YOU’LL NEVER WALK ALONE: NON SOLO A LIVERPOOL, NON SOLO LA KOP

Submitted by Anonymous on Wed, 09/22/2021 - 11:11
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Redazione
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Può una semplice canzone utilizzata in un anonimo musical, adattamento di un lavoro teatrale scritto da uno sconosciuto ungherese di nome Ferenc Molnar agli inizi del ‘900, diventare il brano più iconico, emozionante e conosciuto del calcio internazionale? Se state tutti pensando a You’ll never walk alone significa che si, quella semplice canzone è davvero ciò di cui stiamo parlando. Non un inno, piuttosto una ode che supera i confini e i colori, rendendo unico un momento che per un calciatore, così come per un tifoso, vale quanto un’intera esistenza. A Liverpool come a Glasgow, o a Rotterdam, o ancora ad Amburgo e in tutte le città dove c’è una squadra che ne ha fatto il proprio brano di riferimento. Quello che unisce i tifosi allo stadio, quello che riunisce in un unico grande coro milioni di cuori sparsi davanti alla tv, o alla radio e o chissà dove nel globo. Perché questa è la storia di una canzone diversa da tutte le altre, ma non per la particolarità delle note in sé, quanto per la carica simbolica e il valore che riesce a incarnare.

NON DI SOLO BEATLES VIVE LIVERPOOL

You’ll never walk alone, come detto, fa la sua comparsa in un musical di nome Carousel, scritto nell’immediato dopoguerra dal musicista Richard Rodgers e dal paroliere Oscar Hammerstein. Il brano viene inserito in due atti: nel primo ha un carattere “consolatorio”, poiché sulla scena c’è una vedova che piange la morte del marito. Nel secondo torna quasi alla fine, quando accompagna la figlia rimasta orfana del padre nel momento degli esami conclusivi del suo percorso scolastico. Non a caso negli USA la canzone è divenuta la colonna sonora di molte cerimonie di diploma, ricordando proprio quella particolare scena. Spopola al punto che viene incisa dai più grandi interpreti musicali del dopoguerra, da Frank Sinatra a Elvis Presley, da Nina Simone a Roy Hamilton e molti altri ancora. In Europa però il brano fa la sua comparsa solo all’inizio degli anni ’60, quando un gruppo di Liverpool chiamato Gerry and the Pacemakers decide di inciderne una cover. Ma la mossa più astuta del cantante Gerry Marsden è quello di farla ascoltare prima ancora di darla alle stampe all’allora tecnico del Liverpool Bill Shankly, che ne resta affascinato a tal punto da chiedere che venisse fatta ascoltare dagli altoparlanti di Anfield Road durante il suo ingresso in campo. In realtà la canzone nella scaletta pre-partita per meriti sul campo, poiché da abitudine allo stadio un’ora prima della gara venivano programmate le canzoni presenti nella top 10 del momento, con gli spettatori ben felici di cantarle a squarciagola dando vita ad autentiche esibizioni di massa.

DALLA HIT PARADE ALLA LEGGENDA

La straordinaria storia del Liverpool e di You’ll never walk alone nacque casi per un malinteso: in tanti pensarono che quel brano fosse in realtà il nuovo inno del club, proprio perché veniva utilizzato per accompagnare l’ingresso del tecnico, e molti giornalisti affamati di notizie extra campo “caddero” nell’errata interpretazione della cosa. A rendere il brano familiare fu anche la particolarità del testo, tanto che venne ben presto “adottato” dalla “Kop”, la curva dei tifosi del Liverpool, divenendo sin dal 1963 parte integrante di ogni gara casalinga dei Reds, oltre che la colonna sonora di alcuni dei momenti più indimenticabili (belli e brutti) della storia del club e persino il motto presente sullo stemma sociale. Indimenticabile fu poi l’esecuzione dello stesso Marsden a Wembley nel 1989 prima della finale di FA Cup tra Everton e Liverpool, ricordando le 96 persone morte nella tragedia di Hillsborough poche settimane prima. Scindere oggi il brano dall’associazione con la “Kop” e il Liverpool è pressoché impossibile, a testimonianza di una forza evocativa che non ha eguali nel panorama calcistico mondiale.

I FRATELLI MINORI DELLA “KOP”

Invero però ci sono altri club che rivendicano il diritto di utilizzare il brano e associarlo alla propria squadra. Il Celtic addirittura è andato oltre: per decenni i tifosi scozzesi hanno fatto sapere di essere stati loro i primi a importare la canzone dagli USA e cantarla allo stadio, anche se nessuna prova reale è mai arrivata a corroborare tale tesi. Nel frattempo altri club l’hanno adottata, magari proprio dopo essersi fatti un giro ad Anfield: Feyenoord (Olanda), Hibernian (Scozia) e Twente (Olanda) furono i primi, mentre il St. Pauli (Germania) ne ha utilizzato una versione modificata prima che anche il Borussia Dortmund (Germania) decidesse di farla propria. Ma le versioni che si sentono a Liverpool e al Celtic Park, a detta di chi le ha ascoltate un po’ tutte, non hanno eguali. Perché You’ll never walk alone, più che un inno di calcio, è un modo di vivere la propria fede calcistica, e come ogni religione che si rispetti ha bisogno del suo tempio.

(Credits: Getty Images)

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