15 MAGGIO 1910: QUANDO SCESE IN CAMPO L’ITALIA

Submitted by greta.torri on Sat, 05/15/2021 - 08:46
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Marco Di Milia
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Il campionato si giocava già da 12 anni, ma al calcio italiano mancava ancora una formazione nazionale. Sarebbe arrivata in quel 1910, con un capitano, Francesco Calì, di professione fotografo e un portiere, Mario De Simoni, studente all’Accademia di Brera, in una formazione che metteva in campo meccanici, rappresentanti, orafi, ragionieri e molto altro ancora.

Quando il pallone era ancora solo un diletto, gli incontri tra nazionali in Europa erano ormai diventatiti piuttosto popolari e i giornali avevano da tempo iniziato a reclamare una squadra tutta italiana da poter sostenere a gran voce. Con una Federazione Italiana Football, quella che da lì a poco sarebbe diventata la FIGC, già fondata nel 1898, si diede così il via alla preparazione di una nostra rappresentativa. Al timone fu designato Umberto Meazza, commerciante di vini e arbitro per hobby.

In due gare tra “possibili” e “probabili”, si compose quindi la primissima formazione dell’Italia, interamente selezionata da arbitri, allora ritenuti i più esperti conoscitori del gioco. La squadra schierò quindi elementi di Milan, Inter, Ausonia, US Milanese, Torino e Andrea Doria.
L’incontro era stato fissato per il 15 maggio 1910 all’Arena Civica di Milano, con la Francia come avversario, dopo un mancato accordo con l’Ungheria.

I calciatori italiani scesero in campo in camicia bianca con colletto e polsini inamidati, il tricolore sul petto, privo, forse per economia, dello stemma di Casa Savoia, e i calzoncini bianchi o neri a piacere. Il blu sabaudo, invece, sarebbe arrivato solo al terzo incontro ufficiale, nel 1911.

Al 13°, Pietro Lana – uno dei dissidenti del Milan che fondarono l’Inter – divenne l’artefice della prima storica rete della Nazionale Italiana di Calcio, nonché, nel corso del secondo tempo dello stesso incontro, autore di una leggendaria tripletta dei futuri azzurri. Poi, a mettere ulteriore sprint alla sfida, dopo appena una manciata di minuti dal primo gol, arrivò la marcatura di Virgilio Fossati con una bordata dalla distanza, imprendibile per il portiere avversario. Chissà se quel momento tanto straordinario rimase impresso nella memoria del giocatore quando, con i gradi di sottotenente, appena sei anni dopo venne colpito a morte sui reticolati di Monfalcone nel corso della Grande Guerra.

Quel giorno di maggio di oltre un secolo fa, il risultato finale fu di 6-2 per l’Italia, con le tre reti di Lana e quelle di Fossati, Rizzi e Debernardi e un’invasione di campo da parte dei 4000 mila tifosi dell’Arena Civica in festa per un debutto tanto esaltante. Da lì in avanti, l’Italia ha iniziato la sua corsa, quella dei quattro titoli mondiali, di un europeo, di traguardi e di tonfi capaci di influenzare l’umore di tutto il Paese, eternamente diviso tra “bel gioco” e “catenaccio”.

Da parte di quei protagonisti il tempo ne ha sbiadito i ricordi, persi tra i lavori più disparati, la tragedia del conflitto e i casi della vita. Alcuni di loro resteranno nel pallone però. Da allenatori, cronisti e pure da commercianti, come De Simoni, che nel suo negozio di articoli sportivi, incontra spesso un bimbo in braghette, Sandro Mazzola.

 

(Credits: Getty Images)

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