LA RINASCITA DELL’ITALIA DEL VOLLEY

Submitted by Anonymous on Tue, 09/21/2021 - 10:27
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Redazione
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Provate a riavvolgere il nastro a una cinquantina scarsa di giorni: l’Italia del volley è in ginocchio, spazzata via in campo femminile dalla furia della Serbia nei quarti di finale del torneo olimpico, stessa sorte toccata poco dopo agli uomini contro la non certo irresistibile Argentina, vittoriosa al tiebreak. Un ciclo che si chiude senza gloria, col CT Blengini al passo d’addio (già annunciato) al pari dei senatori Juantorena e Colaci, mentre Vettori e Zaytsev fanno capire di meditare a loro volta la fine del proprio rapporto con la maglia azzurra.

DE GIORGI E QUEI COCCI RACCOLTI IN UN BALENO

Così a Fefè De Giorgi tocca il compito più ingrato: quello di raccogliere i cocci e preparare in fretta e furia l’Europeo in programma un mese dopo la rassegna a cinque cerchi, da molti (giustamente) considerato alla stregua di una tappa intermedia di un lungo e faticoso percorso di risalita. Perché nei 14 convocati non ci sono nomi di grido, ad eccezione del capitano Simone Giannelli, universalmente riconosciuto come uno dei migliori palleggiatori al mondo. Ma il resto della rosa, tolti Anzani e in una certa misura Ricci e il redivivo Balaso, è alla prima vera ribalta internazionale, quantomeno con responsabilità degne di tal nome. I ragazzi del futuro si sono ritrovati catapultati nel presente, e nessuno avrebbe solo osato immaginare un epilogo tanto sorprendente.

LE UNICHE LUCI DI TOKYO

Nel grigiore di Tokyo, invero, qualche piccola luce s’era vista. Due nomi su tutti: Alessandro Michieletto, schiacciatore 19enne di Trento, e Gianluca Galassi, centrale titolare di Milano, capace di elevare il suo standard di rendimento sbucando quasi dal nulla. Non sorprende, allora, che nel trionfo europeo i loro nomi siano stati scritti in calce. Michieletto, figlio d’arte ma con un pedigree già tutto suo, rappresenta il volto del futuro del movimento nazionale. Dopo un’Olimpiade vissuta un po’ all’ombra di Juantorena (che non ha esitato a indicarlo come suo erede naturale), nella rassegna continentale ha sprigionato tutto il suo talento, soprattutto garantendo un apporto continuativo nelle gare a eliminazione diretta. E in finale ha dato la scossa nel tiebreak infilando una sequenza di quattro punti al servizio che ha consegnato ai compagni l’allungo decisivo. Fuori dal campo è un ragazzo come tanti, che si diverte anche quando c’è da fare un’intervista (esilarante quella in inglese subito dopo la vittoria in finale sulla Slovenia) o a postare video sui propri canali social. Per l’età che ha (ne compirà 20 a dicembre) ha tutto per diventare il nuovo totem azzurro. Galassi è meno mediatico, il suo apporto passa un po’ più in sordina, ma la sua estate è andata al di là di qualsiasi immaginazione: a Tokyo s’è guadagnato i gradi di titolare, tanto da essere considerato uno dei pochi salvabili della spedizione. All’Europeo ha mostrato una maturità fuori dal comune, rivelandosi una pedina tattica di inestimabile valore, carpendo anche qualche buon segreto da Anzani, col quale ha composto un tandem formidabile a muro. Non saremo ancora ai livelli di Mastrangelo, ma di tempo per progredire ancora ce n’è in abbondanza.

IL CAPITANO CHE VUOL CRESCERE ANCORA

Quando si parla di Simone Giannelli ci si dimentica sempre del fatto che abbia appena 25 anni. Per come sta in campo ne dimostra molti di più, perché giocare con quella naturalezza richiede anni e anni di prestazioni ad alti livelli. Ma per uno che a 18 anni ha vinto il suo primo scudetto, tutto questo appare nella norma: il capitano è l’uomo simbolo della spedizione continentale, oltre che il faro e il simbolo di una nazionale che ha saputo esaltarsi grazie alle sue giocate. Il premio di MVP della rassegna è il giusto riconoscimento che esalta la sua nuova dimensione internazionale, l’ennesimo step di crescita di un talento che sente di non essere ancora arrivato nel pieno del suo splendore agonistico, ma che potrà progredire ulteriormente adesso che ad attenderlo ci sarà Perugia e le sue ambizioni di grandeur in Italia e in Europa.

I RAGAZZI CHE NON TI ASPETTI

Una menzione è doverosa però anche per due ragazzi saliti alla ribalta quasi per caso: Yuri Romanò ha 24 anni, ma ancor prima di esordire in Superlega (lo farà con la maglia di Milano) ha conquistato da protagonista un titolo Europeo con la nazionale. E lo ha fatto spaccando in due il tiebreak, riacciuffando l’iniziale fuga della Slovenia con un meraviglioso e devastante turno di servizio. Romanò dimostra che nella vita tutto è possibile, anche ritrovarsi catapultato in un attimo da un palazzetto di provincia al palcoscenico più ambito d’Europa. E poi Daniele Lavia, che ha trovato spazio dopo il forfait di Vettori, sfruttando appieno l’occasione e lasciando intendere di voler aprire un ciclo azzurro di inestimabile bellezza e valore. Anche perché a plasmare tutto questo ha contribuito Fefè De Giorgi nello spazio di poco più di un mese. A conti fatti, il vero top player è stato proprio lui.

(Credits: Getty Images)

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