DIEGUITO ALLA BOMBONERA!

Submitted by greta.torri on Tue, 02/23/2021 - 09:42
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Marco Di Milia
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L’Estadio Alberto José Armando, per tutti “La Bombonera” era al completo quel 22 febbraio 1981. In programma c’era una partita come tante altre, tra i padroni di casa del Boca Juniors e il Talleres di Cordoba, eppure l’affluenza andava ben oltre i 60.000 posti a sedere e molti, pur di essere lì, si accontentarono di accalcarsi fuori dalle mura dell’impianto sportivo in un pomeriggio torrido al sole di Buenos Aires.

In campo, entrava per la prima volta in un incontro ufficiale Diego Armando Maradona, in maglia gialloblù dopo le ottime prestazioni con la nazionale under 20 di Menotti, fresca vincitrice del titolo mondiale. Per averlo al Boca, il presidente Martin Benito Noel aveva dato fondo alle già esigue casse della sua società, ma tra il club e quel ragazzo riccioluto c’era un feeling che nessun contratto avrebbe potuto scalfire. Il Boca è la squadra del cuore di papà Chitoro e quella per cui il giovane Dieguito attraversava in tram l’intera Buenos Aires per vederla entrare alla Bombonera. Ci volevano però tre milioni di dollari per onorare le aspettative e soprattutto per rilevare il suo cartellino dall’Argentinos, dove è cresciuto calcisticamente nelle giovanili. Una cifra che il River Plate ha tutta l’intenzione di spendere volentieri.

“Non firmo per il River perché mi ha già chiamato il Boca” fu però la secca risposta del diretto interessato. Non c’era niente di vero, ma quella dichiarazione di pancia accese le speranze di Noel e del quartiere tutto. In breve Maradona diventò la star del popolare rione degli emigrati genovesi, dove prostitute, marinai e matti erano letteralmente di casa. Il campione alla fine fu concesso in prestito per una sola stagione, 1981-82, tra clausole e cavilli che prevedevano un vero e proprio dissanguamento per le finanze del Boca con una somma vicina ai 4 miliardi di lire. Alla firma del contratto furono invitate le telecamere della tv nazionale e perfino la Toyota si fece avanti a suon di moneta per associarsi al nome di Diego.

Fu un evento televisivo unico per l’Argentina, con cifre da capogiro che non sarebbero bastate delle vite intere a colmare. Eppure vennero tutte presto ripagate, con una fama che cresceva di pari passo alle prodezze sportive di quel numero 10 tanto unico quanto geniale.

Dopo uno scenografico cambio di casacca tra Argentinos e Boca, quel 22 febbraio Maradona entrava così da protagonista alla Bombonera, portando in dote un 4-1 finale con una clamorosa doppietta e un milione di dollari di incassi. Una sola stagione, fulminea, che giornata dopo giornata si lasciava indietro l’Independiente, il Newell’s, il Racing, il Ferrocarril e pure il River Plate, battuto 3-0 nel superclásico cittadino di Buenos Aires, per portarsi finalmente a casa un titolo da capocannoniere con 28 reti e la prima vittoria del Campionato Metropolitano in cinque anni per il Boca.

Al torneo per il Titolo Nacional invece, per fermare le giocate di Maradona ci vollero i colpi massacranti di Abel Moralejo e alla fine a spuntarla fu il solito River Plate. Ma ormai Diego era pronto a entrare nella leggenda come il Pibe de Oro, genio, tecnica, fantasia e sregolatezza. 

Aveva sognato, papà Chitoro, di una carriera immensa che cominciava proprio da quella maglia azul y oro. Ci aveva visto giusto.

(Credits: Getty Images)

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