesso, a questi nomi si aggiunge quello di Niccolò Mannion, un playmaker che nella visione di gioco ha la sua arma migliore. Per mettere su chili, muscoli, esperienza e bagaglio tecnico c’è tempo e la guida sicura di coach Steve Kerr è una garanzia.

 

Serve impegno, costanza e passione. Come diceva Michael Jordan “con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati” e Nico talento e intelligenza li ha, adesso deve dimostrare di saperli mettere in campo in favore della squadra.

 

Non si nasce Michael Jordan o LeBron James, neppure se hai il loro corredo genetico, ma lo si può diventare con il duro lavoro.

Ogni era ha la sua stella e chissà che tra qualche anno non tocchi proprio al giovane Mannion.

 

(Credits: Getty Images)

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