SARRI E MOURINHO, LAZIO-ROMA DA ROMANZO

Submitted by Anonymous on Sun, 09/26/2021 - 11:07
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Redazione
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Lazio-Roma è un romanzo, necessariamente capitale, scritto ancora prima che la partita si giochi, con due personaggi che lo animano sin dalla copertina. Maurizio Sarri contro José Mourinho, il mondo e il suo contrario, anzi il suo “altro”. Perché in fin dei conti quei due apparentemente e realmente così distanti hanno anche molte cose in comune: allenatori di calcio, innanzitutto, il passato al Chelsea, l’amore per i cani, una personalità che li rende unici. Che li rende, appunto, personaggi.

SARRI-MOURINHO, COME TI CONQUISTO IL MONDO

Maurizio Sarri si è trovato nell’élite del calcio quasi senza volerlo: lavorava in banca, ha cominciato ad allenare in Seconda categoria, è stato per quindici anni sui campi sterrati dei dilettanti e, un gradino dopo l’altro, è diventato campione d’Italia con la Juve. E lì si è fermato. Vincere non è il suo destino: lui vuole insegnare ed è per questo che si è rimesso in gioco, dopo una stagione a godersi la sua Toscana. Se diciamo che vincere è l’unica cosa che conta per Mourinho gli faremmo un torto enorme, non perché non sia vero, ma perché etichettargli il motto dello juventino Boniperti sarebbe una pugnalata per uno che ha l’Inter nel cuore. Eppure è così, machiavellico fino al midollo. Ma la parola che più gli si addice è empatia. La utilizzò lui stesso, appena arrivò in Italia e continua a usarla sempre, quasi ad ogni intervista: pensate alla vespa sulla quale si è messo a girare per Roma quest’estate, o all’inno del club che ha deciso di far cantare con i giocatori in campo e non prima. José è lo Special One di ogni squadra in cui è andato, perché entra in simbiosi con i tifosi, con la squadra, con la società, con tutto l’ambiente. È la sua strategia finalizzata a due obiettivi: farsi amare, vincere.

SARRI-MOURINHO, MAESTRI DI VITA

C’era una pagina Facebook dedicata al Sarri napoletano, poi cancellata dopo il supposto “tradimento” bianconero: “Sarrismo gioia e rivoluzione”. Sui profili social della Lazio, dopo il suo arrivo, hanno persino postato la definizione del termine. In Inghilterra la traduzione “Sarri-ball” era un po’ riduttiva, perché si limitava al tipo di calcio voluto dall’allenatore. Sarrismo, appunto, è gioia e rivoluzione. A Napoli era il Comandante, come Che Guevara: comunista o chissà solo uomo di sinistra, non è mai stato un operaio, la tuta che indossa è quella di un maestro, forse solo di calcio, o magari di vita, almeno per i suoi ragazzi. Vuole che vadano in campo a dominare, ribaltando la storia. Alla Juve ha vinto, ma ha fallito: non aveva nulla da insegnare a chi domina da anni. Mourinho è un condottiero: guida i suoi in battaglia, in ogni momento, e ci mette la faccia sempre, trovando sempre il modo per distogliere l’attenzione dalla squadra o per mettere pressione sui rivali. La comunicazione di Sarri è genuina, come le lamentele sul calendario, sui campi, a volte sugli arbitri: non è un caso, e infatti è una scelta, che non sia sui social. Quella di Mourinho è sempre studiata, gestuale e verbale: le manette, il rumore dei nemici, persino il “pirla” della prima conferenza da interista. Tutto rigorosamente preparato a tavolino, o quasi, come i post. Completamente agli antipodi di Sarri, eppure, lontano dal campo, quei due potrebbero chiacchierare per ore, come vecchi amici. “Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”, ripete sempre José. Sarri legge Bukowski e Vargas Llosa, porta a spasso il cane Ciro, come il portoghese faceva con l’amata Leya. Sarebbe bello metterli uno di fronte all’altro e sentirli parlare. Ma il romanzo inizia con ventidue giocatori che corrono, Sarri che fuma e Mourinho che prende appunti. Il romanzo inizia con Lazio-Roma.

(Credits: Getty Images)

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