ENRICO AMERI, A VOI STUDIO

Submitted by greta.torri on Wed, 04/07/2021 - 15:39
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Marco Di Milia
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“Scusa, Ameri…” è stato il tormentone, e anche l’incubo in alcuni casi, per migliaia di tifosi che ogni domenica in quelle semplici parole sognavano un guizzo della propria squadra del cuore.

Dai microfoni di Radio1, Enrico Ameri ha raccontato, domenica dopo domenica, le cronache sportive dal principale campo della giornata di campionato, pronto, suo malgrado, a farsi interrompere dai colleghi in diretta dagli incontri in programma, senza mai smettere di emozionare il pubblico perfino con la più banale delle azioni di gioco.

Eppure, nonostante quegli stop, doverosi, fossero ormai un classico di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”, la sua voce ha dato ritmo a oltre 1600 dirette, tra serie A, coppe europee e impegni della Nazionale. Un ruolo di primo piano nella storia del nostro giornalismo sportivo, che negli anni della gavetta sembrava tuttavia destinato a restare lontano dai campi, quando, da giovane inviato, fu incaricato di occuparsi della situazione politica in Medio Oriente, della crisi del Vietnam, dei premi Nobel in Svezia e addirittura di accompagnare i sogni a occhi aperti degli italiani, durante le fasi cruciali dell’Apollo 11 che il 20 luglio del 1969 portarono l’uomo sulla Luna.

La voglia di raccontare quell’attimo irripetibile di cui era osservatore speciale lo ha quindi condotto sui rettangoli di gioco, diventandone in breve una delle principali colonne sonore, avviando col suo miglior “rivale” Sandro Ciotti un dualismo degno di Bartali e Coppi, capace di dare alle cronache sportive, tra accelerate e slanci, a un livello tutto nuovo di narrazione fatto di drammatizzazione, ironia e qualità. Passando così in rassegna, trentasei anni di racconti del pallone, dallo Stadio Atzeca quando diede voce alla leggenda di Italia-Germania 4-3 e descrivendo Sepp Maier impietrito come un ramarro da Gianni Rivera fino alla sua ultima cronaca, il 26 maggio del 1991, tra il suo Genoa e la Juventus, che finì per sancire la prima qualificazione dei rossoblù in Coppa Uefa.

Enrico Ameri è arrivato in questo modo con la forza del linguaggio nelle case degli italiani raccontando il mondo che girava attorno alle domeniche calcistiche del Paese. Un appassionato un po’ imbronciato, ma con la radio fissa nel cuore, che se n’è andato via appena un anno dopo Sandro Ciotti e poco prima di Nando Martellini, per chiudere così la fine di un’era ormai leggendaria del giornalismo sportivo italiano.

A lui va il nostro ricordo, “senza scuse, Ameri”.


(Credits: Getty Images)

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