LA VELOCITÀ ITALIANA CONQUISTA IL MONDO

Submitted by Anonymous on Mon, 09/20/2021 - 15:28
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Redazione
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Italia, popolo di santi, poeti e navigatori. E anche velocisti, perché quando c’è da lottare contro le lancette non c’è rivale che tenga, almeno da una stagione a questa parte.

L’ESTATE MIGLIORE DI SEMPRE VISSUTA A ROTTA DI COLLO

La velocità a tinte azzurre è divenuta una delle arti più esportate al mondo, tanto che l’estate ormai agli sgoccioli ha offerto una varietà di eventi e successi di cui a fatica si faceva memoria. Un condensato di stupore e meraviglia che testimonia quanto lo sport italiano sia oggi un’eccellenza a livello internazionale, per giunta con atleti che in molti casi prima dei rispettivi impegni nemmeno venivano accreditati come favoriti. Stupire se stessi, prima ancora che gli altri, è una virtù nella quale gli atleti del Bel Paese sembrano sentirsi come non mai a loro agio.

TOP GANNA, VELOCE COME UN AEREO

Per essere il più veloce Filippo Ganna ha avuto bisogno di due ruote, ma come spinge i pedali lui, beh, nessuno lo riesce a fare. Almeno negli ultimi due appuntamenti iridati: se il trionfo di Imola del 2020 appariva alla stregua di una naturale conclusione di un percorso partito da lontano, quello ottenuto domenica scorsa a Bruges è stato, se possibile, ancor più eclatante. Intanto perché Ganna l’ha conquistato in casa dei grandi rivali belgi, da Wout Van Aert (che ha pagato 5 secondi all’arrivo) a Remco Evenepoel. E poi perché i favori del pronostico stavolta non lo davano come il grande favorito, tanto che in tanti aspettavano un exploit di un atleta di casa o dello svizzero Kung, che giusto una decina di giorni prima aveva portato via a Ganna l’oro negli Europei di Trento. Sul corridore italiano, poi, aleggiava ancora lo spetto dei due secondi che lo hanno diviso dal podio a Tokyo, in una cronometro che invero non era adatta alle sue caratteristiche, includendo un dislivello altimetrico anomale rispetto alle normali corse contro il tempo (e infatti gli addetti ai lavori hanno ritenuto quella prestazione ancor più eccelsa, al netto del quinto posto finale). Ganna ha raggiunto una maturità invidiabile, figlia anche di un gran lavoro fatto in pista, disciplina troppo bistrattata in Italia ma che pure ha regalato un favoloso oro alle Olimpiadi nel quartetto completato da Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan. Un lavoro partito da lontano che ha coinvolto in primis il CT della strada Davide Cassani e quello della pista Marco Villa, che potrebbe ora sfociare in un’altra affascinante avventura, quella del record dell’ora che Ganna potrebbe attaccare nell’estate del 2022. E poi dedicarsi all’ultimo grande sogno: riportare la Parigi-Roubaix in Italia, dove manca dal 1999, da quando Andrea Tafi successe nell’albo d’oro a Franco Ballerini.

LA SCINTILLA NELLA TESTA

C’è chi per vincere ha bisogno di una bici e chi, più semplicemente, si avvale dell’uso delle gambe. Ma è la testa che il più delle volte fa la differenza. Nel caso di Marcell Jacobs è successo quello che accade in un atleta su un milione: cambiare passo nel momento più importante di un’intera carriera. Il velocista italo-americano, cresciuto sulle rive del Garda, sapeva di valere un crono da finale olimpica sui 100, ma fino all’inizio del 2021 non era mia sceso sotto i 10”10. A Tokyo ha sfidato se stesso e pure le leggi della fisica… italiana, ritoccando per ben tre volte il primato personale, ben presto divenuto europeo. Prima ha corso 9”94 in batteria, quindi 9”84 in semifinale, infine 9”80 in finale conquistando un oro che nessuno avrebbe mai immaginato potesse finirgli al collo. E non contento ha trascinato pure la staffetta 4x100 a un clamoroso upset nell’ultima gara della rassegna a cinque cerchi, vinta grazie a una favolosa progressione nell’ultima frazione di Fabrizio Tortu. Che era l’uomo copertina della velocità italiana fino a un secondo prima di scendere in pista a Tokyo, ma che al netto di un’annata tribolata (e di qualche pressione esagerata) s’è rifatto con gli interessi battendo al fotofinish il collega britannico (che un mese dopo ha perso l’argento per una storia di doping di uno dei 4 staffettisti) e poi concedendosi un finale di stagione a fari accesi, tanto da firmare il personale sui 200 metri nell’ultimo meeting del 2021 a Nairobi, secondo miglior tempo italiano di sempre dietro solo all’inarrivabile 19”72 di Pietro Mennea. Jacobs e Tortu sanno di poter ambire a essere protagonisti anche a Parigi 2024: dovranno imparare a gestire ancor più le pressioni (specie quelle mediatiche), ma con tutte quelle medaglie al collo potranno correre ancor più liberi di prima.

PIÙ VELOCI DEL DESTINO

C’è poi chi per correre si accontenta persino di una sola gamba. Destinato beffardo e infingardo quello che ha accomunato Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto. La copertina più bella se la sono presa alle Paralimpiadi, mettendo a segno una favolosa tripletta nei 100 metri. Correndo a perdifiato sotto la pioggia, sfogando tutta la rabbia accumulata in un’esistenza che non è stata semplice per nessuna delle tre. Ambra, la più giovane e subito vincente, ha perso una gamba in un incidente in motorino nel 2019, ma ha tratto ispirazione dalla storia di Martina, che sempre in un incidente in motorino aveva perso una gamba nel 2007, andandosi poi a prendere l’oro a Londra e Rio fino all’argento dietro la nuova giovanissima compagna. Contrafatto invece il suo arto l’ha perso in Afghanistan in un attento mentre era di stanza come Caporale Maggiore nella provincia di Farah nel Gulistan. Lo sport per lei è stata l’occasione del riscatto e il bronzo paralimpico ha dato un senso a tutti gli sforzi fatti, oltre a completare una cartolina azzurra da sogno.

(Credits: Getty Images)

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