NCAA | UN MATCH CHE VALE PIÙ DI UN TITOLO

Submitted by greta.torri on Wed, 03/24/2021 - 12:30
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Greta Torri
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È il marzo del 1966 quando per la prima volta, in una partita in NCAA vengono schierati in campo, come quintetto base, cinque ragazzi afroamericani.


Negli anni ’50 in America la lotta razziale è al suo culmine, ogni pretesto è buono per uno scontro, soprattutto nelle scuole. I College e le High School sono ancora segregati, e in alcuni Stati vengono stanziati budget appositi per permettere di mantenere separati gli studenti.
Ma le cose stanno per cambiare.


Nell’estate del 1961 il college di El Paso, in Texas, sceglie come coach di basket, Donald Lee “Don” Haskins. Per Haskins questo è il primo vero incarico dopo un quinquennio di gavetta nelle high schools alla guida di squadre di basket femminili e poi dei Miners, la franchigia del Texas Western College, che non è mai arrivata al livello dell’NCAA. La squadra di El Paso esordisce nel 1963, senza scalpore. Nel frattempo, lo stesso anno, il presidente Lyndon Johnson porta a compimento l’impegno che Kennedy aveva sottoscritto pochi mesi prima di essere assassinato a Dallas, ovvero la firma sul Civil Rights Act che vieta la discriminazione basata su “razza, colore, religione, sesso o origine nazionale” nelle pratiche di lavoro e nelle pubbliche strutture.


Nell’estate del ‘65 Haskins, deciso a fare la differenza con i Miners, setaccia gli Stati Uniti in cerca di nuovi talenti che avrebbero fatto parte del Texas Western College e quindi della sua squadra. Non è una ricerca semplice, ma Don riesce a portare a El Paso ragazzi che nel giro di pochi mesi avrebbero cambiato totalmente il mondo dei Miners e dell’NCAA: Willie Cager, Nevil Shed e Willie James Worsley da New York, Bobby Joe Hill da Detroit, Harry Flournoy da Gary, Indiana e David Lattin.


La stagione 1965-66 verrà ricordata sempre non sono a El Paso. I Miners concludono la regolar season con 22 vittorie consecutive fermandosi solo all’ultima giornata contro i Seattle Redhawks. È una sconfitta data più da scelte arbitrali che da altro: Haskins racconterà anni dopo che gli arbitri penalizzarono i texani perché avevano troppi giocatori di colore. Decisioni prese in campo e proteste fuori dal campo, fanno capire che i Miners devono dimostrare qualcosa in più rispetto alle altre squadre. I texani vanno alle finali regionali del Midwest sfidando i Kansas Jayhawks di Jo Jo White (futuro Hall of Famer e futuro Campione NBA con i Boston Celtics nel 1974 e 1976) e vincendo dopo ben 2 supplementari 81-80.


Già questo sarebbe bastato a fare la storia dei Miners, ma Haskins vuole di più, sa di poter avere di più.


Per la prima volta nella loro storia, i Miners sono in finale contro gli Wildcats del Kentucky, che hanno già 4 titoli NCAA. Wildcats guidati da Adolph Rupp, l’allenatore che gli ha portati a vincere tutti e 4 quei titoli.La finale si presenta così: i Wildcats con tutti i titolari bianchi, mentre lo starting five dei Miners è David Lattin, Bobby Joe Hill, Harry Flournoy, Orsten Artis e Willie Worsley, giocatori tutti neri. Ed è in quel preciso istante che si fa la storia. Nessun allenatore aveva mai osato tanto in una finale NCAA.


I pronostici sono tutti a favore dei Wildcats, considerando anche ciò che in quel momento è il pensiero comune della gente, ovvero che i neri non sono al livello dei bianchi, e i Miners, quel giorno, hanno fatto capire che loro avevano ragione, non sono allo stesso livello, loro sono un’altra storia.
Da subito la partita la fanno i texani e all’intervallo, il Kentucky è sotto 34-31 che non è una grossa differenza, ma fa capire che i tiratori dei Wildcats sono in difficoltà come non lo sono mai stati. Nel secondo tempo succede semplicemente quello che doveva succedere: i Miners dominano e vincono 72-65 e per la prima volta, il torneo NCAA di pallacanestro va a un quintetto formato esclusivamente da ragazzi di colore. Nessuno porta la scaletta per il taglio simbolico della retina del canestro, ultimo gesto di discriminazione verso quei vincitori che hanno combattuto per un’intera stagione contro chi non accettava vederli giocare in quel parquet, allora Nevil Shed sale sulle spalle di Worsley e la strappa via, come a voler mettere un punto definitivo a tutte le violenze fisiche e verbali che hanno dovuto subire, una volta per tutte.


Non è stata solo a vittoria di una squadra su un’altra, ma una piccola rivoluzione culturale.

 

Come scrisse Haskins nel suo libro “Glory Road”: “Anni dopo un nero venne da me: voleva stringermi la mano e ringraziarmi perché dopo la partita del 1966 le scuole iniziarono l’integrazione e lui ricevette una borsa di studio grazie a quella gara. Era incredibile. Tutto quello che avevo cercato di fare era vincere la finale, di certo non mi aspettavo di essere un pioniere dell’antirazzismo o di cambiare il mondo


Donald Haskins non pensava che scegliere quei ragazzi come quintetto base avrebbe cambiato la visione del mondo, lui voleva vincere, e così ha fatto. Solo che, quella volta, abbiamo vinto tutti.


(Credits: Getty Images)

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