ALBORETO, L’ULTIMO PILOTA

Submitted by greta.torri on Mon, 04/26/2021 - 11:30
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Marco Di Milia
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È stato ultimo pilota italiano a bordo del Cavallino di Maranello a sfiorare il mondiale. Michele Alboreto in quel 1985 sembrava ormai aver messo al sicuro quel titolo tanto atteso, ma non aveva fatto i conti con la sorte. Cinque ritiri nelle ultime cinque gare lasciarono libero Alain Prost di risalire la china per mettersi alle spalle qualunque avversario, chiudendo con la classifica finale da primo della classe.


Quel bottino accumulato nel corso di una stagione intera finì per affievolirsi al punto che nemmeno l’impossibile era più un’opzione, quando dalle turbine si liberavano colonne di fumo bianco che preannunciavano lo spegnimento, inesorabile, dei propulsori. Alboreto ne era consapevole che per quella infelice scelta tecnica dipese la gran parte delle sue prestazioni e, forse, ne era consapevole anche il “Grande Vecchio” Enzo Ferrari, che in più di un’occasione pare avesse bofonchiato: “…noi, a quel ragazzo, dobbiamo un mondiale!”.


Non parlarono mai direttamente di un errore tecnico che portò a quel secondo posto, troppo orgoglio e riguardo li divideva, ma Alboreto riuscì comunque a conquistarsi un posto di rilievo nell’animo scontroso di Ferrari. Partendo da una lettera, scritta a mano da un ragazzo che rivelava al Drake i propri sogni di giovane pilota. Lì, a Maranello, il grande capo si era ripromesso che nessun italiano avrebbe più guidato una rossa, ma quelle parole riuscirono a conquistarlo, cogliendo quella stessa scintilla che aveva animato lui stesso, molti anni prima.


Alboreto si rivelò non solo un campione leale, ma anche un grande collaudatore. In quella scuderia sentiva di poter dare il meglio di sé e desiderava ripagare la fiducia di Ferrari con una straordinaria vittoria, ma il tempo non fu di nuovo dalla sua parte. Il Vecchio se andò prima del Gran Premio di Monza dell’88, prima che potesse ammirare i suoi bolidi centrare la loro unica doppietta stagionale con Berger davanti alla numero 27 di Alboreto.


Sperava in un ulteriore rinnovo per quanto fatto in quegli anni, ma a fine stagione Alboreto e la Ferrari presero strade diverse. Il tempo dei sogni era ormai concluso, ma il pilota riuscì comunque a cogliere la soddisfazione di chiudere al primo posto la “24 ore di Le Mans”. Tornò alla sua vita in mezzo ai motori, tra autodromi e continui collaudi. E fu proprio collaudando un nuovo bolide, nel circuito tedesco di Lausitzring, che perse la vita in un incidente dalle dinamiche mai chiarite del tutto.


Vent’anni fa se ne andava così uno dei piloti che più degli altri hanno saputo interpretare al meglio lo spirito di capacità, grinta e determinazione di Maranello. Uno di quelli che Enzo Ferrari aveva davvero a cuore.

(Credits: Getty Images)

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